Dentro David Ferrer

L'ex numero tre del mondo David Ferrer ha rilasciato un'interessante e personale intervista al quotidiano spagnolo "El Pais".

Il 2016 è stato un anno particolare per David Ferrer, zero titoli in bacheca e minor numero di tornei giocati. L’inevitabile declino sta arrivando per il giocatore spagnolo, che in questi giorni ha lasciato un interessante intervista al quotidiano “El Pais”.

Cosa sta succedendo alla tua carriera?

Sono stato ad alti livelli per molti anni consecutivi, ho sopportato la pressione, combattuto l’ansia, ma ad un certo devi imparare ad accettare e continuare.

Qualcosa di simile è successo anche a Nadal nel 2015?

Si. La pressione da sopportare è sempre tantissima, quindi certe volte è necessario scollegare il cervello e prendersi  una pausa. Dentro ci si sente vuoti, è come se perdessimo la nostra essenza, ma bisogna imparare a conviverci.

Hai mai pensato al ritiro?

Mi sono sentito perso per due o tre mesi ed è qualcosa che non mi era mai successo a me. Ma poi è passato ed adesso continuo a credere in me, provo a dare sempre di più. Altrimenti rimarrei a casa, perché nessuno mi obbliga a viaggiare o a giocare. Mi manca la mia famiglia e la mia gente, ma la sensazione che mi dà questo sport è indescrivibile.

Molti atleti hanno difficoltà a elaborare la fase finale della loro carriera. Tu cosa ne pensi?

Nadal può ancora vincere Slam. Non posso parlare per gli altri… Ma nel mio caso penso che non sarà così, perché io sono ancora un giocatore di tennis. Nella vita bisogna voltare pagina e saprò quando sarà il momento. Fino al giorno in cui lascerò voglio dare tutto, perché amo ancora questo sport.

Qual è l’età ideale per trovare il proprio equilibrio sia mentale che nel gioco?

Questo dipende dalla maturità mentale di ogni giocatore. Ci sono giocatori come Rafa, Djokovic, Andy e Roger che sono unici perché a 19 o 20 anni avevano una maturità che gli altri non avranno mai, neppure a 35. Sono giocatori speciali. Poi ci sono giocatori che sono diventati maturi con il tempo, come me.

Per concludere: se potessi tornare indietro, faresti ancora il tennista professionista o sceglieresti qualcos’altro?

Questa domanda è difficile. Ho lavorato sodo per diventare quello che sono e per gli obbiettivi che ho raggiunto, sono contento di quello che ho fatto. Naturalmente se tornassi indietro non farei più gli stesi errori e tutto sarebbe più facile, ma gli errori servono ad imparare. E il tennis tennis mi ha dato tanto.

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