Le magnifiche otto: Jelena Ostapenko

La giovanissima lettone ha avuto un post Roland Garros complicato, ma si presenta alle sue prime WTA Finals con il marchio della più giovane. Una carriera tutta in divenire accompagnata da un carattere a volte poco malleabile.

Jelena, la novità. Per la lettone Ostapenko il 2017 è stato l’anno dell’esplosione con un grandissimo e inaspettato traguardo chiamato Roland Garros. Il resto della stagione è stato però di tono chiaroscurale, con match che rimanevano sul livello della prestazione parigina accompagnate da eliminazioni contro pronostico che reclamavano vendetta. Non tanto tempo dopo quel Wimbledon junior messo in bacheca nel 2014, eppure Jelena è riuscita a ottenere la sua prima affermazione a livello Slam professionista proprio al compimento dei suoi venti anni.

Eppure la stagione era iniziata in sordina: partita da un ottimo (per l’età) numero 44 all’inizio dell’anno, si registrano soltanto una semifinale ad Auckland (persa da Laura Davis) e una finale a Charleston (persa contro la coetanea Daria Kasatkina). Agli Australian open il terzo turno risulta fatale contro Karolina Pliskova, ma solo al termine di un terzo set enormemente combattuto e finito 10-8 al set decisivo. Eppure, soltanto poco dopo, Jelena trionfa al Roland Garros mettendo in atto la rivelazione dell’anno: neanche testa di serie, la giovane lettone ha regolato Chirico, Puig e Tsurenko perdendo un solo set nei primi tre turni; successivamente è stata la volta dell’ex vincitrice dell’Us Open Samantha Stosur seguita da Caroline Woznicki, entrambe in tre parziali. Arrivata in semifinale dal lato di tabellone più sguarnito, ha avuto la meglio anche sull’altra outsider del torneo, la svizzera Timea Bacszinsky per poi vincere in maniera del tutto sorprendente la finale contro Simona Halep e rinviare così il suo debutto al numero 1 al mondo di qualche mese.

ostapenko

L’eccessiva esposizione mediatica, abbinata ad un calo fisiologico dopo il grande risultato raggiunto, hanno un po’ provato la giovane Jelena, che nei mesi successivi non è riuscita ad indovinare grandi risultati, vincendo soltanto il torneo di Seul. Negli altri Slam non è andata male la prova a Wimbledon (quarti di finale contro Venus Williams), invece meno bene a New York, dove è uscita ancora per mano della Kasatkina. Non è il caso però di preoccuparsi: la lettone ha bruciato ogni traguardo arrivando al numero 7 al mondo molto prima di quanto ci si aspettasse. Da anni di questa giovane tennista si diceva che sarebbe giunta dentro le prime 20, e lei ha infilato questo obiettivo ancora in una fase iniziale della carriera.

Ovviamente non tutto è positivo, e tra le cose che Ostapenko dovrà correggere ci sono indubbiamente alcuni forti aspetti comportamentali dovuti al suo caratterino non semplice, che l’hanno resa protagonista di alcuni episodi poco edificanti: nel 2016, lanciando una racchetta al muro colpì un raccattapalle, l’episodio portò anche ad una litigata con l’avversaria (Naomi Broady) e a polemiche a suon di tweet nei giorni successivi. Recentemente invece, durante la semifinale di Wuhan e in palese difficoltà contro Ashleigh Barty, ha cacciato dal campo la propria coach Anabel Medina, scesa per darne una mano, urlandole contro. Tali scenette pare che la rendono non propriamente molto simpatica all’interno del circuito WTA. C’è comunque tempo per rimediare e per proseguire una carriera che pare essere ben indirizzata. Magari già dalla prima partecipazione alle WTA Finals di Singapore.

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