Rafael Nadal: “Non riesco a immaginare di essere in campo a 36 anni, come Roger Federer”

Un vecchio video nel quale afferma di preferire giocare sull'erba piuttosto che sulla terra. La prospettiva di competere fino a 36 anni, come Roger Federer. Lo zio Toni. Tanti gli argomenti trattati da Rafael Nadal in una intervista rilasciata alcuni giorni fa.

Rafael Nadal ha concesso una interessante intervista al sito AS.com e ha affrontato diversi temi. Tra i tanti ha parlato di un vecchio video nel quale ha sostenuto di preferire giocare sull’erba che sulla terra. “Non ho visto il video, ma nonostante i titoli vinti nei tornei su terra, non ero preparato per questa superficie. O meglio: lo zio Toni non ha incentrato la mia preparazione affinché un giorno diventassi uno specialista. E’ vero, il gioco espresso e i successi ottenuti all’inizio della carriera mi hanno reso più sicuro su quella superficie. Tuttavia, giocare sull’erba mi entusiasmava”, ha raccontato Rafa, confermando di fatto quanto aveva detto anni e anni fa e che è stato immortalato nel video. Rafael Nadal ha chiuso la stagione in vetta alla classifica mondiale, ma anche a questo proposito, il campione maiorchino ha le idee chiare. “In questa fase della carriera è bello avere la possibilità di presiedere il ranking. Ce l’ho fatta e sono davvero felice. Il mio obiettivo è però a più ampio raggio: non vivere con l’ossessione del primato, ma stare bene fisicamente e essere competitivo”. Come dire: prima la forma e l’integrità, il resto arriva di conseguenza.

I PARAGONI CON ROGER FEDERER – “Non sto pensando e programmando di giocare fino a 36 anni. Ciascuno segue il proprio percorso. A 26 anni non guardavo ai 31 e ora, in prospettiva futura, vale lo stesso discorso. Al momento non riesco a immaginarmi in campo all’età di Federer. Non si sa mai, però: entrano in gioco diversi fattori come la condizione fisica, le motivazioni, la preparazione”

LO ZIO TONI – Come è noto, Toni Nadal non seguirà più Rafa, ma dal numero 1 non sono mai mancati elogi e ringraziamenti all’indirizzo dello zio. “E’ una persona splendida. Nel nostro rapporto professionale ci sono state fasi conflittuali perché fin da quando ero un bimbo lui desiderava raggiungere il massimo con me. Le sessioni di allenamento erano dure e non sono mancati i momenti di tensione, ma sia chiaro che io ho sempre saputo che ha agito per il mio bene”.

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