Si può vivere di tennis?

Il gioco del tennis, uno sport da ricchi, in cui girano somme di denaro sempre più ingenti. Ma è tutto oro quello che luccica? Giocare a tennis comporta anche una serie di costi elevati, a cui si può far fronte solo se si mantiene un livello da primi 100-150 giocatori al mondo.

Il mondo del tennis, uno sport da ricchi, secondo solo al golf, fra gli sport individuali, uno sport in cui basta andare a leggere i career prize money (la somma dei premi vinti in ogni torneo, nell’ arco della carriera), di qualsiasi giocatore, per rimanere esterefatti; uno sport dove ad esempio un giocatore “normale” come Simone Bolelli, che non ha mai vinto un torneo Atp, raggiungendo al massimo la trentaseiesima posizione del Ranking, sia riuscito a guadagnare, fra singolare e doppio, una cifra che supera i quattro milioni di dollari.

Una vita da nababbo verrebbe da dire, ma al netto delle spese, quanto si guadagna con il gioco del tennis? Un giocatore di livello più basso riesce a coprire le spese? Quanto frutta essere un giocatore da Challenger, o ancor meglio da Futures?

Qualche anno fa, sull’ argomento si erano espressi l’ ucraino Stakhovsky e il tedesco Benjamin Becker, che a quei tempi si collocavano attorno alla posizione numero 50 del Ranking Atp. Stakhovsky dichiarava di spendere mediamente 170 mila dollari all’ anno fra allenatore, spostamenti, alberghi, e cibo, mentre Becker si fermava a “soli” 130 mila, cifre che secondo i due giocatori, permetterebbero a un tennista da centesima posizione in classifica, di mettere da parte qualcosa come 20-30 mila dollari in un anno. E gli altri?

Se i big non hanno nessun tipo di problema, in quanto oltre ai guadagni dovuti alle vittorie, spesso e volentieri possono contare anche su contratti di sponsorizzazioni, per tutti gli altri non è così semplice come può sembrare. I primi cento giocatori al mondo, una distinzione non casuale, in quanto i già citati top 100, sono quelli che hanno diritto di accesso e partecipazione, agli Slam e ai Master 1000, che sono i tornei dotati di montepremi sempre più alti, a dispetto dei vari Atp 250 o circuiti minori. Per essere chiari, una partecipazione a Wimbledon, con conseguente passaggio del primo turno, o un secondo turno a Indian Wells, a livello monetario comporterebbe un introito maggiore, rispetto ad un eventuale successo finale in un Challenger.

Il capitolo montepremi, un argomento che è stato più volte oggetto di discussioni e dibattiti: da una parte chi afferma che sia giusto privilegiare così tanto i Major e i Master 1000, frequentati dai migliori giocatori del mondo, catalizzatori di attenzioni mediatiche e di pubblico,  e di conseguenti flussi di denaro; dall’ altra chi sostiene che sarebbe più equo togliere qualcosa ai grandi eventi, per destinarlo ai tornei minori, per renderli più appetibili, e redditizi per i partecipanti.

Sara Errani qualche anno fa, dopo aver superato il milione di dollari di premi guadagnati, dichiarò che con quella somma non era ancora riuscita a coprire le spese; il grande ostacolo che spesso ha frenato le carriere di molti atleti, considerati veri e propri talenti emergenti, è proprio la partenza: se non si ha la fortuna di avere un sostegno dalle famiglie, o dalle federazioni di appartenenza, o di raccimolare qualche sponsor, per sopperire ai costi, a volte si è costretti a rinunciare.

I tornei Futures, frequentati dai tennisti più giovani, o di bassa classifica, alla ricerca di punti preziosi, per la scalata alle posizioni del Ranking, hanno montepremi molto limitati, che variano fra i 10.000 e i 15.000 dollari, in parole povere, vincere un Futures equivale a un assegno di poco meno di 2.000 dollari, mentre per gli sconfitti restano le briciole. Per far fronte alle famigerate spese, a questi livelli, si sceglie di risparmiare in primis negli spostamenti, iscrivendosi a tornei vicini fra di loro, e viaggiando spesso in classe economy, e non in prima classe come verrebbe da pensare.

In alcune circostanze però, non è possibile risparmiare più di tanto, tornando alla testimonianza di Stakhovsky, che racconta come in località come Miami o Indian Wells non esistano alloggi a buon mercato (“La camera piu economica costava 144 dollari..”), considerando il fatto che occorre arrivare tre o quattro giorni prima del torneo, vitto e alloggio di un giocatore e del suo staff, e ulteriore spostamento a fine torneo, si traducano in un investimento significativo, che solo in caso di premio (soggetto comunque al 38% di trattenute), verrebbe ammortizzato.

Si potrebbe prendere in esame una infinità di dati e testimonianze ulteriori, che comunque non si distaccano più di tanto da quanto raccontato finora, e che ci confermano che il tennis è indiscutibilmente uno sport dove girano milioni di dollari, ma che smentiscono quanto sostiene una buona parte di appassionati: i tennisti non sono tutti milionari, e non tutti i tennisti potranno vivere di rendita, una volta appesa la racchetta; il tennis è uno sport ricco, ma per attingere a tale ricchezza non basta partecipare…

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