Hawk Eye – A Singapore Halloween fa ancora più paura

"Mi sto dedicando alla costruzione di un altarino dedicato a Santa Dominika Cibulkova, cheha compiuto, forse inspiegabilmente, un autentico miracolo da Antico Testamento. Grazie, grazie mille".

Vi scrivo in affanno dalla taverna di casa mia, dove, con un immane dispendio di forze, mi sto dedicando alla costruzione di un altarino dedicato a Santa Dominika Cibulkova, che ha compiuto, forse inspiegabilmente, un autentico miracolo da Antico Testamento. Grazie, grazie mille. Certo, avremmo potuto assistere alla nuova consacrazione dell’angelica Radwanska, illuminata da candida luce divina in quanto portatrice sana di sublime purezza tennistica. Avremmo potuto, sì, ma non saremmo stati credibili. Lei, eterna e splendida perdente per eccellenza, rimane tale per sua graziosa coerenza. Ma va bene così, so accontentarmi. Mi adatto quindi all’eterno scontro tra due fazioni storiche, divise stavolta in più che moderni gruppi a mo’ di puntata di Xfactor. Ecco dunque le stolte tiratrici al piattello (capitanate e gestire, ovviamente, dalla saggia mano di Mara Maionchi), opposte alle impavidi pallettare, sottomesse alle particolari scelte tattiche di Sbirulino Arisa. È quindi tutto un susseguirsi di bordate e difese, errori e grossolani pallonetti, urla strazianti (Halep) ed a tratti demoniache (Kutznetzova). Insomma una più che discreta messinscena horror degna della notte più spaventosa dell’anno, con un cast d’eccellenza che sceglie come sua logica protagonista l’agghiacciante Angelique Kerber, creatura misteriosa ed infernale, accompagnata dalle storiche complici Pliskova e Halep, rispettivamente nel ruolo di striminzita vampiresca dama e, citando per l’occasione perfino il Sommo, infernale fiera dantesca.

Perciò, tra imprevisti e difficoltà tecniche (secondo le indiscrezione, sei tra cameramen e adetti alle luci sarebbero morti sul colpo dopo la totale visione, replay compreso, di un recupero in massima accosciata della numero 1), trionfa la piccola Dominika, scampata all’agguato del mostro dopo essersi nascosta in una botte di vino da mezzo litro. Rotola per terra come un cucciolo di Labrador e ringrazia quasi in lacrime pubblico e giuria (tre sì per lei, che non ha convinto Manuel Agnelli), perfettamente consapevole, come d’altronde qualunque essere vivente dotato di intelletto, che un titolo di questa caratura lo potrà rivincere soltanto su Virtua Tennis. Finisce così la stagione femminile (perché, diciamocelo, a chi interessa il master B?), e quindi, anche quest’anno amici cari, siamo riusciti a non soccombere. Credetemi, è un grandissimo traguardo.

Alla prossima settimana, dunque, per una nuova puntata di Hawk-Eye, la rubrica scritta e redatta dal narratore onnisciente me medesimo. Adesso scusate, ma devo proprio andare, c’è un altarino che mi aspetta.

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