Preview RG: è tempo di semifinali, Gulbis mina vagante!

Per le semifinali di uno slam i primi giocatori del mondo si fanno sempre trovare pronti. Stavolta, accanto a tre dei Fab Four, ci sarà una mina vagante. Ernests Gulbis proverà a scardinare il sistema, e dopo aver battuto Federer e lasciato le briciole a Berdych, sarà Djokovic che si troverà di fronte. di G.Tassi

Per le semifinali di uno Slam i primi giocatori del mondo si fanno sempre trovare pronti. Stavolta, accanto a tre dei Fab Four, ci sarà una mina vagante. Ernests Gulbis proverà a scardinare il sistema, e dopo aver battuto Federer e lasciato le briciole a Berdych, sarà Novak Djokovic che si troverà di fronte. Il tennis è una combinazione, da un lato, di talento e fortuna, e quelli ti piovono dal cielo, dall’altro di lavoro e mentalità vincente. Ci sono giocatori che si sono sudati i loro risultati, raggiunti con grande fatica e costanza, e altri che hanno più talento e ci sono arrivati più facilmente, pur ovviamente non potendo mai prescindere dal lavoro e l’allenamento. Ernests Gulbis è sempre stato una cicala nel tennis. Ora, però, sembra si stia trasformando in una formica. “Ho avuto diversi alti e bassi nel mio rapporto con il tennis, ma or sono davvero felice. Voglio dimostrare a me stesso di poter dare il meglio in questo sport”.
Vedendo Gulbis raggiungere la prima semifinale in uno Slam, non si può non ricordare come, all’inizio dello scorso anno, fosse stato vicino al ritiro. Il lettone a fine 2012 era fuori dai primi cento, e all’inizio del 2013 gravitava nel circuito Challenger e non giocò neanche gli Australian Open, per i quali avrebbe dovuto disputare le qualificazioni. Dopo il Challenger di Heilbronn, venne in Italia, per giocare a Bergamo. La sconfitta al primo turno, contro Przysiezny, segnò l’apice della sua crisi. Ernests era davvero sul punto di ritirarsi, poi si convinse a provarci un’ultima volta. Dopo Rotterdam e Marsiglia, volò a giocare a Delray Beach. Gulbis ha iniziato da lì una striscia di tredici vittorie consecutive, che l’ha portato a vincere il torneo americano, e poi a qualificarsi per Indian Wells la settimana successiva, arrivando fino al terzo turno, con conseguente balzo in classifica. Da allora, Gulbis è solo risalito, prima rientrato nei primi cento, poi nei primi cinquanta, poi nei primi venti. Da lunedì sarà un Top10.
Per un giocatore umorale e incostante come lui, una partita vinta o persa può fare la minima differenza in una carriera. Se avesse perso l’ultimo match di qualificazione per il main draw di Delray Beach ora dove sarebbe? Forse a studiare storia dell’arte in Lettonia. Una delle sue passioni, insieme alla filosofia.
Di Gulbis si è detto davvero tanto, di quanto il fatto di avere alle spalle una famiglia ricchissima l’abbia influenzato negativamente, gli abbia tolto un po’ di “fame di vincere”. Ma se un giocatore ha la scintilla del campione, nulla gliela toglie. Più che poca fame di vincere, a Gulbis è sempre mancata, oltre alla costanza negli allenamenti, un’adeguata capacità di gestione del punto e della partita, quasi delle emozioni. La sua esuberanza in campo gli ha sempre fatto vincere dei punti spettacolari ma anche commettere una marea di errori che alla fine gli condizionano la partita. Ora, quella passione che ha sempre messo nella vita al di fuori del tennis, Gulbis ce la mette in campo. E anche se il diritto si è indebolito rispetto al passato, il rovescio è sempre uno dei migliori del circuito, così come il servizio. Ma la vera differenza la fa l’attitudine mentale: Gulbis ha trovato una nuova concentrazione, riesce a limitare il numero degli errori, fa la cosa giusta al momento giusto, come mai lo si era visto fare in passato.
Certo, contro Djokovic sarà tutta un’altra storia. Il serbo in difesa è uno dei migliori giocatori del mondo, e Gulbis, per chiudere i punti, dovrà sempre giocare un colpo in più. Questo potrebbe portarlo, in numerose occasioni, a perdere la pazienza. Anche il servizio gli porterà meno punti gratuiti, poiché avrà di fronte un gran ribattitore. Ma Gulbis è un giocatore rinnovato, ecco perché i giochi sono aperti.
Nella seconda semifinale, Rafael Nadal sfiderà lo scozzese Andy Murray. Come prevedibile, non appena ha sentito l’aria di Parigi e il profumo di Slam, Nadal è tornato a fare sul serio, e contro Ferrer nei quarti di finale ha messo le cose in chiaro. Rispetto all’inizio della stagione sulla terra, Nadal serve meglio, riesce a stare più vicino alla riga di fondo, a controllare lo scambio e a far male col diritto. Ferrer è stato il primo vero ostacolo, perché fino ai quarti di finale lo spagnolo aveva incontrato solo giocatori dal n.57 in giù della classifica. In semifinale, Murray rappresenterà un test ulteriore per verificare le sue condizioni. A Roma lo scozzese è riuscito a mettere Nadal in serie difficoltà. Bisognerà vedere quanta benzina avrà lo scozzese, dopo aver giocato una maratona in due giorni contro Kohlschreiber, e soprattutto un’altra sfida in cinque set, quella contro Monfils, molto dispendiosa a livello fisico e mentale. Oltre alle condizioni fisiche, a preoccupare di Murray è infatti anche proprio l’aspetto mentale. Lo scozzese sta giocando, finalmente anche sulla terra, un tennis aggressivo, riuscendo a imporre il suo gioco. Tuttavia, sia contro Kohlschereiber che contro Monfils non è riuscito chiudere quando doveva, e ha concesso fin troppe chances al suo avversario per rientrare in partita. Contro Nadal, indecisioni di questo genere non saranno certo concesse, e ogni black out potrà essergli fatale.
di Benedetta De Paola

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