Roger Federer, il tempo stringe

"Ogni tanto corro il rischio di dimenticarmelo: ho avuto la fortuna di testimoniare di persona le gesta del più grande di tutti. Purtroppo però, in periodi come questo, realizzo che non mancherà molto alla fine dello spettacolo". Di Ricky Costarelli Di R. Costarelli

Tratto da RF Tennis Blog

Sono cresciuto ammirando i colpi composti e distinti di Stefan Edberg. Quando muovevo i miei primi passi sui campi da tennis, sognavo di emulare gli attacchi in back e le eleganti volée di rovescio dell’algido svedese di Västervik.

Ero ancora piccolo, ma ho fatto in tempo a gustarmi le tre storiche finali di Wimbledon ’88-’89-’90 contro Boris Becker ed i trionfi del ’91 e ’92 agli US Open su Courier e Sampras. Ma anche ad osservare le brucianti sconfitte del ’92 e ’93 in Australia ancora contro il possente Jim.

Quello fu il periodo in cui le racchette diventavano oversize e la potenza stava sempre di più rubando il posto alla perfezione del gesto tecnico.

Uno dei maggiori esponenti di quel momento di transizione agonistica fu il bad boy di Las Vegas – figlio di quell’emigrante iraniano che lo aveva costretto fin da bambino a colpire palline sparate da un “drago sputapalle” nel giardino di casa. 2500 al giorno. Un milione di colpi all’anno.

Andre sconvolse il mondo del tennis con le sue tenute fluorescenti, con i suoi jeans e con i suoi “schiaffi” da fondo che prendevano vita nelle epiche sfide contro il rivale di sempre: Pete Sampras.

Agassi, così come Edberg, contribuì in modo eccezionale ad amplificare la mia passione per questo sport. Era ormai la fine degli anni ’90. Non mi sono mai chiesto però cosa sarebbe stato il tennis dopo questi grandi interpreti e idoli della mia generazione. La verità è che non ce ne fu né il tempo né il bisogno.

Quando, nel 2001, vidi in tv per la prima volta una partita di in un ragazzo con il codino che aveva pressapoco la mia età, lì tutto cambiò. Era il 2 luglio. Il match si stava disputando sul campo centrale dell’All England Lawn Tennis Club. Il “tempio” di Church Road. Quello era l’ottavo di finale in cui il giovane Roger Federer si trovò al cospetto di sua maestà Pete Sampras.

Fu allora che la leggenda ebbe inizio.

Lì si intravvide il Genio…


Gènio¹

s. m. [dal lat. Genius, nome proprio della divinità tutelare, e fig. (come nome comune, genius) «inclinazione, disposizione»].

Somma potenza creatrice dello spirito umano, propria per virtù innata di pochi ed eccezionali individui, i quali per mezzo del loro talento giungono a straordinarie altezze nell’ambito dell’arte o della scienza: il g. di Dante, di Michelangelo, di Leonardo; (…). Con sign. attenuato: c’è del g. in lui, cioè ingegno, finezza d’intuito o di gusto, e sim.; uomo di g., chi, all’originalità dell’ingegno, unisce la capacità di dare forma e tradurre in atto quanto la fantasia o l’immaginazione gli detta. Più genericam., ingegno creativo: Lui folgorante in solio Vide il mio g. e tacque (Manzoni).

Fonte: http://www.treccani.it

Due anni più tardi – nel luglio del 2003 – quelle scintille di genialità si concretizzarono per la prima volta. Alzare al cielo la coppa dorata di Wimbledon, calcando l’impeccabile prato del Campo Centrale, è il sogno di bambino per ogni tennista. Che per altre 7 volte si avvererà.

13 anni sono passati da quell’estate. 302 settimane in vetta al mondo. 17 titoli dello Slam. 88 trionfi ATP. Più di 1000 match vinti. Innumerevoli “momenti Federer” hanno lasciato increduli sportivi ed appassionati di tutto il pianeta.

“Quasi tutti gli amanti del tennis che seguono il circuito maschile in televisione hanno avuto, negli ultimi anni, quelli che si potrebbero definire «Momenti Federer». Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci sfuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un’altra stanza per controllare se stai bene […].

David Foster Wallace, Federer come esperienza religiosa. 

Ora, all’alba dei 35 anni, la schiena di Roger inizia a mostrare i segni inesorabili dei chilometri trascorsi. Non sembra possibile. Federer? No, non può essere…lui è…Roger!

Il GOAT.  Il Genio.  Il Tennis. Tanti sono i nomi con cui viene apostrofato. Ma a lui non è concesso di soffrire per un banale mal di schiena come tutti gli altri terrestri.

E allora via con le speculazioni: giocherà o si risparmierà? Sarà il suo ultimo anno? Ha già pianificato il ritiro?  Tante domande lecite, tanti interrogativi a cui al momento non sembra ci siano risposte certe, se non forse solo nella sua mente.

Ma prima o poi dovrà succedere.

E poi? Il tennis continuerà. Il tennis è più grande dei singoli, per quanto importanti possano essere state le loro imprese. Vero. Ma ci sarà ancora qualcuno in grado di riempire gli stadi solo per intravedere un guizzo del suo palleggio in allenamento? Qualcuno in grado di far accalcare folle idolatranti per ammirare la fluida perfezione dei suoi gesti?

Il tennis continuerà. Ma sarà forzatamente diverso, ce ne stiamo già accorgendo.

La potenza fisica, la resistenza e la regolarità basteranno per farci sussultare ancora? Non siamo invero tutti innamorati di questo sport perchè in esso c’è qualcosa di più? L’estro creativo, la visione, il colpo di genio…

Tanti saranno i pretendenti al trono quando il Re sarà costretto ad abdicare. Alcuni sono già lì. Le prospettive però al momento non fanno intravvedere niente di neanche lontanamente paragonabile a quella innata commistione di classe e potenza, forza ed eleganza, di quiete e tempesta che abbiamo avuto la fortuna di testimoniare in questi 13 anni.

Quel momento arriverà. Inesorabile. Ma forse siamo proprio noi a non essere ancora pronti.

Tratto da RF Tennis Blog (Pagina Facebook)

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