Il prezzo del biglietto

Storie di Davis, tifosi e flussi di coscienza.

Per quanto il calcio possa essere lo sport di riferimento, in fatto di affluenza, anche il tennis sembra stare dicendo la sua da questo punto di vista: vuoi per quella che da molti (non tutti!) viene definita la “New Golden Era”, vuoi per una maggiore trasmissione televisiva; insomma stiamo tornando ad appassionarci a questo sport che per anni era passato in secondo piano.

Il picco negativo raggiunto negli scorsi anni, è coinciso con la retrocessione dell’Italia nella “Serie B”(Gruppo I) della Davis Cup nel 2000, fino anche al Gruppo II nel 2004.Immediato, però è stato il ritorno in Gruppo I e, dopo anni di limbo, grazie all’apporto delle nuove leve, nel 2011 la Nazionale Italiana è tornata nella massima serie, dopo l’indimenticabile play-off con il Cile in quel di Santiago.

Nella Davis 2013, non sono di certo mancate le sorprese, e una di queste sarebbe potuta essere proprio l’Italia che, dopo aver superato la Croazia per 3 a 2, è andata a giocarsi l’approdo alle semifinali contro il Canada (giustiziere della Nazionale Spagnola orfana dei vari Ferrer e Nadal) , avversario decisamente alla portata degli azzurri.
La saggia scelta della superficie da parte dei canadesi (asfalto indoor di Vancouver), ha spostato gli equilibri nettamente dalla parte dei nord-americani, viste le grandi capacità al servizio dei singolaristi Raonic e Pospisil. Risultato finale: 3-1 Canada.
Spostandoci più in basso nel tabelloni, andiamo ad analizzare il percorso della seconda semifinalista, la Serbia.
Uno dei team più forti sulla carta, con due Top 10 (a inizio anno) quali Djokovic e Tipsarevic, con una forte coppia di doppisti, Bozoljac e Zimonjic.
Negli ottavi, nonostante l’assenza di Tipsarevic, i serbi sono riusciti a liberarsi della nazionale belga conquistando 3 punti in 3 partite. Nessun problema anche con gli Stati Uniti dello spento Isner: 3-1 e semifinali in tasca.
La seconda semifinale è invece composta da Argentina, ottimo esordio con la Germania 3-0 e grande risultato con la Francia di Tsonga e Simon per 3-2, e Repubblica Ceca, asso pigliatutto nella scorsa stagione con trionfo in Hopman Cup, Fed Cup e, appunto, Davis; con il solo Wawrinka ad opporre resistenza, la pratica Svizzera è stata risolta con il punteggio di 3-1, nonostante le due coppie di doppio, Wawrinka-Chiudinelli e Berdych-Rosol, abbiano dato vita a quella che è diventata la partita più lunga nella storia del doppio: 7 ore e 2 minuti con il risultato di 6-4 5-7 6-4 6-7(3) 24-22. Tutto facile poi con il Kazakhstan di Kukushkin: 3-1 in quel di Astana.
D’accordo, l’ho fatta lunga con statistiche e risultati come al solito, ma molti tendono a tralasciare fattori determinanti di questi incontri, inevitabilmente condizionati dai continui tornei, sia per la mancata presenza di elementi importanti nelle varie rose, sia per la stanchezza accumulata, considerando anche che per alcuni l’interesse è minimo rispetto ad un torneo che può portare loro punti ATP e premi in denaro.
L’assenza di Nadal e Ferrer, di Gasquet, di Federer, non possono che rendere i suddetti confronti viziati da questi fattori.
La carriera di un tennista è fatta di scelte e di soluzioni alternative, di programmazione e di preservazione della propria integrità fisica, dunque non ci permetteremmo mai di commentare ulteriormente le decisioni di ogni singolo tennista e della propria Federazione, ma permettetemi quantomeno di usarli come spunto di riflessione.
Semifinali, dunque: Canada-Serbia e Argentina-Rep.Ceca.
Se per i cechi di coach Navratil l’incontro con l’Argentina non ha destato grosse preoccupazioni (3-0 e finale bis in cascina), per i serbi non possiamo dire la stessa cosa.
Belgrado è il palcoscenico perfetto per i serbi, nettamente favoriti sui cannonieri canadesi.
Djokovic su Pospisil come da copione e, sebbene i bookmakers lo dessero per netto favorito, Raonic su Tipsarevic con non poca difficoltà, vittorioso 10-8 nel 5′ e decisivo set.
Lo scontro vero ed autentico avviene al giro di boa, nel doppio, partita che da sempre può ribaltare qualsiasi tipo di pronostico: ebbene, l’esperto Nestor e il sorprendente Pospisil riescono a portare i loro colori sul 2-1 con una grande prova di resistenza e di nervi.
Sotto per 2-1, nel tiebreak del 4′ riescono ad imporsi per 7 punti a 5 e, nonostante fossero costretti a servire per secondi nel 5′, strappano il servizio agli avversari nel 19′ gioco e chiudono 10-8.
Storia ancora tutta da scrivere ma, si sa, prima di parlare d’altro certe partite bisogna vincerle, e se la classifica parla chiaro in fatto di favoriti, la tensione da Davis è una brutta bestia ed è incredibilmente difficile, dai tennisti gestirla e da me raccontarla.
Mi è bastato vedere il volto di Janko Tipsarevic, dopo che Djokovic aveva portato il risultato sul 2-2 contro Raonic, nella partita contro Pospisil alla fine del 3′ set.
La definizione “una maschera di tensione” è forse la più azzeccata.
Il punteggio di 7-6 6-2 5-4 sembrerebbe rassicurante: TipTay serve per il match sospinto dal pubblico di casa; niente, 5-5, anzi 6-5 Pospisil. Janko tiene e va al tiebreak, si porta sul 6-2 e servizio; 6-3, 6-4, 6-5 e nastro beffardo per il 6-6.
Conquistato il 7-6, Tipsarevic sembra totalmente in trance, così come Pospisil: i due si affrontano in uno scambio durissimo conclusosi con un recupero in allungo di Pospisil, nel quale lo stesso si infortuna, con conseguente volèè in tuffo del serbo che porta a casa il risultato festeggiando come per una grazia ricevuta.
Ogni tanto fa bene vedere qualcosa di ritrovato, come l’amore per il tennis di casa propria, in uno sport dove quello che conta, oltre alla carriera ed a tutte le sfumature tecniche e atletiche, sono i personaggi, i loro soldi e le loro vite private.
Tornare ad unire anche solo per tre giorni tutti gli appassionati, risulta qualcosa di grande e di puro.
Dalle orchestre ceche, ai cori da stadio argentini e spagnoli, agli “Allez!” vocalizzati francesi, tutto sembra avere un suono nuovo, una ragione di essere che prescinde da una macchina organizzativa perfetta e ben oliata, ma molto più vicina alla funzionalità piuttosto che all’attrazione intesa come fenomeno collettivo.
Navette, biglietti e gadgets devono servire da tramite, e non da vettore mediatico intorno ai quali ruota tutto il sistema che, senza i quali, si rimpicciolirebbe senza se e senza ma.
In tutto ciò noi tennisofili dobbiamo metterci li ad apprezzare questo sport da un altro senso, aiutati dai mezzi a nostra disposizione, prendendoci le nostre rivincite su quello che spesso viene considerato tempo perso, di un Nadal-Federer agli Internazionali 2006, di un Djokovic-Nadal degli scorsi Australian Open, di un Federer-Sampras a Wimbledon 2001 e di tante tante altre partite che varrebbero la pena di essere viste, altro che tempo perso! Riprendiamoci quel tempo e la voglia per seguire i nostri beniamini: Davis e Fed Cup, ATP e WTA, così come i tanti ITF che disegnano il nostro paese ogni anno senza sentire il bisogno, per un motivo o per un altro, di comprare un biglietto che sia uno!
Coppa Davis!? Ah già, parlavo della Coppa Davis! Serbia-Rep.Ceca dunque: cosa ci dobbiamo aspettare? Che partita sarà? Ma sopratutto, chi vincerà l’ambito trofeo?
Abbiamo ancora tempo per i pronostici e la cabala, nel frattempo vedete di segnarvi l’appuntamento sul calendario e di guardarvela tutta, senza respirare, e provate ad emozionarvi con ciò che solo la Davis vi sa dare!
A chi non avesse intenzione di seguire questo consiglio vorrei assegnare un compitino per casa…
Avete presente Isner-Mahut, vero?

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