Quanto è importante la prima di servizio sul break point?

Una bella analisi dell'ATP suggerisce che, quando ci si trova a dover annullare un break point, è fondamentale mettere in campo il primo servizio. Da Djokovic a Tsonga: quanto influisce questo fatto sulle loro prestazioni?

Spesso quando si fronteggiano i break point, sopraggiunge la paura dell’errore e subentra il cosiddetto “braccino”. Ma il vero segreto qual è? Mettere la prima di servizio. Anche a livello professionistico è fondamentale, ce lo dice un’analisi approfondita dell’ATP.

I punti che influiscono di più sull’andamento finale di una partita di tennis sono i break point. La priorità è prestare attenzione al proprio servizio: salvando quei preziosi punti c’è una ampia possibilità di vincere i match e – esagerando – di costruirsi una carriera.

Un’analisi di ATP Beyond the Numbers sui giocatori della top 10 di fine 2015 dell’Emirates ATP Ranking mostra che esiste una grande differenza tra salvare un break con la prima e salvarlo con la seconda di servizio. Anche i più forti lo sanno. Cominciamo con il numero uno del mondo: Novak Djokovic. Il serbo, nel 2015, ha messo la prima in campo due volte su tre (66%) quando si è trovato davanti ad un break point, e ha vinto il 73% di quei punti critici. Se Djokovic manca il primo servizio, la percentuale di vincere i punti scende al 59%.

La ragione principale è la potenza del primo servizio. Djokovic in media si aggira intorno ai 192 km/h con la prima, e 156 km/h con la seconda. La differenza di velocità implica che l’avversario cercherà di difendersi maggiormente contro la prima di Nole, e attaccherà invece contro la seconda palla, più lenta.

Il numero due del mondo, Andy Murray, è molto abituato a lottare contro i break point: è molto vicino a Djokovic per quanto riguarda la percentuale di break salvati sulla prima (72%), con il serbo avanti solo di un punto. Ma quando Murray sbaglia il servizio, ha solo il 53% di break point salvati sulla seconda – una sostanziale differenza di sei punti rispetto a Novak.

Jo-Wilfried Tsonga, invece, ha la maggiore differenza di percentuale tra i break point salvati con la prima e quelli con la seconda: 39%. Tsonga guida la top-10 dei break point salvati con il primo servizio con un incredibile 83%. Ma curiosamente, è in fondo alla classifica per break salvati con la seconda, solo 44%. Tsonga ha vinto il 53% di punti con il secondo servizio nel 2015.

Rafael Nadal è sceso da numero 3 a fine 2014 a numero 5 a fine 2015, e questo potrebbe essere in parte grazie alla sua performance davanti ai break point. Assieme a Kei Nishikori, Rafa ha la più bassa percentuale di break point salvati con la prima, al 67%. Nadal raggiunge Tsonga tra gli unici due top-10 sotto il 50% (49%) in quanto a break salvati con la seconda.

Esiste una connessione tutta svizzera, poi, tra Roger Federer e Stan Wawrinka. Entrambi sono al 77% per break salvati sulla prima (secondi a pari merito), e hanno un rispettabile 55% sulla seconda. Il gioco aggressivo di Nishikori crea la minore differenza della top-10 tra break point salvati sulla prima e sulla seconda. Ha salvato il 67% di punti sulla prima e guida la classifica con un altissimo 62% sulla seconda. Kei è tre punti sopra Djokovic con la seconda.

Stando alla legge dei grandi numeri, queste statistiche valgono a tutti i livelli del nostro sport. C’è molto da imparare da questi dati per tutti i giocatori amatoriali del mondo. Perciò non pensate: ‘ho due servizi, me la gestisco con calma e annullo il break’. No. Mettete la prima e dormirete sonni tranquilli.

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