La mamma è sempre la mamma

Andiamo alla scoperta delle madri di Federer, Djokovic, Murray e Serena e Venus Williams, che hanno contribuito, con il loro sostegno, a renderli i fuoriclasse che conosciamo oggi.

La mamma rappresenta un elemento imprescindibile per ogni individuo, un bene di inestimabile valore. Nel bene o nel male, lei c’è sempre. È pronta a gioire con te nei momenti più belli e, immancabilmente, ti tende la mano in quelli più bui. Nel mondo del tennis, come in ogni circostanza della vita, la storia si ripete. Che sia allenatrice, accompagnatrice, motivatrice, ha poca importanza. Dai tempi delle racchette di legno fino ai più recenti e tecnologici occhi di falco, il tennis ha fatto conoscere al grande pubblico mamme di ogni sorta.

Proviamo a fare un piccolo bilancio, fornendo una nostra personale considerazione, partendo da coloro che forse sono diventate famose al pari dei loro figli, fino ad arrivare a quelle che, meno conosciute dai più, sono venute alla ribalta della scena mediatica anche grazie a piccoli aspetti o circostanze.

ORACENE PRICE

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Sicuramente una menzione d’onore va ad Oracene Price, storica mamma delle pluridecorate Venus e Serena. Sfidiamo chiunque, appassionati e non, a non averla vista da sempre seduta nei box delle sue figlie, in ognuno dei match slam da loro disputati. Malgrado il suo aspetto “pittoresco”, contornato dalle mille facce buffe che ha saputo regalare agli obiettivi dei fotografi in varie circostanze, a noi Oracene ha sempre dato l’impressione di essere una tipa tosta, una donna tutta d’un pezzo. Forse non può essere definita un coach nel senso tradizionale del termine, quanto piuttosto una life-coach. Ha avuto la capacità, al fianco del suo ormai ex marito Richard Williams, di dare la giusta disciplina alle sue due figlie, accorgendosi subito di avere difronte due ragazzine che, nel corso degli anni, avrebbero dominato la scena. Le ha forgiate caratterialmente, instillando nella loro psiche l’idea che il tennis è tutto, ma fino ad un certo punto. Si definisce una fervente donna spirituale, una femminista rampante, impegnata nel sociale e in opere di beneficenza. La sua presenza costante ha rappresento per le figlie un costante punto di riferimento, aiutandole a diventare quelle che sono oggi. Ha sempre avuto l’accortezza di farsi da parte, di lasciare la scena libera a loro.

JUDY MURRAY

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Potrebbe essere considerata la “Oracene del tennis maschile”, per fama e meriti. In un mondo, come quello del tennis, che nel corso della sua storia ha portato alla ribalta padri padroni e genitori eccessivamente ossessionati dalla sete di successo verso i propri figli, Judy ha saputo guardare oltre, ritagliandosi uno spazio che le fa davvero onore. Che lo vogliate ammettere o no, avvicinatasi al mondo del tennis in seguito alla nascita dei suoi due figli Jamie ed Andy, ha avuto la capacità di forgiare due campioni rispettivamente nel doppio e nel singolare. Dietro l’ascesa al successo del suo secondogenito Andy Murray, c’è anche il merito suo. La sua figura ha dato sempre l’idea di solidità, comprensione e professionalità. Nel corso degli anni ha seguito molti tennisti britannici, divenendo figura di spicco della LTA (Lawn Tennis Association) fino ad essere nominata, nel 2011, capitana della squadra di Fed Cup del suo paese. Si è sempre impegnata nel sociale, come ne è testimonianza il grande impegno da lei profuso nella Elena Baltacha Academy of Tennis, l’accademia fondata dalla giocatrice inglese tragicamente scomparsa nel 2014.

LYNETTE FEDERER

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Essere la madre di Roger Federer, il giocatore migliore di tutti i tempi, che ha scritto la storia del tennis, non è affatto cosa da poco, anzi. Ti mette nell’ombra. Ed è proprio ciò che ha “subito” Lynette. Nel suo aspetto e nelle sua indole di una discrezione esemplare, ha fatto sì che il ruolo da protagonista se lo guadagnasse il figlio, relegandosi ad un lavoro da “dietro le quinte”, faticoso quanto fondamentale nella costruzione di un vero mito. D’altronde il gene competitivo, come traspare da una delle sue sporadiche dichiarazioni, sembra averlo ereditato proprio da lei: “Da bambino non gliela davo mai vinta, nemmeno alle partite di calcio che facevamo in sala dopo pranzo, quando andava alle elementari. Ogni giorno una era una battaglia, nella quale gli regalavamo nulla”.

DIJANA DJOKOVIC

dijana

Sicuramente non discreta quanto Linette o lungimirante quanto Judy, Dijana Djokovic rappresenta lo stereotipo della mamma pronta a tutto. Ce la immaginiamo già quando accompagnava il piccolo Nole ai suoi primi allenamenti, sui campi da tennis di Belgrado dove, sfoggiando un tifo a mó di ultras, tesseva le lodi del suo piccolo e predestinato fenomeno davanti alle altre mamme colleghe. Sugli spalti è sempre accompagnata dal marito Srdjan e dagli altri suoi due figli. “Sono molto fiera di lui. Sono sua madre e sono orgogliosa di quel che è riuscito ad ottenere in questi anni: ovvero, raggiungere il suo e il nostro sogno di diventare numero 1 del mondo. Ora ci godiamo tutto. Ama il tennis, è la sua vita. Ci si dedica con anima e corpo”. Accanto alle mamme che si contendono la palma da protagonista, ci sono quelle conosciute ai più grazie alla fame dei propri figli, al loro ruolo di allenatrici piuttosto che a vicende più o meno degne di nota. A partire dal passato, da Melania Molitorova, mamma di Martina Hingis, da Elena Sharapova, mamma di Queen Masha, che si è sempre tenuta il più possibile lontana dai campi di gioco. Jelena Jakovleva, madre e allenatrice della campionessa dell’ultimo Roland Garros Jelena Ostapenko. Snezana Jankovic, madre della facilmente irritabile Jelena. Per poi passare in terra italica e arrivare a Concita Pennetta, coinvolta nella nota vicenda giudiziaria avvenuta nell’azienda petrolifera gestita dalla famiglia o a Fulvia Errani, colpevole di aver fatto ingerire alla figlia Sara il tortellino della discordia, costatole una squalifica per doping. Fino ad arrivare alla più recente Sybil Smith, la giovane mamma dalla chioma ossigenata che, non molti giorni fa, ha assistito alla vittoria della figlia Sloane Stephens nello slam americano. Una figura così importante, anche in un frangente che sembra non aver nulla a che vedere con un qualcosa di così emotivamente coinvolgente, non fa altro che rendere il tennis un qualcosa di molto più che è un semplice sport.

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