Rafael Nadal, chi è causa del suo mal pianga se stesso

La sindrome di Hoffa, la programmazione e lo stile di gioco: analisi dei problemi fisici dello spagnolo. Di Rodolfo Lisi.

La carriera di Nadal è stata, sin dagli esordi, a elevato rischio. Si ricordi come lo spagnolo abbia sofferto di un problema al piede che lo costrinse a saltare i primi importanti appuntamenti sull’amato rosso, come il Roland Garros del 2004. A suo tempo, grazie all’utilizzo di una particolare soletta, si scongiurò il ritiro anticipato del toro di Manacor dai campi di gioco. Tuttavia, i problemi di Rafa non si limitarono al solo problema al piede. È noto come Nadal sia affetto dalla cosiddetta “Sindrome di Hoffa“, una patologia assai debilitante che colpisce le ginocchia.
Più precisamente, trattasi di una infiammazione dolorosa del corpo di Hoffa (un cuscinetto di tessuto adiposo posto dietro la rotula). Non è raro osservare due bende subito sotto il ginocchio.

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Gli “strap” al di sotto del ginocchio servono a prevenire un peggioramento della condizione clinica e l’insorgenza di una più grave patologia del tendine rotuleo. Sulla terra rossa, è bene precisare, il problema è in parte limitato: i giocatori abituati a queste superfici che permettono lo “scivolamento controllato”– dove, a parità di impulso, il maggior tempo di frenata implica il raggiungimento di forze massime più basse (Figura 1) – sono colpiti da un numero significativamente inferiore di situazioni dolorose o di infortuni rispetto a coloro i quali si cimentano su superfici “dure”. Questi riscontri hanno giustificazioni di tipo biomeccanico in quanto, ad esempio, la reazione al terreno, in alcuni colpi, è tre volte superiore su queste superfici rispetto a quella sulla comune terra rossa, così come risulta più elevata l’attività elettromiografica dei muscoli peronei. Rafa, in estrema sintesi, sulla terra rossa può scivolare nel recupero di una palla, ad esempio, ammortizzando i carichi elevati: maggior tempo di frenata significa minore stress a livello delle articolazioni.

igura 1. Lo scivolamento su una superficie in terra rossa si traduce in una fase di frenata più lunga e con forze massime inferiori a quelle che si riscontrano su una superficie dura. Si noti che se il tennista arriva alla frenata con la stessa velocità, ossia la stessa quantità di moto, l’area sottesa dalle due curve, corrispondente all’impulso, è la medesima nei due casi.
Figura 1. Lo scivolamento su una superficie in terra rossa si traduce in una fase di frenata più lunga e con forze massime inferiori a quelle che si riscontrano su una superficie dura. Si noti che se il tennista arriva alla frenata con la stessa velocità, ossia la stessa quantità di moto, l’area sottesa dalle due curve, corrispondente all’impulso, è la medesima nei due casi.

Ciò, ovviamente, non è possibile con le stesse modalità e facilità sui campi in duro. Tanto premesso, chi scrive stigmatizza la programmazione del 2017 del Campione spagnolo. Premesso che Rafa non riesce, spesso, a terminare integro una intera stagione, dopo la vittoria agli Us Open dello scorso anno, sarebbe stata auspicabile una pausa. Dunque, saltare la Laver Cup e la tournée asiatica (o almeno partecipare ad un solo evento), indirizzando i propri obiettivi verso la conquista dell’unico trofeo mancante al suo invidiabile palmarès, ovvero le Atp Finals. Ed invece, Rafa ha partecipato ai maggiori eventi di ottobre e novembre – per riuscire a conquistare il primo posto nel ranking Atp – arrivando in condizioni precarie all’appuntamento di Londra. Tale decisione, scellerata, ha sicuramente contribuito all’insorgenza dell’infortunio all’inguine patito agli Australian Open 2018, nel corso della partita contro Cilic. Si è verificato, cioè, un sovraccarico distrettuale dovuto, appunto, alla mole di gioco degli ultimi mesi. La programmazione del 16 volte campione slam prevede il ritorno ad Acapulco e poi la partecipazione ai 2 mille americani: ancora una volta, la scelta è da considerarsi azzardata. Meglio rientrare sulla terra rossa, a Montecarlo. Purtroppo, però, gli sponsor e i contratti con i vari tornei la fanno da padrone a discapito della performance e, soprattutto, della salute dei tennisti.

Di Rodolfo Lisi

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  1. C’è da dire anche che possono esistere vie di mezzo, per quanto riguarda i rapporti con i tornei, non diamo la colpa a loro, quando è dei giocatori… Da qui alla stagione sul rosso lui prevede di giocare 3 tornei, quando invece potrebbe limitarsi a giocarne uno solo, due massimo: il senso di giocare Acapulco dove sta? Più volte ha saltato il 500 di Basilea per problemi fisici, e ora come ora, affrettare il ritorno su una superficie non congeniale, credo sia una stupidaggine enorme, potrebbe fare con Acapulco lo stesso fatto con Basilea.. Pagherà qualcosa al torneo per la mancata presenza, dubito abbia problemi di natura economica che non gli permettano di farlo

    1. Lui non si è rotto per fare soldi…lui ha delle patologie congenite che nella normalità dei casi non gli permetterebbero neanche di fare sport…ha dovuto usare dei plantari rivoluzionari per correggere il suo problema allo scafoide ma ciò comporta problemi alla postura,alla schiena e conseguentemente alle ginocchia….lui conosce il suo fisico ed i rischi che corre….avesse ascoltato i medici non avrebbe mai giocato a tennis da professionista. Invece ha fatto di testa sua ed i risultati gli danno ampiamente ragione..e quindi se sceglie di giocare Acapulco e gli altri Masters 1000 ha assolutamente ragione lui

    2. Ragazzi, nessuno nega che abbia questo problema, e mi spiace per lui, ok, ma se sai che giocare su questi campi ti crea più problemi e stai andando avanti con l’età, non vai a cercartele giocando tornei superflui, ma cerchi di adattarti al tuo corpo e gli dai le attenzioni di cui necessita. Se poi giochi tornei non necessari e ti fai male, allora sei doppiamente scemo, perché se sai che hai dei problemi e te le cerchi, non puoi lamentarti con nessuno

  2. Come, solo Federer si sa organizzare Rafa no.Federer ha avuto la grande fortuna ammessa anche da lui di non aver mai avuto grossi infortuni e quindi smettetela di giudicare Rafa.Murray e e il serbo allora anche loro sono incapaci di gestirsi visto che sono fuori per infortunio.Smettetela state rompendo

  3. Fa davvero sorridere leggere che sia una “decisione scellerata” cercare di raggiungere il numero 1 del mondo. Come fa sorridere il fatto che si attribuisca una mancata vittoria del master alla partecipazione alla Laver Cup, o che l’infortunio agli AO sia causa di una mancata programmazione, quando invece lo stiramento al muscolo Elipsoas è un infortunio più unico che raro, attribuirle sicuramente alla sfortuna o ad un movimento sbagliato (lui stesso ha ammesso di aver sentito una fitta in un recupero a rete) più che allo stare in campo 18 ore in tre giorni, ad esempio. Rafa non può permettersi di saltare tutti i tornei sulle superfici che non gli garbano: uno perché come tipologia di giocatore è uno che ha bisogno di giocare, due perché comunque, a differenza di qualcun altro, lui è estremamente competitivo su tali superfici e sa che può giocarsela.

    1. Gentilissimo, non è raro che lo stiramento muscolare in oggetto sia ascrivibile al carico di lavoro dei mesi precedenti. Tra l’altro, il manto in duro non agevola gli scatti repentini e le brusche frenate.

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