Berrettini: “Non parto battuto contro nessuno”

Il tennista romano sconfigge in due set Sascha Zverev spinto dal Centrale e si assicura il terzo turno del torneo della Capitale.

Assomiglia ad un’impresa quella andata in scena sul campo Centrale durante il pomeriggio del martedì romano. Il successo di Matteo Berrettini sul più quotato Zverev ha sorpreso in molti, ma lo stesso Berrettini aveva ammesso nella conferenza precedente di sentirsi bene e pronto per cercare la vittoria. Tanti complimenti per la vittoria in conferenza stampa dove il tennista romano ha detto: “Sono rimasto lì, sono partito bene poi sia per bravura sua che per demeriti miei, altrimenti non mi chiamerei Berrettini ma Federer, mi ha ripreso ma sono rimasto in tutti in modi nel match e sono contento per come sono rimasto focalizzato. Avevo la voglia di vincere, di godermi questo momento ogni volta che facevo un punto. Ogni boato dello stadio erano brividi e ciò mi ha aiutato ad essere più pronto. Ero teso però mi sono detto che era giusto che lo fossi, mi sono fatto trasportare e mi sentivo pronto. L’aspetto principale da cogliere nella vittoria è quando ho visto il mio box in lacrime. Il terzo turno potevo raggiungere contro altri, ma contro di lui (Zverev) la vittoria è più bella perché e arrivata dopo un anno esatto. Mi sento migliorato, più forte e sono scontento di come sto lavorando. A Parigi ci penso ma non è lo stimolo principale” (è entrato nelle 32 teste di serie del main draw, ndr). Sui cambiamenti dall’anno scorso ha detto scherzando: “Ho un po’ di barba in più! E’ aumentata la consapevolezza nei miei mezzi. Venivo qui lo stesso con una wild card ma mi sentivo meno convinto di quello che facevo e mancava quel pezzettino che mi faceva agganciare la partita. L’anno scorso era più emozione mentre quest’anno è stata convinzione”.

Alexander Zverev e Matteo Berrettini (Foto Antonio Costantini)
Alexander Zverev e Matteo Berrettini (Foto Antonio Costantini)

Sulle condizioni del tempo, con il vento che ha iniziato a soffiare verso metà partita ha detto: “Erano condizioni difficili, soprattutto quando servivo la palla mi scappava avanti e perdevo il controllo. Ora mi temono un po’ di più per i risultati ma anche perché mi sento più pronto e l’anno prossimo lo sarò ancora di più. Sto acquisendo consapevolezza”. Paragonato agli altri giovani italiani in rampa di lancio (Sinner e Sonego) gli è stato chiesto se il minimo comune denominatore fosse la poca esperienza a livello giovanile e l’atteggiamento rispettoso, difficile da trovare: “La carriera juniores Jannick non l’ha voluta fare, per Lorenzo il destino l’ha deciso. Io mi sono tolto alcune soddisfazioni ma non ho avuto risultati clamorosi. Forse si tende a arrivare un po’ troppo presto tra i professionisti quando non lo si è ancora e alla prima difficoltà ci si sente schiacciati. Per il comportamento è questione di carattere, in alcune partite sono un po’ nervoso. In passato Vincenzo (Santopadre) mi chiamava “la radio”. Cambiare atteggiamento è stato difficile. E’ pieno di tennisti che fanno una grande carriera juniores e poi vincono i 1000. E’ l’atteggiamento che fa la differenza. Do sempre un’occhiata alla classifica ma non è l’obiettivo principale, non faccio programmazioni per fare punti, devo mettere fieno in cascina. Questo è l’obiettivo. C’è tanto margine, non sono completo e questo fatto mi da tantissimi stimoli. Se la classifica sale sono contento ma non è la cosa principale a cui penso. Chi eviterei sulla terra rossa? Io entro in campo sempre a testa alta per dare il mio meglio. Se dovessi scegliere qualcuno forse sceglierei Nadal. Con Thiem ho giocato bene Parigi, è ovvio che ci sono gli specialisti ma non parto mai battuto. I miei punti di riferimento sono Santopadre, la mia famiglia, il mio fratello, lui per alcune cose lo ammiro tantissimo, mi ispira l’atteggiamento, lui riesce ad essere più leggero nel modo di fare. Ho vissuto a stretto contatto con Cipolla, nonostante siamo diversi a livello tecnico e fisico. Mi ha fatto capire devi pensare che più ti parli addosso e meno chance hai di vincere. Anche con Rianna, dal 2015 collaboro dal lui. Poi c’è Stefano Massari, il mio coach mentale. La cosa bella del mio team è che sto con loro anche fuori dal campo, e questo non è scontato.

 

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