Roger Federer ha ritrovato se stesso?

Il match contro Fabio Fognini a Parigi-Bercy ha fatto intravedere miglioramenti notevoli al servizio e un Federer molto meno falloso e approssimativo.

E’ acciaccato da tempo, ma Fabio Fognini sembrava il giocatore giusto per mettere in difficoltà Roger Federer. E invece, nonostante qualche difficoltà nel primo set, lo svizzero non è mai andato in affanno, dimostrando una nuova versione di sé dopo quelle opache di Shanghai e Basilea.

La cosa che più balza agli occhi è sicuramente il servizio: non tanto la percentuale di prime (ancora da ritrovare), quanto quella di punti con la prima. Fino al match di semifinale contro Daniil Medvedev a Basilea era stata uguale o minore al 70% e, per un giocatore che fa del servizio uno dei suoi punti di forza, è troppo poco. Dalla partita contro il russo in poi, sono arrivati un 86%, un 91% contro Marius Copil in finale nel torneo di casa sua, e un 81% proprio ieri contro Fabio Fognini a Parigi-Bercy. Per non essere mai sceso in campo fino al terzo turno e sapendo quanto bisogno ha Federer di giocare e trovare ritmo, è un risultato eccezionale. Specialmente contro un tennista come Fognini, che può metterti in difficoltà colpendo la palla molto forte, facendoti perdere fiducia e costringendoti a osare e quindi sbagliare.

Federer ha vinto il match grazie alla consapevolezza di essere più forte: cosa che gli è decisamente mancata a Shanghai e, fortunatamente per poco, a Basilea. Per una settimana e mezzo Roger ha avuto quel piccolo pensiero, fastidioso e continuo, che gli mordeva la corteccia cerebrale: “E se avessi dato tutto?“. Ovviamente è durato poco. Ma è l’unica spiegazione a quel breve periodo di confusione, break e contro break e doppi falli. Ieri Federer è tornato sui suoi livelli: non eccezionali, non su quelli del 2017, ma era Federer. E Fognini se n’è accorto: nell’ultimo game ha cominciato a giocare con indolenza, senza sforzo, come fosse un’ammissione di inferiorità. Il tennista azzurro si comporta spesso così, quando sa che non c’è nulla da fare.

E poi la velocità, le gambe. Hanno ripreso a scattare: non ha mai mollato da fondo, sempre intestardendosi nel cercare di mettere lo scambio dalla sua parte. E ce l’ha fatta, Fognini nel primo set è stato al suo passo, poi Federer ha cominciato anche a far girare il rovescio. E non c’è stato più nulla da fare. Enormi miglioramenti dunque, per un ragazzino di 37 anni che non smette mai di volere di più. L’obiettivo vero sono le Finals di Londra, ovviamente, ma Roger l’ha detto: “Qui a Parigi voglio giocare, mettermi in forma, magari provare a battere Djokovic in semifinale e poi vedere. Vincere il torneo non mi interessa“. Obiettivi chiari, definiti, per tornare a competere con i più forti. Il prossimo ostacolo si chiama Kei Nishikori (quarti di finale, stasera non prima delle 21.30), già sconfitto a Shanghai due settimane fa.

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