Argentina vs. Brasile: non solo racchette

La sfida del primo turno di Coppa Davis che oppone Brasile ed Argentina rappresenta un classico dello sport del continente americano.

Si tratta però, in questa occasione, di un confronto decisamente in tono minore, se è vero, come è vero, che i giocatori che rappresentano le due nazioni sono elementi di seconda fascia del circuito ATP: Joao Sousa e Thomaz Bellucci per i carioca, Carlos Berlocq e Leonardo Mayer per gli argentini. Le sole eccellenze in campo le troviamo tra i doppisti, in particolare tra le fila dei brasiliani. Fuori Del Potro, che avrebbe portato la sfida in modo deciso verso Buenos Aires, lontani i tempi fastosi di Guga Kuerten, proviamo a vivere questa sfida su altri terreni. Non necessariamente sportivi.

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E sì, perché sarebbe scontato, anche se avvincente, mettere a confronto la grande Argentina di Mario Kempes e Diego Armando Maradona con quel Brasile delle meraviglie (e della poesia) di Zico, Falcao e Socrates. Storie che travalicano il calcio, per debordare nella politica e nella storia: quella Coppa del Mondo del 1978, senza il giovane Diego ma col regime di Galtieri a fare da regia occulta, il Mundial spagnolo e la sfida aperta nel girone a tre, in cui l’Italia appariva come la vittima sacrificale tra le due corazzate, e invece… ma potremmo continuare a lungo.

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Abbandonati i manti erbosi calcistici possiamo, volendo allargare il nostro campo visivo, guardare ad una altro ambito di grande rivalità, la musica. Le anime di questi due paesi sono così vicine geograficamente ma anche così lontane, per tanti aspetti culturali e antrpologici. Samba e tango. Divertimento, gioia, esibizionismo, eccesso da una parte, passione, interiorità, sentimento, riflessione dall’altra. Jobim contro Gardel. Astor Piazzolla contro Caetano Veloso.

Due visioni della vita e del mondo molto diverse tra loro che si scontrano da quando noi europei abbiamo fatto la nostra comparsa in Sud America, cancellando tradizioni centenarie e mischiato il nostro sangue con il loro. Diventa quindi difficile vivere quello che accade laggiù senza sentire un legame che ci unisce a quelle latitudini , senza avvertire un filo rosso, sottile, che ci lega. Del resto la latinità non è solo un’idea, ma qualcosa di decisamente più concreto. E poi, come scegliere tra la poesia di Jorge Amado o Vinicious De Moraes e quella di Jorge Louis Borges o Ernesto Sabato? 

Insomma, tra Brasile ed Argentina la rivalità non conosce confini sportivi (potremmo continuare con la cucina, ma ci fermiamo qui). E se quindi non abbiamo tante storie da raccontare in quel del Tecnopolis di Buenos Aires, ricordiamoci che il tennis è specchio della società e della storia.

di Alberto Maiale

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