Il Raccattapalle: ecco perchè Djokovic non vincerà mai il Roland Garros

Qui, nel nostro confortevole cantuccio, oasi di noi cultori del più bel gioco mai inventato, roccaforte della nostra inestinguibile passione, rifugio dalle meschinità della vita, proprio qui amici possiamo permetterci di non lesinare verità, talvolta scomode, senza dubbio necessarie. Ed è alla luce di questa irrinunciabile schiettezza, forza motrice del nostro cristallino rapporto di fratellanza tennistica che, seppur con la morte nel cuore, siamo costretti ad emettere la più atroce delle sentenze: Novak Djokovic ha rotto i coglioni.
Ormai è da quasi un anno che l’altezzoso serbo fagocita ogni trofeo esistente, di questo passo si aggiudicherà pure il nobel per la palla corta, la palma d’oro a Cannes e il palio di Siena. Chi di voi non vorrebbe vederlo stramazzare al suolo, lapidato da una sassaiola di smash dal primo Gimeno-Traver che passa? La domanda è retorica, quindi risparmiate preziosi centilitri di saliva.
Forti di questa crescente insofferenza nei confronti del numero 1 del mondo siamo pronti a regalare una speranza a tutti i Djokofobici, una speranza tutt’altro che effimera, frutto di una certosina ricerca, basata su numeri, statistiche, deduzioni e intuizioni. A seguito di questo massacrante lavoro possiamo affermare, con perentoria tracotanza, che pure quest’anno Djoker non vincerà il Roland Garros.
Queste sono le ragioni che ci inducono a crederlo e farvelo credere, elencate in ordine d’altezza.
 France Tennis French Open

LA STORIA
Come diceva Tolstoj, in un passaggio cruciale di Guerra e Pace: “Chi non sa capitalizzare i propri fallimenti è destinato ad accorciare la distanza tra sè e l’oblio, ed inoltre è pure una testa di minchia”. Stando a quanto scrisse il sopravvalutato romanziere russo Novak è ormai a pochi cm dall’evocato oblio. Djokovic ha ripetutamente dimostrato quanto, anche in presenza delle condizioni più favorevoli, non sia in grado di eludere l’ingestibile ansia da prestazione per l’unico vero trofeo che lo consacrerebbe tra i più grandi di ogni epoca.
Breve bignami delle catastrofi parigine: nel 2010 il serbo fu capace di farsi eliminare nei quarti da JURGEN MELZER, vanificando la possibilità di incontrare in semifinale un Nadal tutt’altro che trascendentale.
Nel 2011, la miglior annata della sua carriera, venne irriso in semifinale da un Federer al culmine della sua prima crisi di mezza età. Chi ha visto quella partita ricorda quanto Roger sia stato soprannaturale, Novak però diede la netta sensazione di essere sprovvisto della spietata furia agonistica che lo aveva contraddistinto fino ad allora.
2013 French Open - Day Nine
Tutti ricordano l’epica e tragicomica sfida con Nadal nel 2013 quando Nole, per una volta in versione cuor di leone, fu in grado di rimontare per due volte lo svantaggio di un set, per poi avvantaggiarsi di un break nel quinto set. Lo spartiacque di quella partita fu il famigerato smash di Djokovic, con quella incredibile invasione di campo che gli impedì di dare la stoccata finale al barcollante maiorchino, principiandone l’ennesimo successo.
In ultima battuta accludiamo le finali del 2012 e del 2014, ultime non per ordine di importanza ma per spunti agonistici offerti. In quelle due occasioni è risultata lampante l’endemica inconcludenza di Novak, una volta presa coscienza della prossimità del traguardo. In entrambe le circostanze fu rimpicciolito dall’onnipresente Nadal, instancabile demolitore delle velleità del serbo. Certe memorie negative si sedimentano, costituendo una zavorra che anno dopo anno diventa sempre più gravosa ed invalidante.

L’ALLENATORE
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Ora osannato a furor di popolo nessuno oserebbe metterlo in discussione, ma c’è un microscopico particolare che andrebbe rammentato: Djokovic ha affidato gran parte delle speranze residue di conquistare il Roland Garros ad un uomo che non ha mai vinto un torneo sulla terra rossa. Nella scelta del serbo vige la stessa logica che spinge un metallaro ad ascoltare il greatest hits di Memo Remigi.
Becker per certi versi può essere definito l’Angelino Alfano degli allenatori, senza voler far un torto all’avvenente ministro degli interni. Ciò che li accomuna è la capacità di stare al fianco di chi vince senza rinunciare ad un micro granulo della loro inettitudine. L’apporto del tedesco si è rivelato quantomeno impercettibile dal punto di vista tecnico, molto più probabile che funga da buffo talismano per i successi del suo assistito.
Nel corso delle due settimane parigine Nole non potrà nemmeno contare sulle sue capacità propiziatorie, dato che Boris in quei giorni presiederà la prima convention mondiale dei giocatori d’azzardo avvinazzati fedifraghi e mangiacaccole.
 Djokovic sposo

LA FAMIGLIA
Fino ad ora ha rappresentato il valore aggiunto nella carriera di Djokovic, l’idillio però è oramai agli sgoccioli. Da quando Jelena ha sgravato, dando alla luce il primogenito Stefan, Nole ha inanellato una serie incalcolabile di successi, portandosi a casa tutti i master ai quali ha partecipato, corredati dallo Slam australe.
Tutto benissimo quindi, e invece no. Forse non siete degli esperti di neonatalità (ancora oggi ci chiediamo se c’è qualcosa di cui voi possiate definirvi esperti) comunque se non lo siete sappiate che i bambini, giunti al settimo mese di vita, cominciano a mettere i primi dentini nella cavità orale. Questo ineluttabile passaggio provoca nel bambino atroci sofferenze, portandolo a piagnucolare ad oltranza fino al deperimento dell’ultima corda vocale.
Indovinate quando il fagottino compirà il fatidico settimo mese? Esattamente a cavallo delle due settimane in cui si disputerà il Rolando. E’ fin troppo facile prevedere che l’indemoniato Stefan, nella migliore delle ipotesi, concederà al genitore tra i 5 e i 7 minuti di sonno a notte, portando l’amorevole babbo ad un passo dall’emulare Anna Maria Franzoni. In queste condizioni sarà già un miracolo se riuscirà a strappare un set ad Estrella Burgos.
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METEO
Se c’è una cosa che Djokovic odia è il vento. Se c’è un’altra cosa che Djokovic odia è l’umidità che rende scivoloso il campo. Se c’è un’ulteriore cosa che Djokovic odia è il gulash. Il problema del piatto simbolo della cucina ungherese non sarà costretto a porselo, mentre quelli del vento e dell’umidità si.
I meteorologi di tutto il pianeta sostengono che tra fine maggio ed inzio giugno la Francia sarà investita da un anticiclone col ciclo, quindi particolarmente umorale, tempestoso e umidiccio. Con un clima del genere Nole, dopo la seconda spaccata alla Heather Parisi, sarà costretto a congedarsi da un paio di legamenti crociati e un grappolo di articolazioni a caso.

BOOKMAKERS
Starace e Bracciali si sono giocati la villa di Frosinone sulla vittoria di Nadal, fate voi.

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