Dustin Brown: Sull’erba… stupefacente!!!

Per chi ama alla follia il mondo del tennis e tutti i suoi variegati interpreti, il connubio “background-exploit” non può lasciare indifferenti: la storia di Dustin Brown, 29enne tedesco, alla soglia dei “trenta”, di origini giamaicane, parla di dedizione, speranza e effervescenza pura.

Per chi ama alla follia il mondo del tennis e tutti i suoi variegati interpreti, il connubio “background-exploit” non può lasciare indifferenti: la storia di Dustin Brown, 29enne tedesco, alla soglia dei “trenta”, di origini giamaicane, parla di dedizione, speranza e effervescenza pura.

Wimbledon 2013 day three

Il piccolo Dustin, di madre tedesca e padre giamaicano, inizia come tanti altri ad avvicinarsi al tennis alla tenera età di 5 anni, passione che lo accompagnerà anche dopo che la famiglia si vedrà costretta a trasferirsi in Giamaica nell’anno in cui avrebbe spento 12 candeline.

Il trasferimento nella terra del reggae, di Bob Marley e, perché no, anche del bob a quattro, costituisce un grande problema per la sua carriera da tennista visto che a Montego Bay, città con gli unici campi da tennis per chilometri e chilometri, non esistevano strutture specializzate che permettessero di allenarsi sotto la supervisione di un allenatore, ma tali allenamenti erano costituiti da incontri casuali con chiunque si trovasse ai campi ed avesse voglia letteralmente di “fare due scambi”.

La fortuna, però, aiuta chi sa guadagnarsela: l’ex professionista giamaicano Richard Russell riesce ad organizzare diversi tornei in patria, alimentando le speranze di Brown e permettendogli di diventare il giovane più promettente della nazione e di disputare numerosi tornei anche in Nord America.

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Con la federazione giallo-nero-verde che gli nega ancora aiuti, la famiglia di Dustin, a cui è molto legato e a cui dice di dovere tutto grazie al loro fantastico sostegno, nonostante non riesca a sostenere le spese per fargli prendere parte ai vari tornei, decide di comprargli un camper per permettere al Dustin Brown, ormai 20enne e giovane rampante, di seguire la sua vocazione in giro per l’Europa, dopo l’ennesimo trasferimento nel vecchio continente.

La vita si fa dura per lui, costretto a mantenersi con i pochi proventi dati dai prize money dei tornei, ma sa di poter arrivare un giorno, di dovercela fare per realizzare il suo sogno.

Nel 2009 tutto però inizia a girare: Dustin ottiene ottimi risultati nei futures spagnoli e dopo qualche mese si guadagna la sua prima finale Challenger a Baden, in patria. Vince il Challenger di Samarcanda e vede il suo gioco crescere insieme alla sua fiducia, raggiungendo nel 2010 il suo best ranking al N.92 del mondo dopo aver vinto altri due Challenger, Johannesbourg e Aachen. Tale risultato è dato anche dall’acquisizione della nazionalità tedesca che, oltre a garantirgli qualche sovvenzione per i suoi buoni risultati agonistici, gli ha dato accesso all’aiuto del suo primo allenatore, l’americano Kim Wittenberg che, a detta dello stesso Brown, ha avuto il merito di lasciare dentro al tennista tedesco molto più di semplici nozioni di tecnica.

Da quel momento, con i classici alti e bassi che fanno inevitabilmente parte della vita di un tennista professionista, Dustin si è distinto nel circuito raggiungendo ad ora un ottimo 85esimo piazzamento nel ranking mondiale destinato addirittura a salire dopo gli splendidi quarti di finale raggiunti al torneo di casa ad Halle.

brown

Con il suo gioco ha letteralmente riempito di luce il Gerry Weber Stadion e ha regalato fortissime emozioni, oltre ad un assicurato divertimento, a tutti i presenti, rendendolo anche noto ai meno esperti del settore.

Quando si è iniziato a reclamare un gioco divertente, che desse ancora spazio alla classe ed all’estro dei vari giocatori, il circuito ha risposto con il nome di Dustin Brown, cannoniere al servizio e giocoliere a rete, spregiudicato quanto basta da aprirgli tutte le porte possibili ed immaginabili. Le ormai quasi 30 primavere dovrebbero vederlo in fase calante, con i solidissimi giovani che vengono fuori come robot, ma lui non se ne cura e continua a divertirsi ed a divertire facendo ciò che aveva sempre sognato di fare.

Nonostante la sconfitta contro Philipp Kohlschreiber, lo spettacolo offerto da Brown è diventato il simbolo di ciò che davvero farebbe bene agli occhi ed al cuore, in un tennis sempre più piatto e senza emozioni. La vittoria contro Nadal, da par suo, è stata il coronamento di una carriera spesa ad inseguire un sogno che poi, come mai si sarebbe immaginato, realizzatosi sconfiggendo il N.1 del mondo, giocando in modo così visionario e spregiudicato che tutto sembrava destinato a riuscire. Halle deve necessariamente essere solo un nuovo inizio, non un traguardo.

dustinbrown

Ha già raggiunto il terzo turno a Wimbledon, battendo anche Lleyton Hewitt già vincitore del trofeo nel 2002, e ha dimostrato proprio ad Halle di essere capace di un tennis tanto spettacolare quanto efficace, su quell’erba che è la sua superficie preferita, sulla quale può dare sfogo a tutti i migliori colpi del suo repertorio.

Dustin è ciò che a lungo abbiamo reclamato, è la speranza di riuscire di nuovo a sorridere guardando una partita a tennis, riuscendo a far entrare così tanto dentro di noi un tennista da farci apprezzare anche ogni suo minimo errore supportato dal suo grande e sincero sorriso di chi, come noi, ama e rende onore al tennis.

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