Salvate il soldato Murray: non è sua la colpa della monotonia del tennis

Con l'uscita di scena (momentanea) di Federer e Nadal arrivano i primi mugugni sull'effettivo divertimento del tennis moderno, che con le discese a rete ridotte all'osso offre uno spettacolo sempre più monotono

Da molti bistrattato, da molti ritenuto il più fortunato degli ultimi tempi per aver approfittato di un vuoto nel circuito, forse anche con ragione. Fatto sta che ora Andy Murray è il nuovo numero uno, ed ha tutti i numeri per continuarlo ad essere. Seconda parte di stagione pressoché perfetta, non che la prima con le due finali nei primi due slam non lo fosse stata, ma diciamo che le vittorie di Djokovic hanno (giustamente) offuscato le sue comunque buone performance. È servito il calo del suo avversario numero uno per riuscire ad imporsi, ma alla fine anche il 29enne di Glasgow ha potuto finalmente alzare al cielo il trofeo del numero uno, conquistato solo nell’ultima partita della stagione.

LUI COME GLI ALTRI – Tanti i suoi detrattori, che si appigliano ai numeri non troppo brillanti dell’inglese, appena tre Slam e una gloria conquistata solo in un’età che difficilmente presuppone tanti miglioramenti tecnici e fisici. Già, perché l’inglese a rete ha dei limiti pazzeschi, tanto da evitare il più possibile l’approccio verso il net. Ma del resto scorrendo il ranking, i giocatori che si trovano a loro agio dalla metà campo in su, si contano sulle dita di una mano, e due di questi sono giocatori storici come Roger Federer e Feliciano Lopez. Il tennis ha dunque subito un’involuzione, che ha portato a spostare il gioco oltre la linea di fondo. Questa non è una novità, basta vedere le foto nel corso degli anni dell’erba di Wimbledon, negli ultimi tempi sempre più consumata nei pressi della linea di fondo, a discapito della zona rete.

NON È UNA NOVITÀ – Vari fattori hanno contribuito a questo cambiamento: come i materiali più leggeri, che permettono velocità maggiori e dunque meno tempo per tentare l’approccio in avanti, preferendo una chiusura con un vincente, in genere di diritto. Dunque verrebbe da suggerire che coloro che si lamentano costantemente della monotonia del gioco del tennis attuale abbiano ragione. È davvero così? Ni. Ni perché da una parte è vero, visto che i giocatori serve&volley, o che comunque si vedono anche saltuariamente a rete, sono sempre di meno, e nel corso degli anni si è assistiti a una vera e propria estinzione, ma rimane il fatto che anche nell’ultimo decennio non se ne ricordano tanti ad alti livelli, se non i due citati prima, oltre a qualche comparsata, come Llodra, uno dei migliori nel suo genere.

MENO FRONZOLI – Appare piuttosto pretestuoso, dunque, parlare solo ora di un declino del tennis, quando sono almeno 4-5 anni che con le nuove tecnologie e con l’ingresso della figura del tennista prima atleta che esteta, le cose sono cambiate. I giovani seguono per inerzia questa linea, e sembra essere arrivati a un punto di non ritorno. Roger Federer negli ultimi anni aveva mitigato questo declino, riuscendo a tenere testa a questo cambiamento di rotta ed è forse la sua assenza quella a incidere di più in questo periodo in cui a detta di molti “vince chi tira più forte”. Non è colpa di Murray, Djokovic o chicchessia se il tempo passa per tutti e a un certo punto si deve per forza di cose guardare avanti. E dunque se Murray è primo nel ranking lo ha dimostrato sul campo, battendo uno dopo l’altro i suoi avversari, e se vi riesce unicamente da fondo campo buon per lui, meno per gli spettatori, non v’è dubbio.

EREDITÀ MANCATA – Le cause sono da imputare altrove, e spaventosi servizi e scambi sempre più brevi, specie nei tornei sull’erba e sul cemento veloce, che trasformano il tennis in noia seconda a poche cose. Paradossalmente sono i giganti a cercare con più insistenza la rete, loro che con una rapidità e un’agilità certamente minore sarebbero i meno adatti a questo tipo di gioco. Ed ecco che paradossalmente sono Karlovic, Isner e Raonic alcuni dei nuovi paladini di questa tattica. Fermi, non chiudete, è palese che questa può sembrare una blasfemia se solo ci si ricorda dei vari Edberg, Sampras o dello stesso Federer, ma riflettendo bene è così, nonostante la loro talvolta goffaggine nei pressi del nastro. Lo spettacolo ne risente, la volontà di creare tutti piccoli robottini da fondo campo, spesso stroncando alcune peculiarità in favore di uniformarne gli stili di gioco, ha portato  questo, difficile trovare una soluzione. Chiudiamo con una provocazione: meglio assistere a un match tra Federer e Lopez o ad uno tra Djokovic e Nadal? Siamo sicuri che le risposta non è per tutti così scontata…

11 comments
  1. Non capisco perchè il divertimento nel tennis oggi sia solo legato al serve & volley che non c’è… Se giocassero tutti serve & volley ci si lamenterebbe per la mancanza di scambi da fondo… Se tutti giocassero a rete, i commenti sarebbero: “Si, va beh, gioca bene a rete ma non sa tirare un dritto neanche a pagarlo!”… Mistero…

    1. È proprio per il motivo che hai detto tu… La monotonia sta dell’uniformità del gioco (in questo caso negli scambi da fondo campo, sarebbe lo stesso se per assurdo fossero tutti server&volley)

    2. Tennis Circus Gli spettatori sono solo vittime di ciò che vedono, senza capire la bellezza di un dritto o un rovescio tirato da fondo che lascia fermo quello che sta di là… Difficoltà di esecuzione immensa ed estrema, molto più spettacolare di una volée appena appoggiata aldilà della rete…

    1. Dubito abbia letto l’articolo, se lo fa si accorge che non è questo il punto. Il punto è l’attuale monotonia del gioco, dettata da una esasperata uniformità nello stile di gioco. Non a caso i match tra Nadal e Federer sono tra i più belli dell’era moderna, e non solo per i valori assoluti in campo.

  2. Mi piacerebbe sottolineare un punto: la monotonia del tennis moderno non sta negli scambi da fondo interminabili (che sono spesso spettacolari con recuperi, accelerazioni e controtempi) ma dall’esasperazione dei servizi, che praticamente annullano qualunque scambio. E la fonte di questo problema sono proprio i vari Raonic, Isner, Cilic e Karlovic.

    Una soluzione è stata proposta da più parti: rallentare il gioco, andando quindi contro la tendenza dell’ultima decade che ha portato a superfici sempre più veloci e racchette sempre più potenti. Il modo più semplice per farlo è agire sulle palline: più pesanti, quindi gioco più lento, quindi più scambi. Conclusione: VIVA MURRAY!

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