Atp briefing: Nadal da 10 e lode, gli altri dove sono?

Rafa vince con merito il suo decimo titolo nel Principato, confermandosi come tennista da battere nei prossimi tornei. Dietro di lui poco o nulla: Djokovic, Murray e Wawrinka escono di nuovo prematuramente, Thiem e Zverev non sembrano ancora pronti. Note positive: l'exploit di Ramos e la crescita di Goffin

«Vincere dieci volte lo stesso trofeo è qualcosa di inimmaginabile». Rafa Nadal è abituato a battere record, ma quando chiude la finale di Montecarlo contro il connazionale Ramos, mettendo la firma sul decimo titolo al Principato, sa di aver realizzato qualcosa di speciale. Nessuno aveva mai vinto così tante volte lo stesso torneo. E che torneo.

Dieci, dunque, è l’unico voto che merita il maiorchino, che nei grandi tornei del 2017 era stato sempre battuto dall’eterno rivale, quel Roger Federer assente a Montecarlo. Non ce ne voglia lo svizzero, ma avere la meglio su Nadal nel suo salotto e prolungare la striscia positiva nel conto delle sfide tra i due sarebbe stato molto difficile. Lo spagnolo ha avuto qualche problema solo all’esordio con Edmund, che è stato bravo a rubargli un set. Poi è stato un monologo nadaliano, e più i grandi rivali cadevano più lui acquisiva fiducia e naturalezza nel suo tennis. I due soli game lasciati al talento del futuro, Alexander Zverev, sono emblematici, così come l’autorità con cui ha regolato Goffin e Ramos nei due atti conclusivi. Ma la decima a Montecarlo è speciale anche per un altro motivo: con questo successo Nadal arriva a 50 titoli sulla terra battuta, staccando il vecchio Vilas con cui da un anno condivideva il primato e segnando un record che resisterà per chissà quanto. Se la stagione della terra fosse un banchetto, Nadal si sarebbe appena divorato l’antipasto. E se l’appetito vien mangiando, attenzione: Barcellona, Roma, Madrid e Parigi sono portate succulente e lo spagnolo è più affamato di tutti.

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Mentre Rafa fa la voce grossa, Murray e Djokovic continuano la ricerca di se stessi. Senza grossa fortuna in realtà. Il numero 1 del ranking, al rientro dopo 1 mese e mezzo di stop, fatica all’esordio con Muller e si arrende al turno successivo al futuro finalista Ramos. Stando alle sue dichiarazioni, Muzza non sembra preoccupato. «Gli infortuni mi hanno condizionato, ma ora sto meglio e col duro lavoro i risultati arriveranno» ha detto lo scozzese, che intanto ha scelto di tornare a giocare a Barcellona dopo 5 anni di assenza. Nella primavera 2016 Murray ha conquistato due finali e un titolo sulla terra e quindi tanti punti. Per lui è ora di (ri)cominciare a correre. Lo stesso discorso vale anche per Novak Djokovic. I dubbi e le incertezze hanno accompagnato il serbo anche a Montecarlo, dove è uscito per mano di Goffin dopo aver superato in 3 set (e con fatica) sia Simon che Carreno Busta. Che ripeta lo straordinario 2016 sul rosso non glielo chiederebbe neanche il più ottimista dei suoi fan. Che esca dall’anonimato in cui è precipitato, dove qualsiasi giocatore tra i top 30 può batterlo, ce lo aspettiamo tutti.

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Wawrinka ci ha abituato ad alti e bassi, ma qui ha vinto nel 2014 il suo unico Master 1000 e la sconfitta con Cuevas fa male, soprattutto perché la finale sarebbe stata alla sua portata. Per ora resta terzo nel ranking, ma con questo Nadal non resisterà a lungo. Alexander Zverev, invece, continua a fallire l’appuntamento con la “vittoria pesante”. Perdere con Rafa non è certo disonorevole, ma farlo vincendo due soli giochi in tutto l’incontro fa capire che il neo ventenne tedesco debba ancora lavorare per farsi strada tra i grandi. Peccato perché nei primi turni “Sascha” aveva giocato e vinto con autorità e ci si aspettava una sfida quantomeno equilibrata. Rimandato anche Thiem, soprattutto per alcuni black out che si sono rivelati fatali nella dura sfida con Goffin ai quarti. Proprio il belga merita un bel voto per la vittoria sull’austriaco e per l’eliminazione di Djokovic ai quarti: è la prima vittoria nei confronti col serbo e gli vale il rientro nella top 10. Anche lui paga la “legge di Nadal” in semi.

Last not least, Albert Ramos Vinolas. La prima finale in un Master 1000 e il best ranking alla posizione numero 19 sono un gran risultato per il 29enne spagnolo. Lo scalpo di Murray (non nella sua miglior versione, ma pur sempre il numero 1) è da circoletto rosso, la finale con Nadal, pur a senso unico, da segnare nel libro dei ricordi.

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