STAN WAWRINKA, UN SOGNO CHE CONTINUA

Stanislas Wawrinka, il secondo per eccellenza, è in finale all'Australian Open. Una vita da mediano, che ora si è trasformata completamente. E adesso Stan vuole stupire ancora.

C’era una volta un ragazzino di nome Stanislas, svizzero, ma dalle chiare origini straniere, che sognava di diventare un tennista professionista. C’era una volta quel ragazzino, ora non c’è più. Quel bambino sognatore adesso ha lasciato spazio ad un uomo, un certo Stanislas Wawrinka, che il suo sogno, in qualche modo, è riuscito a realizzarlo. Anzi, forse, ha fatto addirittura di più. Lui che sognava di giocare a tennis ad un buon livello, lui che sognava di vincere qualche torneo, piazzarsi tra i primi 50, massimo 30 del tennis mondiale, si trova a giocare una finale Slam, la prima della sua carriera, all’età di 28, quasi 29 anni. Un exploit, che neanche lo stesso Wawrinka si aspettava, visto e considerato il livello dei primi quattro o cinque in classifica, quella classifica che tra i primi quattro o cinque, rischia di vedere scritto proprio il nome di Stan, al termine dell’Australian Open.

Adesso, ad attendere la sorpresa del torneo, rimane solo l’ultimo turno, il più importante, la finale. Lui, secondo svizzero a raggiungere una finale Slam nella storia del tennis (inutile e superfluo specificare chi sia stato il primo), ha l’occasione più importante della sua carriera. Vincendo, Stan si troverebbe catapultato in un altro mondo, tennisticamente parlando. Per prima cosa, con i punti accumulati, agguanterebbe la terza posizione, sopravanzando Roger Federer, diventando il numero uno svizzero, ma soprattutto, il numero tre a livello mondiale, superando di gran lunga tutte le proprie migliori aspettative, perchè Stan non è il classico tipo che non nutre fiducia in sé stesso, ma i risultati ottenuti vanno oltre le sue più rosee aspettative.

Già lo scorso anno in Australia, il primo grande exploit dello svizzero, proprio contro Novak Djokovic. Una delle partite più belle ed emozionanti degli ultimi anni, chiusa ad oltranza al quinto set dal serbo, poi vincitore del torneo, nella quale, però, l’elvetico non demeritò affatto, anzi, forse meritava qualcosina di più. Quel qualcosa in più che si è ripreso, con gli interessi, un anno dopo, sconfiggendo ad oltranza al quinto set, quel Novak Djokovic che l’anno precedente l’aveva estromesso dal torneo. Un match emozionante come quello di 366 giorni prima, con Wawrinka abile a non lasciarsi andare quando Nole, nel quinto parziale, dopo aver pareggiato il computo dei set, partiva con un break quasi immediato, tentando l’allungo. Subito Stan lo controbreakka e si porta a condurre, fino alla fine, fino alla semifinale.

Semifinale: Tomas Berdych. Il ceco è matto, si sa. Capace di grandissimi exploit e di flop clamorosi, giocatore solido, ma allo stesso tempo imprevedibile e umorale quasi come nessun altro. Wawrinka è chiamato all’impresa, non può uscire due giorni dopo la sua più importante vittoria in carriera. Non può ed infatti non ci riesce, non consente a Berdych di porsi tra sé e la finale, nonostante l’elvetico giochi molto bloccato e non riesca ad esprimere appieno il suo tennis, il suo fantastico rovescio a una mano, uno dei migliori dell’intero circuito. Tre tie-break, due li conquista Wawrinka, sfruttando le imprecisioni del ceco ed è finale.

Stan ha raggiunto il suo sogno, lo ha superato. Ma come ha fatto ? Come ha fatto un giocatore che un paio di anni fa viveva una delle pagine più oscure della sua carriera ad arrivare in finale in uno Slam, sconfiggendo sia Djokovic che Berdych ? Bella domanda, ma come molte nel tennis, non ha una vera risposta. Semplicemente, ha trovato fiducia in sé stesso, ha cominciato a credere e a convincersi di essere il migliore, di essere lui il proprio ago della bilancia, non gli avversari. Wawrinka è riuscito ad autoconvincersi, secondo l’idea “se voglio, riesco”. Ha voluto. E ci è riuscito, eccome.

Il suo allenatore, Magnus Norman, ex coach tra gli altri di Robin Soderling, aveva dichiarato ancora prima dell’inizio del primo Slam stagionale, che un fattore in particolare avrebbe aiutato Wawrinka durante quest’anno: “Io credo che sia migliorato giocando più volte contro grandi giocatori in altrettanto grandi palcoscenici. Ha più fiducia in se tesso e dedizione nei momenti in cui serve” aveva detto il coach. Ed aveva pienamente ragione, un plauso anche a lui, che dopo Soderling è riuscito a portare alla ribalta un altro tennista, appunto, Stanislas Wawinka, lo svizzero che ha sempre vissuto nell’ombra dell’altro, di Roger Federer.

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“Hai provato. Hai fallito. Non importa. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio”. Questa la frase che Wawrinka ha tatuata sul braccio, il suo motto, il suo stile di vita, quello che gli ha consentito di arrivare dove si trova in questo momento. Stan ci ha sempre provato a conquistare grandi risultati, ma ha sempre fallito. Ci ha riprovato e riprovato, migliorando piano piano, fino a quando non li ha ottenuti veramente. Bravo Stan, esempio di grande dedizione, di lavoro volto al fine di migliorare il proprio tennis. E adesso la finale. In bocca al lupo “IronStan”, comunque vada, sarà un successo!

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