La caparbietà del serbo è winner

Nole c’è. Ed è sempre fortemente, tenacemente e testardamente intenzionato a batterti

Nole c’è. Ed è sempre fortemente, tenacemente e testardamente intenzionato a batterti.

Non è ancora al meglio delle sue possibilità Novak Djokovic.

Suona strano, è vero, però nella “ricetta Djokovic” manca ancora qualcosa, forse a causa del nuovo team di allenamento del serbo, forse a causa di un po’ di stanchezza. Comunque il serbo ancora non convince.

Non convince ma conquista il titolo ad Indian Wells battendo in finale un Roger Federer che invece sembra tornato agli antichi splendori.

Ma vediamo come sono andate le cose. Novak Djokovic si è trovato a Indian Wells un tabellone molto favorevole, soprattutto se paragonato a quello capitato ai suoi rivali di sempre. Praticamente Nadal, Federer, Murray e Wawrinka si sono trovati tutti nella stessa parte di tabellone, mentre le teste di serie nel tabellone di Djokovic erano Gasquet, Berdych e un Del Potro già infortunato.

Il primo Master 1000 della stagione lo vedeva quindi molto favorito anche se poi in effetti di facile il serbo ha trovato ben poco. Fra alcuni parziali in cui ha giocatro al suo solito livello,come il primo set della partita con Cilic, il Serbo ha regalato infatti addirittura dei parziali a Gonzales e ad Isner e perso palle-break con giocatori come Hanescu. Con Isner poi, tennista di casa decisamente in palla,  i giochi si sono fatti particolarmente complicati e pur avendo la possibilità nel secondo set di andare a servire per il match, Nole si è fatto trascinare al terzo set. Fortunatamente un black-out dell’americano gli hanno permesso di concretizzare e fare suo il match  grazie soprattutto al suo orgoglioso carattere.

E di carattere parliamo quindi quando parliamo di Djokovic. Lo stesso carattere che lo faceva asserire all’età di sei-sette anni che sarebbe diventato il numero 1 del mondo, lo stesso carattere che gli ha fatto vincere partite impossibili e che forse lo ha logorato per la sconfitta subita sempre da Federer a Dubai due settimane prima, in cui i due, ma soprattutto Federer, ci avevano fatto vedere cose inimmaginabili.

Federer d’altro canto ha giocato un ottimo torneo qui a Indian Wells battendo fra gli altri uno dei tennisti più in forma del momento, l’australiano Kevin Anderson e fermando con 6-3 6-1 la corsa dell’imprevedibile Dolgopolov che aveva già battuto nomi come Rafa Nadal, prima testa di serie del torneo e campione in carica, e contro il quale Fognini non aveva potuto nulla.

Djokovic  fatica a trovare una chiave di lettura contro questo Federer ,che ha tutto, un servizio imprendibile e traiettorie improbabili e ingiocabili e comunque sembra seriamente intenzionato a ripetere il successo di Dubai.

Ma la storia è come una partita di tennis, non sai mai cosa il destino ti riserva, bastano delle casualità, un nastro, una palla fuori di un millimetro.E questa storia la sappiamo tutti.

Quello che non ci saremmo immaginati sul 3 pari del secondo set è che Djokovic riuscisse prima a portarsi in vantaggio e poi, spalancando gli occhi sul servizio di Federer, a fargli un break e ribaltare la storia del match.

Niente di già scritto nel terzo, sia ben chiaro, ma vincere il set dà una luce nuova agli occhi del serbo che sale sul 5-4 con un break di vantaggio e infine si spinge a un tie-break che vince per 7-3

Nole conquista dunque il suo 42esimo titolo, il terzo a Indian Wells dopo quello del 2008 e del 2011, il 17esimo  Master 1000

Le prime due posizioni del ranking atp per ora restano invariate ma Djokovic con tanto di trofeo manda un messaggio ai suoi colleghi, che il loro nome sia Rafa oppure Roger ed è quello che anche se ancora in fase di perfezionamento e non al massimo della forma Nole c’è ed è sempre fortemente tenacemente e testardamente intenzionato a batterti.

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