Il ritorno dei vecchi sovrani

Tra lui e Federer, dunque, assistiamo ad un doppio remake, chiamato ed invocato ad interrompere l'indigesta supremazia dei droni di gomma, che dovranno difendersi con spumeggianti variazioni tattiche ed altrettanto tattici medical time-out.

Dopo mesi di forzato e sofferente silenzio, culminato con l’aberrante sconfitta patita per mano dell’orribile Troicki, posso finalmente tornare a parlare di Rafa Nadal.
Lo scorso anno ho vissuto momenti difficili, passati a piangere inconsolabili lacrime amare con la squisita compagnia dei sudditi di Carlo Magno, accorsi, appena intravista la possibilitá, ad ammirare le garbate movenze del loro supremo paladino.
Infatti, mentre Djokovic palleggiava serenamente annoiando la totalità del pubblico accorso ad acclamarlo, cioè solo il suo staff, nemmeno al completo, il Vate Roger, con disarmante nonchalance, attirava a sè 6000 eletti, risucchiati incontrovertibilmente dall’aurea di indifferenza fascinosa prodotta da ogni suo plastico movimento.
Ok, avete ragione, sto esagerando.
Stavamo parlando di Nadal.
Per lui, ritorno in campo in grande stile, demolendo con prevedibile facilità Thomas Berdych, il nulla assoluto che riesce, come fosse il Messia, a far risorgere i morti.
È poi il turno del papero Raonic, numero tre del mondo per grazia divina, percosso e costretto ad oscene rincorse dall’infuriato toro spagnolo.
Sorriso smagliante, folta chioma e pantaloncini inguinali, che celermente attirano l’attenzione delle imbavagliate tifose colte da improvvisi attacchi di calore.
Il dritto poi, inimitabile e stupendo, corre e affonda, restando vincente pur giocato con relativa sicurezza e margine d’errore.
E questo, indipendentemente da tic e smutandate varie, rimane l’aspetto fondamentale su cui valutare il gioco espresso dal rinato maiorchino.
Tra lui e Federer, dunque, assistiamo ad un doppio remake, chiamato ed invocato ad interrompere l’indigesta supremazia dei droni di gomma, che dovranno difendersi con spumeggianti variazioni tattiche ed altrettanto tattici medical time-out.
Ma nel malaugurato caso in cui tutto ciò non dovesse funzionare, potremmo sempre appellarci all’indiscutibile genio di Pouille, che in questo articolo c’entra meno di una volee ben eseguita nello schema di gioco di Djokovic, ma che, in quanto mio prescelto, sta bene un po’ dappertutto.
Aspettiamo ancora qualche giorno, il 16 Gennaio inizieranno gli Australian Open, niente e nessuno fermerà il monocorde baronetto e tutto tornerà alla normalità.
Il futuro è segnato, accettatelo.

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