God Save Leicester

Non solo tennis: anche noi abbiamo voluto celebrare la straordinaria impresa del Leicester di Claudio Ranieri, che ieri ha vinto la Premier League.

Ho guardato una sola partita del Leicester quest’anno, la gara di ritorno contro il Manchester United.
Mi sono accorto dell’esistenza di questa squadra quando ho sentito che il Napoli aveva venduto Inler ai foxes, non sapevo neanche che Ranieri fosse l’allenatore. Poi però dopo le prime giornate di Premier quel nome ho iniziato a sentirlo sempre più spesso, inizialmente era sempre affibbiato al suo attaccante, Jamie Vardy.

Sembrava il classico inizio inaspettato della cenerentola del campionato, ai tempi si faceva il tifo per il numero nove e per il record di reti che cercava di battere.Il girone di andata è finito, è arrivato l’anno nuovo e i ragazzi di Ranieri erano ancora davanti a tutti, allora in quel momento mi sono promesso di non guardarli, avevo una paura fottuta di portare sfiga.
Ogni sabato o domenica seguivo la partita su Livescore, per poi andare a riguardarmi subito gli highlights. Era un continuo volerci credere, ma dover fare i conti con la realtà.

Perché siamo cresciuti vedendo vincere solo le grandi squadre, quelle con i campioni in rosa, quelle con tanti soldi.
Ad ogni weekend la tensione saliva sempre di più, poi le big della premier hanno iniziato a perdere il passo ed è rimasto solo il Tottenham, da quel momento la speranza si è trasformata in vera e propria ansia. Mi sono auto imposto di non guardare assolutamente le ultime partite, ho resistito fino alla gara contro il Sunderland.
Ho acceso la TV a pochi secondi dalla fine, giusto in tempo per godermi il gol del 2 a 0 di Vardy. La settimana successiva televisore ancora spento, fino a quando sul sito non ho letto che il West Ham stava vincendo per 2 a 1 e mancavano praticamente pochi minuti.

Poi un urlo “RIGORE”, corro da mio fratello e insieme esultiamo come due pazzi per il pareggio di Ulloa.
Contro lo Swansea mi sono messo comodo per godermi tutti i 90 minuti, ma dopo il 2 a 0 facile del primo tempo, mi sono concesso il lusso di tornare a studiare.
Contro il Manchester me la sono goduta tutta ed è andata bene, un punto, poi il Tottenham ha fatto quello che doveva fare, non vincere. E’ e sarà per sempre la nostra favola, anche se nessuno di noi conosceva questi ragazzi fino a pochi mesi fa, ma è impossibile non tifare per loro. E’ la nostra favola perché noi siamo quelli che non ce l’hanno fatta, noi siamo quelli che lavorano in fabbrica e quando alle 18 il lavoro è finito non torniamo a casa a riposare, ma andiamo ad allenarci in un campo di periferia dove l’erba si vede solo a Luglio.

Noi siamo quelli in cui nessuno ha mai creduto, quelli a cui non è stata data nessuna possibilità.
Noi siamo quelli che ogni domenica calcano i campi delle categorie più basse e non riescono mai a smettere di sognare di arrivare a giocare sotto i riflettori.
Noi siamo quelli che se va bene ricevono il rimborso spese minimo per pagarsi la benzina.
Noi siamo quelli che vivono di calcio, dal lunedì alla domenica, ventiquattro ore al giorno.
Noi siamo quelli che non si riconoscono in Cristiano Ronaldo o Messi, perché sono troppo lontani da noi. Troppo forti, troppi ricchi, troppo inarrivabili.
Noi ci riconosciamo in quelli come noi, quelli dati per sconfitti, quelli con poca qualità, ma con un cuore infinito. Quelli che giocano con l’anima, quelli che sfidano i grandi poteri ogni giorno, sperando di poterli battere prima o poi.In quelli che sognano ad occhi aperti. Siamo cresciuti sentendoci dire sempre la solita frase:
“credici sempre e non mollare mai, che i risultati arrivano“, ma noi quei risultati non li abbiamo mai visti. Abbiamo sempre dato il massimo, ma non è bastato.

“Impossible is nothing” recitava un po’ di tempo fa un famoso spot televisivo, ma sembrava la solita campagna pubblicitaria, così lontana da noi. Sembrava. Ora possiamo dirlo forte anche noi che niente è impossibile. Ce la terremo stretta per tutta la vita questa meravigliosa favola. Perché arriverà il giorno in cui su quei campi ci torneremo, ma a giocare sarà nostro figlio e quando sbaglierà una partita, o verrà scartato ad un provino o qualcuno si permetterà di dirgli che non è adatto per questo sport, noi sapremo come tirargli su il morale.

Potremo raccontargli una storia vera.
La storia della squadra inglese con la maglia blu che vinse il campionato facendo innamorare tutto il mondo,
la storia dell’allenatore che veniva preso in giro da tutti,
la storia di un gruppo di ragazzi sui quali nessuno aveva mai creduto.
Gli racconteremo la favola del Leicester, quella che sarà per sempre la nostra favola preferita.

Gezim Qadraku.

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