Murray-Lendl: Here we go again

Andy Murray ha annunciato il ritorno di Ivan Lendl come suo allenatore, vediamo cosa sono riusciti a fare in passato e proviamo a fare ipotesi sul loro futuro.

Era il gennaio 2012 quando Murray ingaggiava Ivan Lendl come suo allenatore, dando inizio ad un fenomeno molto in voga tra i giocatori ora: farsi seguire da ex-giocatori.

E’ ormai sulla bocca di tutti la notizia del ritorno di Ivan Lendl, ex numero 1 del mondo, nel team di Andy Murray dal torneo del Queen’s in poi. Prima di poter fare riflessioni sul futuro, è bene ricordare cosa successe la prima volta che collaborarono:

Iniziarono con il botto in Australia, vincendo il titolo a Brisbane e facendo semifinale a Melbourne (perdendo in 5 da Djokovic). Le buone sensazioni australiane lo aiutano anche a Dubai, dove sconfigge Djokovic in semifinale prima di perdere l’ultimo atto con Federer. Fatta eccezione della finale a Miami, il proseguo della stagione fino a Wimbledon non convince: secondo turno a Indian Wells (con Garcia-Lopez), quarti a Montecarlo (con Berdych), quarti a Barcellona (con Raonic), terzo turno a Roma (con Gasquet), quarti al Roland Garros (con Ferrer), e soprattutto il bruciante secondo turno al Queen’s (con Mahut).

A dare una svolta al 2012 di Murray ci pensano i due tornei tenuti sul tappeto erboso di Wimbledon: già, perchè quell’anno le olimpiadi si giocarono nella stessa sede del terzo slam dell’anno. Prima la finale nel majour londinese, nella quale è obbligato a piegarsi ad un Federer in gran spolvero che ritornerà sulla vetta mondiale proprio dopo quel torneo, e poi la vittoria alle olimpiadi, nelle quali batte prima Djokovic (7-5 7-5) e poi distrugge Federer in finale (6-2 6-1 6-4).

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Anche sul cemento americano inizia male: prima il ritiro dal torneo di Toronto al terzo turno, e poi la sconfitta con Jeremy Chardy a Cincinnati. Ma ancora una volta a ravvivare la stagione di Murray ci pensa uno slam: infatti, a New York lo scozzese batte Bogomolv, Dodig, Lopez, Raonic, Cilic, Berdych ed infine Djokovic per conquistare il primo slam della proprio carriera.

Il 2012 per Murray si chiude con  luci e ombre: semifinale a Tokyo (persa da Raonic), finale a Shanghai, (persa con Djokovic dopo aver avuto 5 match point), terzo turno a Parigi-Bercy (da Janowicz) e semifinale alle World Tour Finals (da Federer).

Britain's Andy Murray poses with the trophy after defeating Serbia's Novak Djokovic in the championship match at the U.S. Open tennis tournament, Monday, Sept. 10, 2012, in New York. Murray won 7-6 (10), 7-5, 2-6, 3-6, 6-2. (AP Photo/Mike Groll)

Anche il 2013 parte bene: Murray conferma il titolo a Brisbane e raggiunge la finale a Melbourne, dove perde dal solito Djokovic. Anche i primi due Master 1000 dell’anno sono decisamente positivi: a Indian Wells perde ai quarti da Del Potro (che poi avrebbe fatto finale) ma a Miami si ritrova, portando a casa il titolo battendo Ferrer in finale.

La terra si dimostra ancora il suo peggior nemico: a Montecarlo viene distrutto da Wawrinka per 6-1 6-2 al terzo turno, a Madrid perde ai quarti (con Berdych) e a Roma è costretto al ritiro contro Granollers al secondo turno per dei problemi alla schiena che gli impediranno di giocare anche il Roland Garros.

Per fortuna, a tirare su il morale del britannico ci pensano i tornei sull’erba: prima la vittoria al Queen’s (su Cilic), e poi il magico trionfo a Wimbledon, dove mette in fila Becker, Lu, Robredo Youzhny, Verdasco, Janowicz e poi Djokovic per riportare il trofeo in patria per la prima volta dopo 77 anni.

Andy-Murray

Il resto della stagione non è certamente all’altezza delle aspettative: terzo turno a Montreal (con Gulbis), quarti a Cincinnati (con Berdych), quarti agli U.S. Open (con Wawrinka).

Murray porterà poi a casa anche due punti per la sua squadra in Coppa Davis contro la Croazia. Queste saranno le ultime partite disputate, prima dell’intervento alla schiena che lo terrà fermo fino ad inizio 2014.

I primi tre mesi del 2014, gli ultimi tre con Lendl, fanno da preludio a quello che sarà il resto della stagione dello scozzese: secondo turno a Doha (con Florian Mayer), quarti a Melbourne (con Federer), vince i due singoli in Coppa Davis contro gli Stati Uniti, ma poi perde ai quarti di Rotterdam (con Cilic), in semifinale ad Acapulco (con Dimitrov) e al quarto turno ad Indian Wells (con Raonic).

Dopo la rottura con Lendl, Murray dichiarò di essere distrutto, ma che doveva andare avanti lo stesso. Lo scozzese però, non riusci comunque a giocare un buon 2014: infatti, il britannico dovette giocare tutte le settimane nel fine stagione per poter andare alle Finals, a causa dei pessimi risultati stagionali.

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Quindi, facendo il punto della situazione, la collaborazione tra Murray e Lendl ha fatto decisamente crescere il giocatore britannico, facendogli vincere due slam e le olimpiadi. Tuttavia, era ancora un Murray poco continuo, che alternava momenti di imbattibilità ad alcuni di basso livello, soprattutto sulla terra. Visto lo stato emotivo in cui si trovava Murray dopo la rottura con Lendl, ossia, per sue testuali parole, distrutto, il ricongiungimento con l’ex numero 1 al mondo gioverà di sicuro a Murray, e chissà che non riesca anche a fargli vincere qualche altro slam.

 

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