Essere testa di serie non sempre è un vantaggio, in Fed Cup le azzurre rischiano grosso

L'Italia è la squadra n.1 del ranking mondiale e di conseguenza è anche la prima testa di serie nel girone di Fed Cup. L'urna però le ha messe di fronte agli Stati Uniti, squadra di seconda fascia che con le Williams si trasforma nella più temibile.

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L’ironia dell’ essere testa di serie sta nel fatto che il vantaggio di non incontrare da subito gli avversari più temibili non sempre è certo, anzi molte volte si può ottenere il risultato contrario. Il principio delle “teste di serie” lo troviamo in quasi tutti gli sport e sta ad indicare il titolo che si da ai migliori per far si che nei sorteggi non si incontrino immediatamente nei primi turni. Non sempre però di tale titolo se ne avvalgono gli atleti o le squadre sulla carta più forti, dato che giustamente  l’etichetta di “migliore” è legata ai risultati sul campo.
Può accadere quindi che le squadre o gli atleti più blasonati possano rappresentare delle pericolose mine vaganti per le altre teste di serie. Questo nei tornei di tennis accade spesso, non solo quando un tennista di talento non è testa di serie ma anche quando  il numero della testa di serie  è troppo basso rispetto al suo valore.
L’Italia di Fed Cup di tale ironia quest’anno come non mai  rischia di pagarne le spese, dato che nonostante il titolo di testa di serie rischia un primo turno da brividi. Tutta colpa, si fa per dire, degli Stati Uniti che  le nostre ragazze affroteranno per il secondo anno consecutivo nel turno di esordio. La squadra a stelle e striscie è una specie di “dottor Jekyll e mister Hyde” a seconda della presenza o no delle sorellone Williams od anche di una delle due, quanto basta per spostare l’ago della bilancia dalla parte americana. Gli USA infatti orfani delle “sister”, e spesso anche della promessa Stephens, sono una squadra temibile ma non più di tanto compresa per questo nella fascia più bassa, dato che i risultati degli ultimi anni la vedono sempre protagonista dello spareggio per restare in A. Per questo sono tra le “papabili” avversarie destinate alle squadre teste di serie, come l’Italia appunto, che dovrà però sperare nel forfait delle Williams. Il capitano americano da per certo la presenza di Serena, che sembra abbia dato la disponibilità di giocare per la propria nazione ma si sa che la n.1 del mondo quando si tratta di Fed Cup  difficilmente mantiene le promesse.
E normale che con Serena in campo le azzurre dovranno portare a casa gli altri due singolari e giocarsela al doppio ma se dovesse esserci la Stephens la cosa non sarebbe poi così semplice, considerando anche che si gioca in America e quindi sicuramente sul veloce. Per carità Errani e compagne sono abili anche fuori dalla terra battutta ma è inutile negare che giocare sul rosso ci avrebbe avvantaggiato e non poco.
Una probabile sconfitta al primo turno ci porterebbe in dietro di molti anni, nel lontano 2008 quando l’Italia cedette incredibilmente alla Spagna e significherebbe come allora giocarsi lo spareggio per la permanenza nel World Group.
Questo da fresche vincitrici le nostre non lo meriterebbero affatto. E’ vero che sarebbe anche giusto affrontare per una volta gli USA al completo, meno però in un pericoloso turno d’esordio, dato che l’Italia da n.1 del ranking mondiale dovrebbe giocarsi i quarti con una squadra più abbordabile, secondo la logica delle teste di serie.
Insomma perdere da Serena in semifinale o in finale ci sta ma rischiare uno spareggio per il solo fatto di essere messe di fronte ad una squadra “camaleontica” come quella statunitense, collocata in una fascia che non le appartiene, lascia un po’ d’amaro in bocca. Però lo sport è fatto anche di questo e siamo sicuri che le azzurre affronteranno a testa alta qualsiasi difficoltà, anche se dovesse chiamarsi Serena Williams.

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