Ashleigh Barty chiude la stagione in grande stile e prepara l’assalto alla top 10

Oggi a Zhuhai Ashleigh Barty ha centrato il secondo titolo stagionale e sollevato il trofeo più importante in carriera. La Barty chiude la stagione da numero 15 del mondo. Le dichiarazioni a caldo della ventiduenne di Ipswich, che intende proseguire nella marcia di avvicinamento alla top 10.

Nel 2017, nonostante la cocente delusione della finale a Wuhan persa per mano di Caroline Garcia, Ashleigh Barty aveva chiuso la stagione da numero 17 del mondo. Il 2018 è andato ancora meglio con il botto finale al Wta Elite Trophy di Zhuhai. Non è un Premier 5, come quello sfuggito dodici mesi fa, ma è un trofeo che fa morale e rilancia le ambizioni dell’atleta di Ipswich. Intanto l’Australia tennistica, grazie ai progressi di una ventiduenne talentuosa quanto umile, sogna di rivivere i fasti che mancano dai tempi d’oro di Samantha Stosur. Da domani Ashleigh Barty sarà numero 15 Wta e visto che (ad esclusione della finale di Sydney) i punti da difendere nella prima parte della stagione non saranno tanti, i presupposti per scalare ulteriormente il ranking ci sono tutti. “E’ stato un anno fantastico, il mio obiettivo era quello di rimanere in top 20 e vincere qualche torneo. I trofei sono arrivati sia in singolare che in doppio. Ora rientrerò a casa e festeggerò per qualche giorno. Poi, io e il team inizieremo la preparazione in vista della stagione australiana, con la determinazione di far meglio nel 2019”. Parole chiare, quelle di Ashleigh Barty, anche se espresse con l’innata pacatezza che caratterizza una giocatrice che preferisce far parlare di sé per quanto mostra in campo. Un repertorio di colpi vario, un gioco gradevole da vedere e che destabilizza.

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Per quanto riguarda questa settimana a Zhuhai, basta chiedere qualche informazione a Caroline Garcia, Julia Goerges e Qiang Wang a proposito del rovescio slice dell’australiana: tutte sono state mandate fuori giri da quelle rasoiate basse e tesissime. La Barty è una tennista che pensa e costringe le avversarie a fare altrettanto. A patto che fiducia, concentrazione e concretezza vadano di pari passo. Sono state spesso la mancanza di cattiveria agonistica, quella che porta a chiudere senza tentennamenti e tremori, e la tendenza ad abbattersi se qualcosa va per il verso storto a tradire Ashleigh Barty. Dettagli non di poco conto sui quali si può però sempre lavorare e migliorare. A 22 anni i margini per fare un passo avanti ci sono tutti. A maggior ragione se si considera che alla tennista australiana mancano due anni di carriera. Nel 2014, Ashleigh Barty si è presa una pausa dalla racchetta lunga 18 mesi. Nel frattempo ha giocato a cricket e con discreti risultati, ma alla fine a prevalere è stato l’amore per il tennis. Proprio quello sport che si era trasformato in un incubo. Nel 2011, la Barty è stata campionessa Junior a Wimbledon e non ha retto al peso di pressioni e aspettative che, a soli quindici anni, l’hanno travolta con lo stesso impeto di un fiume in piena. Il rientro nel 2016 e dopo un anno la Barty era già tra le prime 20 giocatrici al mondo. Tre titoli in singolare: Kuala Lumpur 2017 (il torneo tornerà il prossimo anno a Palermo), Nottingham a giugno 2018 e Zhuhai qualche ora fa. La Barty è anche un’ottima doppista. Dopo il ritiro di Casey Dellacqua, fa prevalentemente coppia con Demi Schuurs e Coco Vandeweghe. Con la statunitense ha vinto l’ultima edizione degli Us Open.

4 comments
  1. Una tennista che apprezzo molto quindi mi fa piacere che abbia vinto il masterino.Ha un gioco vario perché pur tirando forte riesce ad essere piacevole …poi usa lo slice molto bene …mandando in confusione le sue avversarie.Le manca un po’ di cattiveria ma quella si acquista pian piano sul campo.Molto educata ma soprattutto silenziosa…dote quasi rara in campo femminile.

    1. Bel gioco vario. Molto corretta e schiva. L’anti-personaggio per eccellenza. E davanti a certe scene teatrali che si sono viste ultimamente, ben venga la Barty. L’avere una forte personalità non significa essere arroganti e maleducate in campo. A proposito di urla

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