Sabine Lisicki, “Bum-bum-Bine” a caccia di maturità

Una carriera da 0 a 100 in pochi secondi, infortuni e insicurezze a rallentarla, un servizio devastante e tutto il tempo del mondo per una nuova Lisicki

TENNIS – Pensando a Sabine Lisicki, attuale N.19 WTA, vengono immediatamente focalizzati quattro punti che hanno contraddistinto il suo personaggio negli anni: un sorriso contagioso, un servizio da gigante, i verdi prati di Church Road e gli alti e bassi di una carriera che tante soddisfazioni le ha dato ma che tante altre ne avrebbe potute regalare se testa ed integrità fisica avessero viaggiato nella sua stessa direzione.

La bionda tennista di Troisdorf, professionista ormai dal lontano 2005, negli anni trascorsi impegnata nel circuito WTA ha alternato prestazioni autorevoli, quasi da far paura, a blackout totali che spesso si possono anche definire fisiologiche in un mondo che sembra più legato alla tenuta mentale che al mero fattore tecnico: già, quella testa che le ha fatto subire un numero incredibile di sconfitte inaspettate, che è andata a minare una carriera da potenziale Top10 soprattutto in un periodo nel quale gli scalini che portano alle prime dieci giocatrici del mondo accolgono spesso e volentieri nuove inquiline settimana dopo settimana.

Dal lontano di Charleston datato 2009, passando per l’amata erba di Birmingham e per il torneo “mordi e fuggi” di Dallas entrambi nel 2011, fino a Hong Kong nello scorso settembre 2014: i suoi successi in carriera potrebbero apparire come exploit di una giocatrice che sembrerebbe non poter dare molto di più alla sua bacheca ed al tennis femminile in generale, eppure a guardarla all’opera nei momenti chiave della sua verve viene fuori tutt’altra sentenza sulle sue sconfinate potenzialità.

lisicki 3

Se prendiamo in analisi solo questo 2015, senza tirare fuori gli ottimi risultati di Wimbledon che non farebbero altro che confermare la sua eccellente qualità di gioco sull’erba, non si può non notare che le semifinali raggiunte di gran carriera a Indian Wells ed i quarti di finale nella settimana subito successiva a Miami (eliminata solo da una superlativa Serena Williams dopo una gran bella lotta) siano frutto di un gioco assolutamente di primo piano, perché come funziona per tante mine vaganti, se il braccio gira non ce n’è per nessuno. 

E poi, con un servizio del genere, c’è anche poco da scherzare sui suoi turni di battuta, visto che la buona Sabine si porta dietro ben due record mondiali per quanto riguarda il fondamentale di inizio gioco: 210,8 km/h per il servizio più rapido della storia del WTA, fatto registrare a Stanford nel 2014 e superando il precedente record degli US Open 2007 di Venus Williams, e 27 aces in un singolo incontro, mettendo ben 3 aces tra lei ed il precedente record di Kaia Kanepi di Tokyo 2008.

La maturità, si sa, può arrivare anche dopo molto tempo rispetto all’inizio della carriera da professionista, ed in un circuito complicato come quello femminile basta pochissimo per destabilizzarsi e mettere in discussione settimane di duro allenamento finanche una giusta lettura ed interpretazione di un match in corso d’opera. Proprio per questa ragione, a 26 anni non ancora compiuti, la strada da percorrere è quella della serenità, quella di un gioco rodato e già più volte vincente che deve solamente trovare una continuità che esuli dalla semplice condizione fisica ottimale ma bensì che si basi su schemi di comprovata efficacia e sulla tranquillità di una classifica che già così apre moltissime porte a livello di draw.

Aegon Classic

Ci sarà senz’altro da discutere con gli esteti del tennis, anche se poco dovrebbe risultare da tale diatriba, però per un tennis moderno che ha inquadrato come fortuna delle attuali e future Top un servizio incisivo ed un gioco d’attacco, ecco che le quotazioni di una Lisicki più serena e affidabile salirebbero a dismisura, accrescendo anche il valore di una competizione per la vetta mondiale che spesso non rispecchia il valore assoluto delle atlete soprattutto se affiancato al loro potenziale.

Perché il problema di Sabine lo hanno in tante, e il metodo per lavorarci su non è affatto uguale per tutte, per cui è chiaro e rassicurante che c’è modo sia di partire che di arrivare (nuovamente) in alto, senza togliere peso alla posizione attualmente occupata dalla teutonica.

Nuovi record al servizio per “Bum-bum-Bine”, soprannome esclusivo per la nostra cannoniera erbivora, aspettando il tanto amato Wimbledon es una nuova svolta nella sua ancora lunga carriera; perché se è vero che tutti sappiamo quali sono le nostre origini, è altrettanto logico apprezzare l’incertezza del futuro, perché può andare male ma può portarci dove non avremmo mai pensato di poter arrivare. E Sabine, fin dove riuscirà a spingersi ancora?

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