Quando la costanza non basta più

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Questo inizio di stagione ha decretato le difficoltà dell’ex n.1 del mondo Caroline Wozniacki, scivolata fuori dalle prime quindici, e della nostra Sara Errani che dopo due anni è uscita dalla top ten. Entrambe queste giocatrici  si sono distinte per la loro singolare costanza ma arriva un momento i cui bisogna spingersi oltre.

di Lorenza Paolucci

La costanza nello sport è importante, spesso fondamentale e può rappresentare uno spartiacque tra chi vince meno pur avendo talento e chi vince di più pur essendo meno dotato. Nel tennis può fare la differenza soprattutto quando non si è un tennista da imprese, da fiammate ma semplicemente un grande regolarista.
A lungo andare però aggrapparsi alla regolarità dei risultati non basta più, se questi risultati non vengono come un tempo perchè magari il gioco è diventato obsoleto e gli avversari sanno come scardinarlo.
Con questa triste realtà stanno facendo i conti Caroline Wozniacki e Sara Errani. Due giocatrici accomunate da un tennis di sfinimento, da un presente difficile e forse da un medesimo futuro, ma diverse nelle prospettive passate, negli obiettivi prefissati.
La danese di anni ne ha 23 e teoricamente avrebbe davanti a se tutta una carriera per tornare ai vertici, ma negli ultimi anni sembra essere in caduta libera. Comincia ad affacciarsi nel tennis che conta nel 2008, quando chiude la stagione da n.13 WTA, vincendo i suoi primi tornei. Nel 2010 diventa la n.1 del mondo, a soli vent’anni, la più giovane della storia dopo Martina Hingis.
Ha vinto ventuno titoli WTA ed in particolare tra il 2010 e il 2011 fa incetta di trofei, anche nelle sue stagioni più buie come le ultime due, riesce sempre a portare a casa dei titoli. Ma le ambizioni della graziosa danese, si sa, erano ben altre. Il desiderio di uno Slam, la cui vittoria vale più di mille WTA, non è mai stato celato da Caroline, ma purtroppo questo sogno è sempre stato lontano dall’ essere realizzato. Solo nel 2009 arriva in finale a New York e si arrende comprensibilmente a Kim Clijster, per il resto oltre la semifinale australiana nel 2011, suo ultimo anno di grazia, non si è più spinta oltre gli ottavi di finale.
Risultati questi sicuramente non degni di una n.1 del mondo. Le delusioni però non sembrano averla pizzicata più di tanto, il suo tennis non è cambiato, ciò che cambiano sono solo gli allenatori e forse la mancanza di una guida tecnica fissa può essere uno dei motivi della sua decable.
Caroline è sempre stata un’avversaria ostica per chiunque, nel circuito è altrimenti detta “Wallniacki” dato che giocare contro di lei è come giocare contro un muro che rigetta dall’altro lato qualsiasi cosa. Un gioco, quello della danese, volto più a cercare l’errore dell’avversaria, ad appoggiarsi sui colpi altrui, ma anche fatto di buoni vincenti ed un’importante potenza fisica. Un tennis così però inevitabilmente è destinato a diventare impotente se non migliorato.
Medesima cosa  sta succendendo alla nostra Sara Errani, che dopo due anni è scivolata fuori dalla top ten, complice la difficoltà di non riuscire più a portare a casa partite contro avversarie di una certa portata. Come per la danese, il gioco dell’azzurra sembra non far più male alle rivali, Sara però ha il bonus della stagione sulla  terra rossa, dove il suo tennis si adatta sicuramente meglio. C’è da dire anche che la romagnola in questi anni ha raggiunto risultati impensabili, oltre le più rosee previsioni, e resta l’azzurra che vanta la più lunga permanenza tra le prime dieci del mondo.
Un altro tennista che ha sempre fatto della costanza la sua arma migliore è David Ferrer, spintosi fino al n.3 del tennis mondiale. Negli ultimi mesi però la sua capacità di vincere sempre contro tennisti di ranking inferiore è venuta meno ed il gap contro i primi del ranking è ancora troppo importante  perchè possa colmare queste lacune magari portando a casa scalpi prestigiosi. Certo lo spagnolo ha una storia diversa rispetto alle colleghe sopracitate, dato che in carriera ha collezionato anche diverse semifinali Slam e la finale lo scorso anno al Roland Garros, dimostrando una certa bravura ad infilarsi li tra i fab four, che difficilmente però riesce a superare.
Insomma la costanza è importante ma a lungo andare non può più mascherare certi limiti di gioco.

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