Federer: “Da Carter ho imparato tanto”. Ivanisevic: “Wimbledon è la camera di Roger”

Tra poco il Re farà il suo debutto in un torneo dello Slam per la settantesima volta e molti tra addetti ai lavori ed ex giocatori si sono già sbilanciati in pronostici trionfalistici. Federer però rende omaggio al suo primo allenatore Peter Carter, tragicamente scomparso 15 anni fa, e cerca di pensare un passo alla volta.

Mancano solo pochi minuti prima che Roger Federer scenda in campo contro Alexander Dolgopolov sul Centre Court più famoso del mondo. Il primo turno di Wimbledon 2017 rappresenta per il Maestro di Basilea la partecipazione numero 70 in un torneo del Grande Slam, record che al momento detiene in condivisione con Fabrice Santoro e che aspetta solo di essere superato in occasione dei prossimi US Open.

Le aspettative ai Championships di quest’anno per Re Roger sono altissime. A differenza della scorsa edizione, Federer arriva a Londra in ottimo stato di salute fisica e mentale, fresco di 4 titoli in stagione e con tutti i favori del pronostico.

Tra i tanti che lo vedono in pole position per la vittoria finale c’è anche l’ex campione di Church Road Goran Ivanisevic, capace di alzare l’ambito trofeo da wild card nell’ormai lontano 2001. Wimbledon è la camera da letto di Roger, si sente a suo agio. È ancora di gran lunga la sua superficie migliore e in due colpi può toglierti dal campo. Vuole scambi brevi, quindi bisogna essere aggressivi. Ti fa sudare ogni punto e di fronte a te hai sempre 10.000 persone che sperano di vederlo vincere. È il favorito per il titolo per la sua forma. Ha vinto Halle molto facilmente la scorsa settimana e arriva con tanta fiducia, anche se il tabellone sarà molto aperto e ci sono tanti giocatori che possono vincere”.

Tennis. 2001 All England Lawn Tennis Championships. Wimbledon. 9th July 2001. Mens Singles Final. Croatia's Goran Ivanisevic kisses the trophy after becoming the Mens Singles Champion, despite being a wild card entry, with a win over Australia's Pat Rafte

Di sicuro tutte queste dichiarazioni di fiducia saranno arrivate anche alle orecchie di Federer. Lui cerca di restare come sempre coi piedi per terra e, nonostante abbia dichiarato di sentirsi in ottima forma, ha confessato di non aver ancora visualizzato nella sua mente l’eventuale vittoria numero 19. Solo scaramanzia?

Intanto, durante la conferenza stampa di sabato scorso, Roger ha anche voluto omaggiare con un ricordo uno dei personaggi che più lo ha aiutato a diventare la persona che è ora, ovvero il suo ex coach Peter Carter, conosciuto quando lo svizzero aveva solo 9 anni e prematuramente scomparso in un incidente nell’agosto del 2002.

Da quel momento il suo rapporto con la famiglia Carter non si è più sciolto e Roger non perde occasione per invitarli ai suoi match.

“È sempre bello invitarli. Gli dico: ‘Siete pronti per venire?’ E loro rispondono: ‘Sì, le valigie sono pronte”, ha confessato Federer.

“Trascorriamo del tempo insieme, andiamo a cena e quest’anno li ho anche invitati alla festa che ho organizzato dopo la finale di Melbourne. Alle 4 del mattino mi hanno detto: ‘Va bene se andiamo a letto?’ Per me significa molto perché da Peter ho imparato parecchie cose. Tra tutti gli amici e gli allenatori, è quello che mi ha aiutato di più. La sua morte ha terribilmente colpito me e la mia famiglia. È stata la prima volta che ho dovuto dire addio a un amico e a una persona di così grande valore. Avevo paura di andare al funerale, ma alla fine presi la giusta decisione. Mi accompagnerà sul campo da tennis per tutta la mia carriera”.

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