2018: il grande ritorno di Novak Djokovic

Novak Djokovic, dopo l'annuncio di voler continuare la partnership con Andre Agassi, ripartirà dagli Australian Open. Il 2018 sarà l'anno della rinascita?

“L’anno di Novak è stato stupefacente, non penso si possa ripetere un’annata come questa”

-Roger Federer

Appena due anni fa, l’attuale numero due al mondo, Roger Federer, pronunciò questa frase in seguito all’anno 2015, in cui Nole, vinse l’inimmaginabile. Non una vita fa insomma, ma durante questo biennio sono cambiate molte cose: l’elvetico e Rafael Nadal sono tornati a comandare nel circuito dividendosi gli Slam in palio; Andy Murray dopo un anno di trono Atp, è stato deposto, complice la sua discontinuità, ed infortuni, e la Next Gen avanza prepotente, con Sasha Zverev porta bandiera del nuovo che avanza. E Djoko? Il dominatore degli anni dal 2011 al 2015, che fine ha fatto? Come tutti i cicli, anche quello del serbo ha avuto un inizio e una fine, del tutto normale, come accaduto anche ai suoi contemporanei del duopolio dominatore del primo decennio del 2000, ma che al momento della crisi, è suonato come qualcosa di strano e insolito, anche per un robot come lui. Una vera e proprio macchina, che nel corso di quegli anni di dominio, in cui gli era mancato solo il Roland Garros, vinto poi nel 2016, ha conquistato ben 48 titoli nel corso di un quinquennio d’oro, quasi irripetibile: già, irripetibile, come lo stesso Federer disse in seguito all’anno delle 4 finali Slam, e un en plein solo sfiorato, migliorando proprio sé stesso, dopo un 2011 che sembrava potesse non essere ripetuto. Il 2015 portò in dote 3 Slam e 8 Masters 1000, prima della coppa francese e il completamento del Career Grand Slam, restituendo al mondo del tennis, un Djoko scarico e soddisfatto della propria carriera. Ora, dopo già diversi mesi di stop, c’è il tempo per programmare una nuova stagione e per provare a rivivere una seconda giovinezza, nonostante i 30 anni, età non più di primo pelo, ma che come hanno dimostrato The King e il toro spagnolo, il riposo e gli stimoli, al di là dell’età, possono fare la differenza.

2016 Australian Open - Day 11

ALLA RICERCA DI NUOVI STIMOLI- Novak ha annunciato, dopo voci che lo volevano già fuori dal circuito, di aver scelto, pardon, confermato, The Kid of Las Vegas, Andre Agassi, come personal coach, anche se pare solo negli Slam. Il tennista serbo, ha scelto di ripartire dall’ex numero 1 al mondo classe 1970, anch’egli in cerca di nuove sfide, accettando, spinto dalla moglie Steffi Graf, di seguire in giro per il mondo il campione di Belgrado. Un po’ titubante nei mesi scorsi, conclusasi con un nulla di fatto, complici le precarie condizioni del serbo che hanno complicato il rendimento nei tornei, e dunque la fine anticipata della stagione. Una partnership momentanea, solo a Parigi: una sfida che però pare abbia eccitato il campione americano, che all’inizio seguirà l’ex numero 1 al mondo solo negli Slam, costringendo il serbo di trovare per forza di cose un secondo coach. Un duo che dopo le prove generali di giugno appena passato, si ricompone e si incontrerà solo prima dei Major, ma chissà che nel tempo il duopolio non possa proseguire per tutta la stagione, magari iniziando bene a Melbourne. Dopo gli ottimi risultati raggiunti con Boris Becker, e l’abitudine recente dei giocatori di affidarsi ad ex stelle del tennis, potrebbe anche confermare la regola: due persone abituate a vincere, che proveranno a risalire la china. L’8 vincitore Slam, proverà a far tornare il serbo sui livelli, quanto meno, visti nella prima parte del 2016, prima dell’inesorabile discesa agli inferi. D’altronde, ci è una storia che potrebbe accomunare i due campioni: proprio l’americano nel ’97-’98 visse le stagione più travagliate della sua carriera, in campo e fuori. Diversi infortuni e relazioni sentimentali finite male, fecero scendere il talento americano al 141° posto, ma dopo svariati tornei Challenger giocati e tornei vinti, tornò al 6° posto in classifica, prima del rientro definitivo e la chiusura del cerchio con la conquista di tutti gli Slam e la prima posizione. Che la storia possa ripetersi? Difficile, la situazione è simile, ma già ad esempio la classifica tra i due è differente, con il serbo attualmente , ma che al massimo potrà uscire dalla top ten a fine stagione, complice l’assenza di tanti top che hanno condizionato il circuito Atp, soprattutto in termini di appeal, ma dando lustro e importanza ai giovani. Djoko, insieme ad Agassi, tenterà di ritrovare la profondità nei colpi e la forma fisica strabiliante, ottenuta anche dal ferreo regime alimentare. Una programmazione dettagliata, non esagerata, ritrovando, con i guru psicologi, la tenuta mentale, fondamentale e artefice di tanti successi del serbo: che la risalita abbia inizio.

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DIMENTICARE IL 2017: Per il giocatore più giovane ad aver mai raggiunto una semifinale Slam, il primo obiettivo, sarà quello di dimenticare un deludente scioccante 2017. Il tennista serbo, dopo un meraviglioso 2016, coronato con il coronamento di un’ossessione chiamata Roland Garros, l’anno in corso, è stato terrificante. I primi problemi si erano già notati l’anno passato, ma le vittorie li mascherarono, sopratutto dopo una scintillante prima parte di stagione: due Slam vinti su due giocati, con il 5° successo agli AO, feudo serbo, e il primo successo a Parigi, ultimo dei suoi 12 successi Major. Ma oltre gli Slam, anche 5 Masters 1000, non quanti quelli del record dell’anno precedente, ma comunque un cospicuo numero di vittorie. Gli strascichi delle stagioni precedenti, che avevano usurato Nole, per programmazione e stress, si sono notati già nel finale, ripetutesi nell’anno in corso. Il 30enne balcanico, dopo la vittoria parigina, è parso sempre scarico, in qualche modo stanco del tennis, soprattutto per i ritmi incessanti dell’ultimo quinquennio, con un dispendio ancor maggiore, per via del suo tennis basato sulla difesa. Soddisfatto dei propri successi, terminati in qualche modo a Parigi, il tennista classe ’87, non è stato più in grado di rinnovarsi, né tanto meno, trovare nuovi stimoli. Djoko, vinto il Roland Garros, sul quale aveva puntato evidentemente tutta la stagione, è giunto privo di forze allo Us Open, ultima finale degna di nota insieme alle Atp Finals. Tuttavia, i successi erano in qualche modo proseguiti fino l’estate americana, a Toronto, dove ha vinto l’ultimo trofeo degno di nota. Da quel momento, la sua tenuta psico-fisica è precipitata vertiginosamente, “tirando avanti” grazie ad una scarsa concorrenza, dominata da Murray, furbo e bravo a sfruttare il periodo di anarchia. Le prime critiche, ingiustamente arrivate, cominciavano a farsi sentire, e un po’ tutti, anche tra gli addetti ai lavori, si temeva come Djoko stesse cambiando, dando altre priorità alla propria vita, svuotato di stimoli e soddisfatto della propria carriera. Nonostante le critiche e i primi problemi, il serbo torna in campo nel 2017, ma eccetto l’unico squillo di Doha, suo, come quello dello scozzese, insieme a quello di Eastbourne, sono stati gli unici successi della stagione in corso. Complici le proprie condizionati fisiche, culminate con quello al gomito di giugno, e un possibile tradimento nei confronti della moglie, che ha da poco partorito Tara, secondogenita del campione serbo, ne hanno condizionato la stagione. Una stagione privo di successi negli Slam e nei 1000 che non accadeva dal lontano 2010, nella stagione dominata da Rafa Nadal, con gli unici risultati di livello restano i quarti a Parigi e Wimbledon, e la finale persa a Roma contro Sasha Zverev, nel primo successo importante del tedesco. Dopo il 68° successo in carriera, giunge all’All England Club, dove in un torneo ricco di colpi di scena, esce ai quarti di finale contro Tomas Berdych, ritirandosi per un problema al gomito destro, chiudendo in anticipo la stagione e non partecipando per la prima volta dal 2006, alle Finals di Londra.

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2018: IL SERBO TORNA COMPETITIVO?- Il serbo ha stravolto tutto il proprio staff già nel corso della stagione passata, definendolo qualche ora fa. Dopo anche i cambiamenti legati alla vita matrimoniale, palese il suo avvicinamento alla famiglia in seguito alle voci sulla sua infedeltà, facendo saltare in qualche modo la stagione in corso, Djoko nel 2018 proverà a ripartire. In attesa di guarire definitivamente dall’infortunio al gomito destro e di riprendere per la prima volta da luglio la racchetta, il tennista serbo pare sia a Belgrado per definire gli appuntamenti stagionali e programmarli in base alle esigenze tennistiche e anche famigliari. In molti, naturalmente, si domandano come tornerà Djoko, ma soprattutto se ritornerà quello di un tempo, quello che appena un anno e 3 mesi fa trionfava sul Philippe Chatrier. Sicuramente, non è semplice rispondere, ma gli ultimi casi che riguardano Nadal e Federer, danno qualche indicazione in più. Quante volte i tennisti sono stati vicino al ritiro o venivano da periodi complicati? Bene, spesso, è difficile ritornare ai livelli precedenti, di qualsiasi livello tennistico si parli naturalmente; talvolta, è difficile rientrare in campo, in forma come i tempi migliori e avere la forza di ricominciare, soprattutto se bisogna ripartire dal basso, complice una classifica compromessa. I casi Rafa e Roger, sono da prendere come esempio, rendendoli ancor più immortali di quanto non lo erano prima del loro grande ritorno. Proprio quando tutti li davano per finiti, lo spagnolo per gli infortuni, e lo svizzero per l’età, hanno sorpreso il mondo, grazie ad una programmazione, in particolare quello dell’elvetico, minuziosa, per essere competitivo a lungo, con la capacità di trovare nuovi stimoli e rinnovarsi. Ma queste abilità, sono riservate ai campioni, esempi di sport come loro, Valentino Rossi nella Moto Gp ad esempio o Micheal Jordan nel basket, ma anche altri sportivi, in questo caso tennisti, come Juan Martin Del Potro, sono tornati a macinare vittorie come un tempo. Certo, poi c’è chi non riesce a ripartire o rimane nei bassifondi come in passato, ma tutti possono avere la forza e la volontà di ripartire. Dunque, figurarsi per uno come Djokovic, propenso al sacrificio e al non abbattersi, come la storia del suo paese insegna e come è ben instaurato nel suo DNA. Tutti si aspettano il ritorno dei Fab 4 di nuovo alla ribalta, cosa difficile, soprattutto per le incognite fisiche del serbo e di Murray, ma anche la capacità di sorprendere ancora di Roger che avrà un anno in più. Forse quello con più chance di confermarsi è proprio il maiorchino, che dovrà infilare il secondo anno consecutivo tra i migliori anche l’anno prossimo. Proprio il 2018 inoltre, sarà fondamentale per il futuro del tennis, con la speranza che la Next Gen rappresenta e che si è presa la ribalta quest’anno complice la decadenza e infortuni, di tanti, troppi giocatori, che ritorneranno l’anno prossimo, ma di cui bisognerà testare le condizioni. Un futuro incerto, come quello di quest’anno, che ha portato in dono il ritorno di due leggende, ma l’anno che verrà, sarà un anno probabilmente di rivoluzione, in cui gli exploit di alcuni giocatori potrà convertirsi in certezze, sempre con l’ombra dei dominatori degli ultimi 10 anni e il ritorno sulla sfondo di un’incognita chiamata Novak Djokovic. Spetterà lui e alla sua volontà, decidere come tornare in campo, con la provocazione lanciata all’inizio con la frase di Federer: Novak, riuscirai a ripetere la stagione del 2015? E se fosse proprio il 2018? 

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