Guga Kuerten sul tennis in Brasile e i giochi Olimpici 2016

Traduzione da SportIllustrated Guga Kuerten non è stato il primo. Il tre volte campione dell’Open di Francia ed ex numero 1, la scorsa settimana al Rio Open, ha fatto di tutto per sottolineare la storia del successo del tennis in Brasile. La sette volte campionessa Slam Maria Bueno e Tomaz Kock hanno avuto i primi successi negli anni ’60 e il carismatico Kuerten ha portato il Brasile sotto i riflettori del tennis in epoca moderna con i titoli nell’Open di Francia nel 1997, 2000 e 2001.

Il Brasile non avrebbe potuto cedere il testimone ad una personalità migliore. Simpatico e accattivante, con un buon gioco da terra battuta, Kuerten ha ispirato una generazione di giovani brasiliani a prendere in mano  una racchetta da tennis e portarla in campo. Quell’idolo non è più sotto i riflettori, ma da quando non c’è più chi dovrebbe ispirare le future generazioni? Il tennis brasiliano non si è mai avvicinato ai livelli di Kuerten. Dopo aver raggiunto un picco nella carriera di numero 21 del mondo, Thomaz Bellucci, 27 anni, sembrava il più promettente del suo gruppo, ma è caduto di nuovo al rank di numero 71. Per quanto riguarda le donne, è Teliana Pereira, che attualmente è classificata numero 137, la più promettente.

SI.com ha discusso con Kuerten lo stato attuale del tennis brasiliano e l’impatto potenziale che i giochi Olimpici a Rio De Janeiro potrebbero avere sulla crescita di questo sport. Kuerten è fiducioso che questa “epoca d’oro per gli investimenti” verrà ripagata al più presto. Ma è il primo ad ammettere che ci sono degli ostacoli istituzionali e culturali lungo la strada.

Guga Maria Esther

Qual è lo stato del tennis in Brasile? Il tennis in Brasile ha avuto la sua epoca d’oro. Durante i miei anni migliori, tra il 1997 e il 2004, molte persone sono passate dal pallone grande (calcio) a quello piccolo (tennis), un po’ ovunque. In tutti i quartieri, nelle comunità povere, dappertutto. Questo è l’enorme impatto che gli sport hanno (e hanno avuto)  sulla gente, far sì che credano in se stessi e che vogliano esserne parte. Successivamente si precipita in quello che chiamerei Medioevo. Cinque anni di buio totale. Tanti dubbi su cosa sarebbesarebbe accaduto una volta che Guga avesse smesso.

Chi avrebbe preso il suo posto? Per circa sei, otto anni non abbiamo saputo sviluppare un programma di consolidamento sufficientemente dettagliato. Avremmo dovuto sostenere le giovani promesse nel percorso di crescita nel momento in cui veniva meno il suo idolo. Così siamo andati a fondo. E’ stato molto triste vedere ciò, ma non ho potuto fare molto. Ho avuto tutti questi infortuni e interventi chirurgici, e non sapevo come avrei potuto contribuire meglio. Dopo anni di delusione con i primi risultati di Thomas Bellucci il tennis brasiliano ha cominciato ad andare un po’ meglio tanto da abituarsi in fretta alla nuova realtà dello “stadio di mezzo” .

E’ difficile mantenere la tradizione del tennis Brasiliano senza le grandi star? Dobbiamo avere la capacità di non disperdere la nostra eredità storica. E’ fondamentale. Abbiamo bisogno di coltivare la nostra memoria per assicurarci che non scompaia. Prendiamo ad esempio, Maria Bueno. Nessuno la ricorda più. Quando giocavo, fino a quando avevo diciassette anni, non sapevo neanche che esistesse, o addirittura che fosse Brasiliana. Dobbiamo preservare questi fatti e tutti i successi del nostro tennis. Potrà sembrare poco, ma per noi è tantissimo. Abbiamo queste straordinaria opportunità, prima con la Coppa del Mondo e ora con i giochi Olimpici-  E’ un periodo d’oro per gli investimenti nello sport. Non sarà così per sempre. Perciò ancora una vola, abbiamo bisogno di costruire le strutture necessarie per far crescere i giocatori. E’ un’altra occasione che stiamo avendo. In questo momento, tornei come questo di Rio e a San Paolo, creano una realtà che è molto meglio di ciò a cui eravamo abituati. Non ho mai giocato nel mio paese fino a che non sono diventato il numero 1 al mondo. Per i nostri giovani, avere questa esperienza è di enorme importanza. Penso che la sfida decisiva per il prossimo anno e mezzo sarà avere tutto pronto per dopo le Olimpiadi. Anche in questo caso  il ciclo si chiuderà. Ma se si è pronti e si sa che accadrà, allora si può essere preparati e non soffrire troppo.

Che cosa pianificate per il mondo post olimpico? Qual è, secondo te, il piano migliore? Credo che dovremo mirare al massimo. Specialmente nel tennis, siamo ancora dei principianti. Spero che dopo le Olimpiadi avremo un’infrastruttura decente, come un centro nazionale di tennis. Provo una profonda vergogna quando vado in giro per il mondo , in particolare negli Stati Uniti, e vedo queste arene sorprendenti.  E noi non ne abbiamo neanche una. A San Paolo e Rio ne dovremmo  avere 10 o 15. Non abbiamo un solo luogo.

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Intendi altro che stadi di calcio? Stadi di calcio. Abbiamo avuto i nuovi impianti solo grazie alla Coppa del Mondo. Gli altri non sono  messi cosìbene. Facciamo molta fatica, nel nostro paese, a comprendere la potenzialità dello sport. Anche come fatto simbolico e opportunità di business.

E’ interessante sentire questo, perché guardando da fuori sembra che il Brasile abbia una cultura sportiva incredibilmente forte. Sì, ma dobbiamo acquisire maggiore conoscenza di come capitalizzare lo sport e come renderlo sostenibile. Ci affidiamo troppo al governo. Abbiamo bisogno di stabilire una maggiore indipendenza. Altri campionati, prodotti, competizioni. Dipendiamo troppo da federazioni e confederazioni e da proposte non particolarmente interessate al pubblico. Qui al Rio Open, è fuori dagli schemi quello che si vede questa settimana. Anche qui potremmo fare molto di più per servizi, come parcheggi, bevande. Il tennis è’ più di uno sport. E’intrattenimento. E’ uno spettacolo. E’in questo che lo sport in Brasile non è saputo andare oltre. E’ nella mente delle persone, ma non ancora nella quotidianità. Spero che nei prossimi diciotto mesi potremo arrivarci. Un nuovo inizio.

Partendo dal livello base, come si fa a ottenere più brasiliani in questo sport? E’ una mancanza di opportunità. Stiamo parlando di sport ma stiamo anche parlando in generale, della vita. Ecco perché vedo lo sport come un grande strumentisti per superare le difficoltà della vita, arrivare ai ragazzi e allontanarli da scelte sbagliate. Normalmente non hanno una singola opzione. Quindi appena gli si offre un’opportunità se la prendono. Potrebbe essere denaro, una racchetta o farmaci (droghe). Ora abbiamo un’alta percentuale di ragazzi che vivono questa realtà. Quindi il primo passo in avanti per far si che le Olimpiadi siano simbolo di un cambiamento, è quello di cambiare le cose in questo modo. Portare lo sport nelle scuole, ai ragazzi. Sceglieranno poi se si tratta di tennis o calcio. Loro trovano il calcio. Non è il calcio che trova loro. Il calcio è già nei loro sogni, nei sogni dei loro padri. Comincia così. La famiglia vuole realizzare un sogno e offrono ai ragazzi l’opportunità. E’ normale. Ma nel tennis diciamo, il padre che sogna che il proprio figlio diventi un giocatore di tennis è raro.  Perciò le possibilità del tennis sono decisamente minori. Ma è sorprendente perché siamo totalmente appassionati allo sport. Amiamo le emozioni. Siamo molto calorosi, ma non c’è ancora un’adeguata organizzazione, pianificazione, il tennis non è una priorità per il paese. I giochi olimpici potranno fornire un ulteriore  spinta alla crescita del nostro sport.

Quindi pensi che i giochi olimpici possano rappresentare questa forza? Credo di sì. Il grande cambiamento in Brasile è che siamo troppo impegnati a cercare l’intervento del governo…. A causa della burocrazia, ciò che richiede un anno ne impiega dieci. La Coppa del mondo è passata, ora passeranno le Olimpiadi. Sono sicuro che lo sviluppo del tennis in Brasile arriverà. Ma invece di 10-15 anni ci vorranno 100 anni prima di avere questo grande cambiamento. Ma io ci sto provando.

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