ATP: Il Pagellone del BNPParibasOpen di Indian Wells

Termina, dunque, con la vittoria di Novak Djokovic il primo torneo “d'oro” della stagione: i punti da toccare nelle varie ed eventuali analisi sono sempre gli stessi, con gli altri Top10 che deludono, i mestieranti che si fanno sempre trovare pronti e i professori di ruolo che si giocano il torneo alla grandissima confermando di non essere affatto spacciati...

Morto un Papa se ne fa (subito) un altro.

Due settimane “a mille” si sono appena concluse e altre due settimane “di (Masters) 1000” ci attendono.

Gira e rigira, con tutti i pronostici che sono stati pian piano spazzati via per i motivi più disparati, alla finale ci sono arrivati i due più in forma o quasi, anche se per i turni immediatamente precedenti non potremmo dire lo stesso.

Termina, dunque, con la vittoria di Novak Djokovic il primo torneo “d’oro” della stagione: i punti da toccare nelle varie ed eventuali analisi sono sempre gli stessi, con gli altri Top10 che deludono, i mestieranti che si fanno sempre trovare pronti e i professori di ruolo che si giocano il torneo alla grandissima confermando di non essere affatto spacciati; Djokovic per quanto riguarda il primo posto del ranking mondiale, e Federer per gli ambiti posti dietro al trenino di testa, sempre incalzato dai vari Murray, Berdych, Del Potro e via dicendo.

Apriamo le danze con il temutissimo pagellone del “BNPParibasOpen di Indian Wells”:

Novak Djokovic: Voto 7

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Se c’è qualcuno che storce il naso, precisiamo che Nole si è conquistato un 1000 e, come direbbero in molti, più di così non avrebbe potuto fare.

Resta da vedere quanto quella parte bassa di tabellone abbia influito sulla strada per arrivare alla finale, con avversari forse un po’ troppo arrendevoli che, a volte, lo stesso Djokovic ha aiutato con dei passaggi a vuoto un po’ preoccupanti: il tie-break con Hanescu, il set perso con Gonzalez, la paura con Cilic e Isner. Insomma, questi incontri li ha vinti tutti, ma non con lo smalto dei tempi migliori.

Il sette in pagella è un ottimo voto, ma se consideriamo gli standard è il massimo che possiamo elargire per questo Djokovic.

Roger Federer: Voto 7

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Il trofeo di campione, a fine torneo, a qualcuno deve essere assegnato, e Federer quella finale l’ha persa, anche se al tie-break del terzo set.

Non sarebbe giusto, tuttavia, modificare il nostro giudizio ed il merito dello svizzero solo per “colpa” di un 7-3 nell’ultimo atto di una finale combattuta alla pari fino alla fine.

Il suo percorso lo ha visto impegnato esclusivamente con teste di serie (come lui solo Dolgopolov), se escludiamo il secondo turno vinto contro il qualificato Paul-Henri Mathieu, e l’ex N.1 ha avuto il merito di non perdere neanche un set contro Tursunov, Haas, Anderson e Dolgopolov, nomi non altisonanti per tennisti che versavano in ottime condizioni di forma.

Niente di meno, niente di più del suo avversario in finale.

John Isner: Voto 7

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Anche a “Long John” spetta un ottima valutazione: la semifinale in un torneo di casa non è una novità per lui che sembra sempre esaltarsi sul suolo natio, ma stavolta l’impresa sembrava non riuscire ad arrivare in porto vista la carente forma fisica dimostrata nelle scorse settimane.

Davydenko e Lu non gli danno molti problemi, ed i successi con Verdasco e Gulbis, sebbene siano stati sofferti, riescono a dargli una nuova credibilità per il prossimo futuro, anche grazie al fresco rientro tra i primi dieci tennisti al mondo.

Alla fine si arrende a colui che poi, come abbiamo visto, vincerà il torneo, ma lo fa solo dopo un primo set lottato ed un secondo parziale recuperato con grande tenacia e determinazione.

Conviene, per adesso, lasciarlo lì il buon Isner, augurandoci che riesca a trovare sicurezza e regolarità nei risultati. Good job.

Alexandr Dolgopolov jr.: Voto 7,5

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Un po’ per l’ottimo risultato raggiunto, un po’ per le settimane da urlo che sta passando e ci sta facendo passare.

Ti presenti a Rio che non ti darebbero 1 centesimo, e batti Almagro, Fognini e Ferrer, prima di perdere da Nadal, che tutto sommato ci può anche stare. Fa niente; Indian Wells e metti in fila Smyczek, un Nadal che non è affatto un omonimo dell’altro, Fognini e Raonic.

Secondo noi, anche se con Federer si è sostanzialmente spento, la pagnotta può dire di essersela portata a casa.

Non chiediamogli la continuità, sarebbe come chiedergli la Luna più o meno.

Speriamo che qualcosa si sia messo a girare in quella testa ed in quel polso, e godiamocelo fino a nuovo ordine.

Milos Raonic: Voto 6

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Povero, povero Milos. Da Asso pigliatutto sul cemento sembra essersi ridimensionato, e non di poco: i miglioramenti con Ivanisevic in cabina di regia si sono visti, ma come si dice da mesi e mesi, non può il nativo di Podgorica dipendere così tanto dal servizio, croce e delizia di un talento che sembra singhiozzare un po’ troppo.

Tanta sofferenza con Roger-Vasselin (che non avrebbe rubato niente se lo avesse eliminato al secondo turno), avanti con Falla e bravo, va detto, contro un Murray che pure non era al 100%. Si arrende, perchè arrende è la parola giusta, al Guru Dolgopolov in due set, non vincendo e non convincendo affatto.

Erase and rewind, Milos.

Kevin Anderson: Voto 6,5

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Il voto assegnato al gigante sudafricano è una media tra il 7 per i suoi risultati recenti ed il 5 per la difficoltà di vedersela con chi è più “grande” di lui, forse per paura di vincere o di giocarsela davvero.

Elimina il sempre pericoloso Hewitt ed il lucky loser Donskoy, prima di sconfiggere un Wawrinka che definire sottotono è fargli un complimento bello e buono.

Con Federer forse era davvero dura vincerla, ma qualcosa di più si poteva oggettivamente fare.

Non demordiamo noi come non deve farlo lui, dall’alto dei suoi due metri abbondanti di altezza e di una classifica che lo vede a ridosso degli “inarrivabili”.

Mattone su mattone…

Ernests Gulbis: Voto 6,5

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Anche lui, il Gulbis “sopra le righe”, di soddisfazioni se ne sta togliendo molte, e non saranno di certo due tie-break persi contro Isner (che alla battuta non è proprio un bimbo spaurito!) a rovinare la magia del momento.

Smesso di bere e di fumare, Ernests si è prefissato l’obiettivo di giocarsela con i big, e ai big adesso fa decisamente più paura, con la testa che non possiamo definire a posto al 100%, ma comunque in netta ripresa.

Già il semplice fatto di aver disinnescato le minacce Dimitrov e Bautista-Agut non è da tutti, visti anche i problemi riscontrati dai soliti noti nel confermare le attese.

Un bravo a lui, al suo coach ed al suo psicologo (o alla buonanima che si prende la briga di calmarlo ogni volta).

Julien Benneteau: Voto 6,5+

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Un voto che non esiste per un giocatore che sembrava non esistere più, o quasi.

Il povero Julien va avanti per forza d’inerzia, dopo le numerose finali perse in carriera e la speranza di un titolo ATP che si affievolisce giorno dopo giorno.

Dopo l’eliminazione di Tsonga (motivo del segno +), il francese regola la “promessa tutta pepe” Dominic Thiem (basta saper aspettare!), ed un redivivo Feliciano Lopez.

Tabellone che può sembrare quasi da Challenger, ma che comunque ha presentato le sue insidie, prima di arrivare alla montagna Nole, invalicabile decisamente.

Il suo l’ha fatto: non è stato miracoloso ma bravo si.

Raffica delle teste di serie!?

D’accordo!

Nadal: Fatica.

Monfils: Peccato.

Fognini: Cotto.

Janowicz: Sul serio!?

Andujar: Comparsata.

Murray: Convalescente.

Wawrinka: Blackout.

Seppi: Comprensibile.

Haas: Stoico.

Nishikori: Ordinario.

Tursunov: Sfortunello.

Gasquet: Incomprensibile.

Verdasco: Leone.

Kohlschreiber: In punizione.

Dimitrov: A due velocità.

F. Mayer: S(in)fortunato.

Berdych: Ahi ahi ahi.

V.Pospisil: Latitante.

Simon: Sorpreso.

Tsonga: Desaparecido.

Robredo: Onesto.

Cilic: Ripresa.

Dodig: Diludendo.

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