Wimbledon: il pagellone maschile

Solo 8 a Roger Federer, colpevole di aver privato il torneo di ogni emozione. Bocciato Nadal, troppo difensivo. Straordinario Gilles Muller.

Doveva essere il torneo di Roger Federer e lo è stato, forse ben oltre le aspettative. Lo svizzero era il favorito in un tabellone senza veri favoriti e ha dimostrato, alla soglia delle 36 primavere, di saper sopportare la pressione dopo l’effetto sorpresa con cui invece si era imposto in Australia e nei primi due Masters 1000 della stagione. Diamo dunque i voti ai protagonisti di questa 131esima edizione dei Championships al maschile.

Federer 8 – Come i titoli (record assoluto, scavalcati Renshaw e Sampras) conquistati all’All England Club. Avrebbe meritato un bel 10 ma la sua colpa è stata quella di aver tolto emozione al torneo. Ha servito con percentuali imbarazzanti (il 64% di prime in campo di cui il 75% realizzate e un mostruoso 69% con la seconda) e chiuso il bilancio vincenti-gratuiti a +158 (234-76). Nemmeno un set perso per strada, giusto qualche tie-break (5) poi però vinto con autorità. Quando Raonic, nel tie-break del terzo set, è stato avanti 3-0 e due servizi, lo svizzero si è inventato un paio di magie delle sue e in un baleno ha chiuso la pratica. Può suonare strano ma Roger riesce ad esprimere un tennis migliore rispetto a quello di dieci anni fa, quando dominava il circuito. Grazie alla racchetta, grazie a Ivan Ljubicic, grazie a una condizione fisica eccellente, grazie alla serenità. E noi ringraziamo lui.

Cilic 7 – Non una sorpresa in senso assoluto, il croato era indicato quale papabile outsider ed è andato ben oltre la prospettiva. Sconfitto di un soffio nella finale del Queen’s, l’allievo di Jonas Bjorkman ha ritrovato quasi completamente le sensazioni che lo fecero trionfare a New York nel 2014. Quasi, perché in finale è crollato ben oltre i problemi causatigli dalla vescica sotto al piede. Difficile stabilire se il dolore ne abbia condizionato la tenuta nervosa, ma certo è che Marin era partito bene e arrivato a palla-break prima del suo avversario (nel quarto gioco); fallita l’occasione, Cilic ha iniziato a perdere campo e convinzione ed è uscito dalla finale. Prima dell’atto conclusivo, il tabellone ne aveva agevolato il cammino avendo trovato Müller e Querrey anziché Nadal e Murray ma è tutto da vedere se sia stato davvero un vantaggio.

Querrey 7 – Per il secondo anno consecutivo questo yankee dal basso profilo ha infiammato il torneo battendo contemporaneamente il n°1 del mondo e campione in carica. Tennista versatile, Sam ha fatto sue tre battaglie al quinto set estromettendo dai Campionati Tsonga, Anderson e Murray. Non senza rimpianti la semifinale con Cilic, in cui ha fatto suo il primo parziale ed è stato avanti di un break nel quarto. Non sarà mai un idolo delle folle ma merita rispetto per la solidità del gioco.

Müller 9 – Ha vinto l’unica vera bella partita di questo torneo avaro di emozioni. Giunto alla sua miglior stagione all’età di 34 anni (ma ormai questo rilievo non fa più notizia), il lussemburghese è sopravvissuto al secondo turno a Rosol (9-7 al quinto) per poi firmare un capolavoro di lucidità tattica e solidità nervosa contro un Nadal uscito dalla prima settimana con le stimmate del probabile dominatore del torneo. Invece gli attacchi di Gilles hanno spinto lo spagnolo sempre più vicino ai teloni e, pur essendosi visto annullare quattro match-point, Müller non ha perso fiducia e ha chiuso 15-13. Nei quarti, contro Cilic, più del crollo inatteso nel quinto set, deve recriminare di non aver messo più fieno in cascina nei primi due parziali.

Berdych 7 – Di tutti gli avversari di Federer, il ceco è quello che ha totalizzato più punti. Quel giorno lo svizzero era insolitamente nervoso e “loquace” con se stesso ma Tomas ci ha messo del suo a tenerlo sulle spine. Unico ad avergli strappato due volte la battuta, si è però consegnato all’avversario nei due tie-break. In precedenza, una bella vittoria su Thiem e la buona sorte di vedere Djokovic costretto al ritiro.

Nadal 5 – Dispiace, ma viste le condizioni di gioco doveva fare di più. Arrivato a Wimbledon senza preparazione specifica per sua scelta, ha beneficiato del caldo secco che ha trasformato i prati in una superficie a lui più congeniale. Dopo aver brillato nella prima settimana (ma nei set conclusivi con Young e Khachanov aveva mostrato qualche crepa), è parso vittima della tensione (nei primi due set) e delle sue proprie paure (nel quinto) contro Müller. Non gli sono mancate le opportunità di vincere il match ma il lussemburghese ha meritato più di lui.

Raonic 7 – Il canadese ha fatto il suo battendo Alexander Zverev al quinto set. Contro Federer per due set ci ha capito poco ma nel terzo ha provato a reagire ed è stato vicino ad allungare la sfida. Milos è questo e deve solo lavorare per rendere ancora più letali le due armi (servizio e dritto) che possiede e contenere i danni dalla parte del rovescio. Sul cemento potrebbe essere l’alternativa più valida a Federer.

Murray e Djokovic 5/6 – Dargli l’insufficienza sarebbe ingiusto ma nemmeno si possono promuovere i primi due del mondo che vengono eliminati nei quarti. Così stiamo nel mezzo. Lo scozzese aveva già penato contro Fognini (voto 7 per l’italiano, sempre più convincente e maturo) e contro Querrey ha finito il carburante nel terzo set, consegnandosi a un rovinoso quanto emblematico doppio 1-6 nei restanti segmenti. Il serbo invece ha avuto l’unico merito di imporsi con autorità ad un Gulbis che faceva paura. Per il resto nemmeno a Wimbledon Nole ha dato la sensazione di essere guarito dal malessere che lo attanaglia ormai da un anno. L’infortunio all’avambraccio lo ha costretto al ritiro e l’unico augurio che possiamo fargli è quello di ritrovare la miglior condizione.

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