Genie, Simona e la solitudine dei numeri primi

“Ciò che Parigi ti dà Parigi ti toglie” questo molto probabilmente è quello che staranno pensando le due stelline nascenti del tennis femminile Eugenie Bouchard e Simona Halep, in seguito alle, tanto premature quanto inaspettate, eliminazioni precoci subite da entrambe nel secondo Grande Slam dell’anno.

È palese che le due giovani promesse, dopo l’exploit dello scorso anno (finale per Simona e semifinale per Eugenie), alla vigilia arrivavano in terra francese accumunate da uno stesso carico di pressioni e aspettative mediatiche. Pressione che evidentemente ha assunto il peso di un vero e proprio macigno per le ancor deboli e inesperte gambe delle due tenniste. Dopotutto si sa, l’essere dei numeri uno, il trasformarsi nel giro di pochi mesi da inseguitrici armate di sola irruenza e incoscenza, che partita dopo partita scendono in campo avendo in fin dei conti tutto da guadagnare e nulla da perdere, in prede vittime a loro volta di avversarie assetate di vittoria, richiede un temperameramento e degli attributi non comuni. Se vincere è relativamente “facile”, il difficile arriva quando devi confermare, è lì che deve venir fuori quel qualcosa in più, quella sottile differenza che passa tra il buon giocatore e il campione vero.

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Ovviamente con ciò non vogliamo dire, che un singolo episodio riveli la verità assoluta, né tanto meno che a queste due ragazze manchi realmente quel qualcosa in più di cui parlavamo, volevamo semplicemente dire che non sempre l’irruenza paga, che molto spesso bisogna fermarsi e in alcuni casi allontanarsi anche dalla meta, perché spesso e volentieri vedendola da lontano si capisce qual’è la strada giusta da seguire e a quel punto chissà che uno scivolone non si possa trasformare nel definitivo trampolino di lancio. Detto ciò, arriviamo a quello che è a nostro avviso il cuore del problema, quello che ad ora sembra essere la reale origine di questi scivoloni inaspettati, ci riferiamo al cambio dell’allenatore.

A inizio stagione entrambe, infatti, hanno deciso di voltare pagina e dire addio ai loro storici coach, coloro che le avevano prese praticamente da bambine per portarle in cima alle classifiche mondiali. Decisioni queste che nel caso di Simona Halep almeno fino all’inizio della stagione su terra si erano rivelate più che profique. Sottoliniamo il prima della stagione su terra, perché nel suo caso, è proprio qui che sono iniziati i problemi, la rumena era infatti chiamata a difendere le finali conquistate a Madrid e a Parigi lo scorso anno mentre ha finito per portare a casa un’uscita al primo turno in Spagna e una al secondo in Francia, cose queste che da lei decisamente non ci aspettavamo e che non coincidono con la sua attuale posizione in classifica. Ma se tutto sommato il bilancio di Simona resta comunque più che accettabile, in virtù soprattutto dei successi a Dubai ed Indian Wells, quella che decisamente per ora ci ha delusi di più è senza alcun dubbio la bella canadese.

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È lei infatti che in questo 2015 ha accumulato i risultati peggiori, per farvi un’idea della situazione vi basterà pensare che da febbraio (mese in cui la collaborazione con Sam Sumyk, storico allenatore di Vika Azarenka, è iniziata) ha vinto appena 3 partite su 12, numeri ben lontani da quelli a cui nelle passate stagioni ci aveva abituati. Lo stesso Sumyk daltronde sembra aver compreso il problema, recentemente ha infatti dichiarato “Il 2015 è un anno perso, stiamo già pensando al 2016. Voglio lavorare con calma su alcuni aspetti per permetterle così di tornare a vincere già dal prossimo anno”. Che sarà quest’anno dunque quel allontanarsi momentaneamente dal traguardo di cui parlavamo prima? Della professionalità e dell’esperienza di Sumyk sicuramente nessuno può dubitare, diciamo che le sue qualità le ha ampiamente dimostrate al fianco di Vika. Per Simona invece non ci resta che aspettare e soprattutto sperare per il suo bene che riesca a trovare una stabilità anche con il suo angolo, cambiare allenatore ogni mese, vedere spesso e volentieri il suo angolo vuoto certamente non le dà la giusta tranquillità, quella che a questi livelli è fondamentale. 

Come chiudere a questo punto se non con un: chi lascia la strada vecchia per la nuova…..

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