Il gioco dei troni nella classifica Wta

Sotto le nuvole di smog della capitale cinese, ieri, sabato 7 ottobre 2017, una giocatrice ha scritto prepotentemente il suo nome affianco al numero 1 della classifica mondiale. Stiamo parlando di Simona Halep. Dopo una stagione costellata da alti e bassi, la Halep, battendo Jelena Ostapenko, è riuscita a scavalcare tutte ed issarsi in vetta al ranking. La strada per la gloria, però, è stata tutto fuorché semplice.

Prima della partita odierna, infatti, la rumena ha avuto tante altre chance per conquistarsi il dominio sulla WTA. Basti pensare alla finale persa al Roland Garros dalla stessa Ostapenko, o al match di Wimbledon contro la padrona di casa Johanna Konta. Qualcosa, nel tennis, ma ancor di più nella mente di Simona, nei momenti più importanti si bloccava. Il pensiero del “numero 1” era forse troppo impegnativo per permetterle di giocare serenamente. La romena è quindi la quinta giocatrice che quest’anno si siede sul trono del circuito femminile. Sì, esattamente: la quinta. Dopo il tira e molla tra Serenona Williams e Angelique Kerber, anche Pliskova e Muguruza si sono spinte fino alla posizione di maggior rilievo. Dobbiamo tornare indietro di tanti anni, più precisamente nel 2008 per ritrovare una situazione simile. Quell’anno, infatti, il numero uno fu spartito tra ben quattro giocatrici: Sharapova, Serena, e le due serbe, Ivanovic e Jankovic. Dopo quel passaggio, la classifica femminile non è più stata protagonista di forti scossoni.

Successivamente al biennio d’oro 2010/2011 di Caroline Wozniacki, è stato il turno di Victoria Azarenka, di Sharapova (per un breve periodo) ed infine della più piccola delle Williams, che è riuscita a finire l’anno da numero 1 dal 2013 al 2015. Questo dato, paragonato all’annata in fase di conclusione, fa riflettere; 4 tenniste numero uno in sette anni contro le 5 in un anno solo. Com’è possibile che tutt’un tratto la WTA sia diventata il set di Game of Thrones? Se andiamo ad analizzare nel dettaglio questo 2017 noteremo subito qualcosa di diverso rispetto agli anni precedenti. I nomi di Azarenka, Sharapova e Williams (e anche Kvitova) sono quasi del tutto introvabili. Chi per maternità, chi per squalifica e chi per motivi personali, le regine della WTA di quattro anni a questa parte sono diventate anonime. La loro assenza ha perciò facilitato l’ascesa di tutte quelle giocatrici che, con loro tre in attività, non riuscivano ad affermarsi pienamente. Ciò non significa che tutto il circuito femminile sia il nulla messo a confronto con le “star” sopra citate, ma i giochi, senza coloro che dettano legge, sono sicuramente più aperti. Dal 2011 al 2015, per esempio, dei 20 slam giocati, 14 sono stati spartiti tra la bielorussa, la russa, la ceca e l’americana. Le varie finali erano quasi scontate, il loro predominio non lasciava spazio a nessun’altra. Tolto qualche exploit sporadico, l’albo d’oro dei tornei era marchiato dai loro cognomi. Ora, però, tutto è cambiato. Nessuno riesce a prevedere chi porterà a casa una torneo, o addirittura una singola partita. Le prime 5 al mondo – che variano settimana dopo settimana – non sono più la certezza di qualche tempo fa.

Questo è un bene, ma allo stesso tempo un male. Il ricambio in uno sport come il tennis è obbligatorio. Per quanto possa piacere una giocatrice (o un giocatore), è impensabile vederla giocare per l’eternità. D’altro canto, riuscire a prendere il posto di una Williams o di una Sharapova è missione alquanto impossibile. La costanza oggi giorno è quasi del tutto assente, di conseguenza, i nomi delle giocatrici che portano a casa i vari tornei del calendario sono tutti diversi. Non è più inimmaginabile che la numero venticinque del mondo si aggiudichi uno slam, così come che una qualificata vinca un Premier Mandatory. E forse è giusto così. Ma cosa succederebbe alla classifica attuale WTA se da domani tornassero le big di qualche anno fa? Le giocatrici che ora danzano tra le prime posizioni, riuscirebbero a tenere testa e a rimanere in alto? Personalmente, non credo proprio. Le tenniste di oggi sono adatte per un certo tipo di livello; se il livello si alzasse, sono sicuro che tutto cambierebbe. Questo non è un denigrare le loro vittorie e i loro sacrifici, ma semplicemente un paragonare ciò che hanno raggiunto a chi come loro l’ha fatto in modo migliore. Raggiungere la vetta nel 2012 era impresa assai più ardua rispetto a quanto non lo sia oggi. Simona Halep, così come Karolina Pliskova o Garbine Muguruza hanno sicuramente meritato il primato, adattato però all’era che il tennis femminile sta vivendo. Il prossimo anno, perciò, con il papabile rientro di Williams e Azarenka, e un miglioramento di forma da parte della Sharapova, potremo assistere allo scontro di cui prima ho accennato. Sarà divertente capire se le grandi torneranno ad essere grandi o se le nuove arrivate avranno la grinta necessaria a non farsi scavalcare dalle altre. Al trono della WTA approderà sicuramente qualcun’altra, e per (ri)citare uno show televisivo:” When you play the Game of Thrones, you win or you die”.

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