Internazionali d’Italia, il bilancio azzurro: Errani in cattedra

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Gli internazionali d’Italia ci confermano che il tennis azzurro è ancora donna. L’eroina di Roma è stata sicuramente Sara Errani, capace di spingersi fino in finale, dove si è arresa solo a Serena Williams. Sufficienti le altre azzurre, male gli uomini.

 di Lorenza Paolucci

“Vi ho abituato troppo bene”, aveva risposto così  Sara Errani alle critiche di chi mugugnava di fronte ai risultati poco eccellenti degli ultimi mesi , ed aveva ragione. A Roma “Sarita”, n. 1 del tennis italiano e 11 del mondo, si è presa la sua rivincita, riportando un’italiana in finale al Foro Italico 69 anni dopo l’ultima volta.
Che la terra rossa avrebbe potuto rinvigorirla dopo un inizio di stagione difficile (il veloce resta ancora  un po’ indigesto) ce lo si aspettava ma che Sara potesse spingersi fino all’atto finale degli Internazionali, lo credevano in pochi. E’ vero che sulla superficie amica la romagnola aveva già conquistato finale e semifinale Slam, ma gli ultimi mesi non erano stati felicissimi e Sara sembrava aver perso sicurezza in se stessa, vittima di un gioco ormai troppo disinnescabile dalle avversarie.
Nella capitale però è rinata, ha strappato applausi al pubblico romano, in piedi ad onorarla anche dopo la sconfitta contro Serena Williams in finale, dove Sara infortunata, è rimasta in campo ugualmente ma si è dovuta arrendere ad un’ avversaria che resta la più forte per chiunque.  Dietro all’ottimo risultato (che l’ha vista finalista anche in doppio con Roberta Vinci), c’è  la crescita di un gioco fatto di maggiori vincenti (perfetta la partita contro Jelena Jankovic), e soprattutto l’aver battuto finalmente una tra le prime tre giocatrici del mondo, la cinese Li Na. Con la finale romana della Errani il tennis italiano può vantare così in pochi mesi la seconda finalista in un Premier Mantadory dopo la vittoria ad Indian Wells di Flavia Pennetta.
Meno fortuna e determinazione ha avuto l’amica Roberta Vinci, che continua la sua stagione a correnti alterne. Fuori al primo turno contro la Makarova: impeccabile la russa, troppo distratta Roberta, sempre in difficoltà negli scambi prolungati, a discapito di un talento che certo non le manca. La tarantina non si è potuta consolare neppure con il titolo di doppio, dato che Sara, scesa in campo nonostante le precarie condizioni fisiche, non è riuscita a terminare la partita.
La sorpresa più bella invece porta il nome di Francesca Schiavone che al Foro ritrova se stessa ed il suo tennis, dopo mesi di sconfitte pesanti. Cede solo agli ottavi ad Agnese Radwanska dopo aver estromesso la promessa canadase Eugenie Bouchard. La terra rossa e soprattutto Parigi sono casa sua, speriamo Francesca ci stupisca  ancora.
Flavia Pennetta invece non è riuscita a a migliorare il suo bottino romano (quarti di finale), come si era prefissata alla vigilia. Si è arresa agli ottavi contro una Jankovic in grande spolvero ed a tratti ingiocabile, ma Flavia ha palesato troppa tensione ed uno status fisico e mentale lontano da quella di inizio stagione. Peccato perchè nel secondo turno contro la giovane svizzera Bencic era apparsa in palla, anche se lei stessa aveva confessato di non essere al massimo della forma. La terra rossa resta ancora palcoscenico poco gradito a Flavia, e non certo per questioni tecniche, a Parigi  se vuole fare bene forse dovrebbe  immaginare di giocare sul suo amato cemento.
Guardando alle giovani leve, la nostra più fresca e concreta promessa, Camila Giorgi, ha fatto come al solito il bello e cattivo tempo. Dopo l’impresa contro Dominika Cibulkova ha buttato all’aria il secondo turno con Christina McHale. Ha dimostrato che può fare bene anche sulla terra battuta, a patto però che non spari sempre colpi a pizzicare le linee anche quando non ce n’è alcun bisogno.
Karin Knapp e Nastassja Burnett sono incappate purtroppo in sorteggi sfavorevoli contro Ivanovic e Muguruza.
Gli uomini invece riescono sempre a restare un passo indietro rispetto alle ragazze, certo il livello dell’ ATP è sucuramente maggiore rispetto alla WTA, ma  dalle colleghe donne hanno ancora molto da imparare. Specie Fabio Fognini, che se avesse la grinta e la testa di Sara con il braccio che ha sarebbe tra i primi dieci da tempo, non ci stancheremmo mai di dirlo. A Roma da lui ci si aspettava tanto ed invece all’esordio contro Rosol non è stato mai in partita, schiacciato probabilemte da troppa tensione. Dispiace vederlo sommerso da una bordata di fischi anche dal pubblico italiano, indispettito da i suoi atteggiamenti sopra le righe. Fabio ha risposto senza polemiche, anzi  ha sottolineato che se li è meritati tutti, perchè uno come lui in campo deve dare di più.
La presa di coscienza del ligure è un buon viatico affinchè riprenda da dove aveva lasciato, ossia dalla vittoria in Davis contro Andy Murray e il Roland Garros potrebbe essere un buon pretesto per un immediato riscatto.
Anche l’altro nostro tennista di punta Andreas Seppi ha avuto poca fortuna, sconfitto dall’eterno Tommy Haas, in un match che lo ha visto completamente smarrito nel primo set. L’altoatesino però aveva rimontato nella ripresa ed avrebbe potuto portare a casa la partita se il giudice di sedia non glli avesse ingiustamente inferto un “time volation”  in un momento chiave dell’incontro. Il difetto di Andreas però resta sempre lo stesso,  si concede troppe pause durante le partite, a lui piacciono le maratone ma non sempre possono andare a buon fine.
Filippo Volandri e Simone Bolelli avevano tabelloni complicati. Il primo si è dovuto a rendere a Gil Simons che poi ha dato noie anche a Nadal nel secondo turno, Simone dopo aver sconfitto il connazionale Travaglia nulla ha potuto contro Milos Ranoic. Poteva invece fare di più Paolo Lorenzi che ha ceduto al non irresistibile spagnolo Pere Riba.
Ora aspettiamo Parigi, dove come sempre ci aggrappiamo alle ragazze, sperando che anche gli uomini seguano la stessa strada.

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