Come si riconosce il talento?

Campioni si nasce o si diventa? E' questo uno dei dilemmi più ricorrenti del mondo dello sport. Basta il talento? O bisogna alimentarlo con un il duro allenamento? Come fare per riconoscerlo?

Le vittorie slam di Federer e Nadal pongono ancora una volta l’attenzione, se ve ne fosse bisogno, sull’importanza dell’allenamento ai fini del raggiungimento del  successo, al di la del puro talento individuale che di sicuro ai due non scarseggia. Assistiamo spesso a giovani promettenti che si perdono per strada o magari vincono molto meno di quello che potrebbero. Uno di questi potrebbe essere il bulgaro Grigor Dimitrov,  Altre volte, invece, vediamo tennisti non particolarmente dotati tecnicamente, trionfare grazie agli  sforzi fatti in allenamento.  In questo primo scorcio di stagione Federer e Nadal hanno dimostrato che è possibile portare indietro nel lancette del’orologio. Eppure da ragazzi per loro non era tutto rose e fiori!  Cosa sarebbe successo se lo zio Toni (ex tennista professionista) non avesse distolto il piccolo Rafael dal mondo del calcio? E lo stesso dicasi per Federer che da ragazzo era solito perdere gli incontri (pur giocando meglio dei suoi avversari ) e spaccare le racchette?

RICONOSCERE UN CAMPIONE – Una delle più grandi difficoltà che ogni coach si trova a dovere fronteggiare, quando si trova a lavorare con tennisti juniores, è sicuramente proprio quella di capire se un suo allievo potrà sfondare o meno. Rispondere alla fatidica domanda fatta dal genitore, pressante e presente:  pensa che il mio bambino possa  diventare un tennista professionista?” può rivelarsi assai arduo. Al di là del fatto che non esistono parametri certi per poterlo stabilire e che tutto, quindi, dipende dalla intuizione discrezionale del singolo, i coaches spesso rispondono diplomaticamente per evitare insanabili fratture: “ogni giocatore ha buone possibilità di diventarlo! …ma deve allenarsi e lavorare sodo!” Dicono. Ed ancora ” …se un bambino vuole diventare un professionista, deve allenarsi come un professionista!” Etc,. etc. etc. Se così non fosse potrebbero rischiare: a, di essere smentiti nel caso in cui ripongano eccessiva fiducia nelle capacità del ragazzo; b di vedere allontanare il bambino. Se dovessero, infatti, dare una risposta negativa, (ad esempio iscrivi suo figlio a calcio perchè a tennis non diventare mai un pro) un istante dopo il genitore ritirerebbe il ragazzo dalla scuola tennis per iscriverlo semplicemente  in un’altra in cui invece credono nelle potenzialità del figlio e diranno: “… ogni buon giocatore ha la possibilità, cominciamo a praticare come un professionista …”

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CHE COSA E’ IL TALENTO? – Alcuni lo definiscono un dono naturale: per la musica, per l’arte,  per lo sport, per  la scrittura…… Quel qualcosa in più che riesce a fare la differenza: un’  inclinazione particolare che, se portata alla luce, ci fa emergere dalla massa. Nell’epoca dei vari “X factor”  il talento è probabilmente una delle parole più abusate ma nonostante ciò la letteratura scientifica , a riguardo, è contraddittoria. Non si sa ancora se il talento sia frutto predisposizione genetica e di precisi fattori biologici.  Ciò su cui si è in genere concordi è il fatto che un talento naturale possa essere individuato quando si è ancora piccoli e che per eccellere e raggiungere il successo sia fondamentale una pratica intensa e costante. Questo è ancora più evidente nello sport ed in particolare nel tennis.   Il tennis è considerato uno degli sport la cui pratica deve essere iniziata in età precoce. L’evoluzione del gioco e la continua crescita del suo livello rappresentano ulteriori motivi a sostegno della tesi secondo cui  in questo sport l’allenamento debba essere iniziato già in età infantile. Non è un caso se a differenza di numerose altre discipline esistono competizioni internazionali già per gli  under 12 e Campionati europei per under 14.

TALENTI SOTTO OSSERVAZIONE – Secondo uno studio pubblicato dall’ITF nelle procedure di identificazione del talento, non ci si deve basare solamente sui risultati ottenuti in giovane età, ma soprattutto sul potenziale indicato dalle abilità cruciali per i futuri risultati. Nell’allenare giovani tennisti si deve dedicare più attenzione allo sviluppo di presupposti e di capacità che potrebbero non dare risultati immediati, ma che sono considerati i più importanti per raggiungere un elevato livello di prestazione nel tennis professionistico. I fattori principali che influenzano la riuscita nelle prime fasi  della carriera di un tennista sono l’esperienza e l’accelerazione nello sviluppo biologico, ma quelli che determinano il livello sportivo dei bambini  differiscono da quelli dei giocatori professionisti. Lo studio condotto dallo studioso  polacco Piotr Unierzyski  ha analizzato con un metodo basato su misure antropometriche (la statura, la massa corporea, l’età cronologica, la forza esplosiva del braccio , la velocità, la flessibilità, il numero medio di ore settimanali di pratica del tennis e quelle di preparazione fisica e di pratica di altri sport, il numero di tutti gli incontri giocati, l’anzianità d’allenamento, l’esperienza agonistica, una serie di fattori sociali ed esterni quali il tempo necessario per recarsi da casa al club di tennis, l’interesse dei genitori verso il tennis, il loro  livello d’istruzione, l’ordine di nascita (primogenito, secondogenito, ecc.); test motori ed un questionario, circa centocinquattotto giocatori di tennis provenienti da quaranta paesi diversi. I giovani talenti, tra cui anche Roger Federer, Kim Clijsters, Justine Henin, Guillermo Coria sono stati analizzati durante la loro partecipazioni ad alcuni tornei internazionali giovanili svoltisi tra la Francia, l’Austria ed il Regno Unito nel periodo compreso tra il 1994 ed 1995. Quasi tutti gli intervistati da li ad otto anni entrarono in top 100 e vi rimasero.

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I SETTE FATTORI DEL SUCCESSO – I risultati di questa ricerca sembrano avvalorare l’idea, già avanzata in precedenza, che il fattore più importante che influenza la prestazione dei giovani tennisti  sia in relazione con una maggiore esperienza (l’età di gioco, il numero degli incontri, il numero di ore di allenamento di tennis) e con l’accelerazione dello sviluppo biologico. Se si vuole, quindi, capire se il bambino che abbiamo davanti potrà diventare un futuro campione secondo il su citato studio possiamo preliminarmente valutare la presenza di alcuni elementi chiave:

  1. La prima è che il bambino sia dotato di buone capacità coordinative. Quelli con corporatura più robusta tendono infatti a dare risultati meno validi nel lungo periodo. Molti dei tennisti analizzati erano di corporatura più esile rispetto alla media della loro età
  2. Il prescelto deve preferibilmente avere fratelli e sorelle più grandi, ovvero i genitori che abbiano giocato a tennis. Questi, infatti, comprendendo il contesto sapranno aiutare meglio e di più il bambino nella sua crescita sportiva.
  3. Fare in modo che inizi a praticare tennis precocemente. Quasi tutti gli intervistati avevano iniziato a giocare già all’età di 6-7 anni ed a nove anni avevano giocato i primi tornei. Ma senza essere per questo sottoposti ad allenamenti troppo pesanti: non più di nove-dieci ore sul campo e quattro-cinque ore di preparazione fisica settimanale. Focalizzandosi sulla tecnica, la velocità e la coordinazione tralasciando di allenare troppo la forza e la resistenza.
  4. A dodici-tredici anni i ragazzi più dotati devono giocare non più di circa cinquanta partite di singolo e almeno venticinque di doppio durante l’anno. Possibilmente in manifestazioni di tipo diverso (nazionali, internazionali, in  diversi gruppi d’età).
  5. Evitare di giudicare il ragazzo solo in virtù dei risultati. Sarebbe sbagliato respingere un giocatore che ottenga risultati medi, ma che abbia buone doti di coordinazione e velocità oltre che capacità mentali significative che ne lasciano prefigurare futuri successi.
  6. Alcuni soggetti che possono essere facilmente definiti “talenti eccezionali” possono allenarsi un po’ di più. Arrivando così a giocare un numero maggiore di partite (10-20%), ma si deve  essere assolutamente sicuri che siano  davvero eccezionali e, come abbiamo visto ciò è assai difficile, data la tendenza spasmodica di molti allenatori a cercare e catturare il talento “eccezionale”.  Sembra più utile suggerire che se si ha la fortuna di imbattersi in un talento  eccezionale, sia soprattutto prioritario  evitare di distruggerlo, imponendogli un lavoro irrazionale e improvvisato.
  7. Infine, ricordiamoci che i campioni a dodici-tredici anni d’età hanno le stesse possibilità di diventare buoni giocatori dei coetanei di livello medio.
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