Jerzy Janowicz stupisce ancora ma Bresnik dice “E’ un pazzo”

A Stoccarda le sorprese non finiscono. Dopo la capitolazione di Roger Federer al primo turno, anche Grigor Dimitrov si arrende a Jerzy Janowicz, che, dopo due anni di assenza dalle scene tennistiche, mette in mostra ancora una volta il suo indubbio talento. "Peccato il carattere" aggiunge Gunther Bresnik che lo ha seguito nel 2017

Il match più sorprendente di Stoccarda, dopo quello dell’uscita al primo turno di Roger Federer per mano di Tommy Haas, è stato  sicuramente quello fra il redivivo Jerzy Janowicz e Grigor Dimitrov, nel quale il tennista polacco ha estromesso il n.1 bulgaro con  personalità con lo score di 76 62.

Janowicz, dalle indubbie doti al servizio  ha così dimostrato di poter ancora battere un top 15  nonostante il lungo infortunio al ginocchio che ha fortemente influenzato gli ultimi due anni della sua carriera costringendolo a un forzato riposo, e l’attuale ranking di n° 155 Atp.

Il risultato di Stoccarda, comunque non stupisce  più di tanto,  Janovicz è un giocatore senza mezze misure, molto  talentuoso ma un carattere difficile da gestire.

GUNTHER BRESNIK CI HA CREDUTO – Gunter Bresnik, che principalmente collabora con Dominic Thiem e che lo ha seguito un po’ durante quest’anno afferma un po’ scoraggiato  “Durante gli allenamenti mi sentivo come una radio: stavo lì parlando a vuoto, sullo sfondo, mentre lui faceva di testa sua. Jerzy è molto testardo, non gli piace ascoltare, ma questo atteggiamento è in contrasto con la mia filosofia. L’allenatore è come un medico, non gli deve importare cosa vuole il paziente, ma ciò che serve al paziente – racconta dispiaciuto dello scarso impegno che il polacco mette nei suoi allenamenti- Si aspetta di mietere ancora successi, ma ora che è così in basso in classifica non si adatta alla realtà. Ha fatto quella semifinale a Wimbledon nel 2013 e una finale a Bercy, ma erano quattro anni fa. Oggi deve capire che non può più arrivare ad un torneo due giorni prima, allenarsi e pensare che andrà tutto come prima perché, se non ha lavorato in precedenza, semplicemente non accadrà”

D’altronde Bresnik ha una certa esperienza nel trattare con le teste calde del circuito, non per niente ha allenato per un periodo anche Gulbis. La collaborazione Bresnik–Janowicz rimane comunque saltuaria, il coach austriaco è attualmente molto impegnato con Dominic Thiem, un tennista “totalmente differente” da Janovicz, “Perché Thiem è top 10? Perché mi paga non per dargli una opinione,  fa quello che gli si dice di fare”.

UN PO’ DI STORIA – La storia di Jerzy Janowicz parte da Lodz, in Polonia. A soli 5 anni il piccolo Jerzy si avvicina al tennis. Il talento non tarda a manifestarsi e la strada fu presto segnata: finale US Open 2007 e Roland Garros 2008 nel circuito juniores e un roseo futuro innanzi a sé. I genitori, vendettero numerosi immobili per pagare gli allenamenti al figlio, con la speranza di veder nascere una vera e propria stella.

PARIGI-BERCY – Alla fine del 2011 Janowicz era N.221 del mondo, uno tra i tanti, ma quello che Jerzy non sapeva, era che alla fine sarebbe arrivata la sua grande occasione. E arriva infatti a Parigi-Bercy nel 2012 dove partendo dalle qualificazioni mette in fila Kohlschreiber , N.19 Atp, Cilic N.14,  Andy Murray ,N.3 e fresco campione olimpico, al quale deve annullare un match-point prima di prendere in mano un match già perso e portarselo a casa, Tipsarevic N.9 e il padrone di casa Simon N.20. La finale persa con David Ferrer, allora N 5 del mondo a quel tempo in splendida forma, che per lui è come una Coppa del Mondo vinta a giudicare dal suo sorriso al momento della premiazione, e con quella immagine negli occhi resta molto difficile non definire tutto questo come una bella fiaba.

SEMIFINALE A WIMBLEDON – Nel corso del 2013 arrivano infine la splendida semifinale a Wimbledon,  persa 3-1 col poi campione Andy Murray, e i quarti a Roma, dove dopo aver battuto Gasquet e Tsonga  si  arrende a Federer. Dopo di che la storia del polacco si riduce a poco o niente, complici i vari problemi al braccio e infine l’infortunio al ginocchio. Il talento però c’è, e questa è tutta un’altra storia. Il suo ritorno ai vertici nel circuito non può che farci sperare che questa seconda opportunità non vada sprecata.

 DI TALENTO, MA UN PAZZO Anche Gunther Bresnik la pensa come noi e incrocia le dita “Mi sono offerto di aiutarlo perché ho visto in lui grandi qualità che non vengono sfruttate. Ottimo servizio, eccellente dritto e rovescio, buona mano, tocco e volée. Fra i giocatori alti del tour è quello dalla sensibilità più elevata, ha senza dubbio un potenziale da top 10. E’ solo un po’ pazzo!”.

 

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