Parla la bellissima Ana Ivanovic: “Forse anch’io avrei dovuto saltare una stagione per recuperare al meglio la condizione”

A due giorni dal clamoroso (ma prevedibile) annuncio con il quale Novak Djokovic ha chiuso con quasi sei mesi di anticipo la stagione in corso, Ana Ivanovic commenta la decisone dell'amico di infanzia.

Dalla sua residenza di Chicago, dove si è trasferita per seguire il suo compagno, la bellissima ex numero uno del mondo, ritirata qualche mese fa, commenta la recente decisione dell’amico e connazionale Novak Djokovic, che ha chiuso con largo anticipo la stagione in corso.

SINDROME FRANCESE – “In qualche modo posso capire Nole. Essere diventata numero uno del mondo dopo avere vinto Roland Garros a soli venti anni non è stato per niente facile. Mi sono sentita svuotata.”

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Djokovic e la Ivanovic sono grandissimi amici. Tutti e due cresciuti sotto i bombardamenti del conflitto balcano. Rappresentano la dimostrazione che anche le più grandi difficoltà possono essere superate. Chi ha letto il suo libro, conosce le peripezie fatte da Djokovic per continuare ad allenarsi anche durante la guerra. Ma anche la Ivanovic, come proprio Nole ci racconta, non è stata da meno. Per evitare di stare all’aperto, troppo pericoloso, la tennista serba si allenava in una piscina coperta ormai in disuso e quindi svuotata. “Chi può capire Nole meglio di me!”, dice la tennista serba. “Dopo avere vinto il Roland Garros, unico torneo del grande slam che mancava nel suo palmares, Djokovic non ha più saputo trovare la motivazione giusta per lottare. E se la testa non ce il fisico non risponde”, dichiara la Ivanovic.

RITIRO? – Il 28 dicembre 2016, a soli 29 anni, la Ivanovic ha detto basta al tennis. Troppi infortuni che le impedivano di rimanere al top della condizione e del ranking. Anche alla luce di quanto fatto da Roger Federer la Ivanovic riflette ora sulle scelte fatte in carriera e non nasconde qualche rimpianto. “Avrei potuto prendere anche io qualche lunga pausa per guarire meglio dagli infortuni e ritrovare così la condizione”. Ma del resto, questi benedetti ragazzi, dopo tutto quello che hanno passato avranno pure diritto a godersi la vita all’ombra di un Roland Garros o dovranno continuare a lottare nonostante la guerra sia finita?

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