Le precoci e inaspettate eliminazioni di Serena Williams e Andy Murray dal torneo di Miami hanno destato scalpore fra tutti gli appassionati. Probabilmente neanche il più accanito scommettitore avrebbe mai avuto il coraggio di puntare qualche spiccio su i loro rispettivi incontri. Ma cosa hanno in comune questi due match? Possiamo parlare – o meglio scrivere – di un declino di questi immensi tennisti?
Molti esperti – quando è cominciata la rassegna in Florida – ritenevano che Serena avrebbe quanto meno lottato per il titolo finale. Qui la sua storia parla chiaro: ha vinto le ultime tre edizioni, facendo registrare l’incredibile quota di 20 vittorie consecutive. Oggi, la numero 1 del mondo sta vivendo una condizione assurda e “bipolare”: da una parte l’ossessione per il raggiungimento del record di Steffi Graf; dall’altra, l’inevitabile confronto con la realtà quotidiana, basata sul costante e duro lavoro.
Occorre sottolineare le preoccupanti statistiche di Serena contro Svetlana Kuznetsova: 39% dei punti con la seconda, 13 aces, però anche 8 doppi falli. Nel post partita qualche cronista le ha fatto notare che non si è mossa al meglio in campo, ma la statunitense ha risposto stizzita: «Adesso non mi sembra corretto criticare i miei movimenti. Ho dato il massimo, eppure non è bastato». Con stoccata finale un po’ sopra le righe: «D’altronde, queste avversarie con me sfoderano la prestazione della vita, per batterle devo essere al 300%».
E per quanto riguarda Andy Murray? Nonostante la sua solidità mentale e tecnico-atletica sia senza dubbio migliorata nel corso degli anni, in questo avvio di stagione sembrerebbe in leggero appanno. Ricordiamoci che lo scozzese è incappato in un paio di prestazioni mediocri anche ad Indian Wells (eliminato dall’argentino Federico Delbonis per 4-6, 6-4, 6-7, ndr). Parte della critica ritiene possibile un rimescolamento di valori tra i vertici del circuito maschile, in particolare fra i membri del magico club dei “Fab Four”; però questa tesi non convince il numero 2 del mondo: «Credo che nelle ultime due annate ci siano state delle particolari fasi simili a questa, ma alla fine non c’è stato nessun stravolgimento. Non bastano un paio di settimane di risultati sorprendenti per scalare la classifica. In ogni caso spero che non sia il sottoscritto a pagarne le conseguenze».
In prospettiva futura chi ci sarà? Thiem, forse sprazzi di Dolgopolov, una New entry, Jarry, kyrgios, Goffin, rublev e zverev.