Adriano Panatta e il “pof, pof” diventato virale: “È il suono dell’armonia e della bellezza”

Il campione italiano è stato protagonista di un bellissimo cameo per "La profezia dell'armadillo", film tratto dalla graphic novel del fumettista Zerocalcare. Nel suo breve monologo Panatta ha celebrato l'armonia e la bellezza del gioco, qualità perfettamente incarnate dal suono ovattato di un colpo piatto, dal "pof, pof" che scandisce il ritmo di uno scambio. L'estetica e il divertimento oltre il risultato sono sempre più rare, non solo nel mondo del tennis, ma anche nella vita di tutti i giorni. Di questi e altri argomenti l'ex tennista romano ha parlato in un'intervista per Radio Capital.

Adriano Panatta, ex tennista tra i più amati in Italia, ha realizzato uno splendido cameo per “La profezia dell’armadillo”, film del regista Emanuele Scaringi tratto dalla graphic novel del fumettista Zerocalcare e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Il breve monologo del campione romano, scritto dal produttore Domenico Procacci e liberamente interpretato da Panatta, è diventato immediatamente virale sui social network, raggiungendo una diffusione e un’eco assolutamente inaspettate.

Oltre alle indubbie ed innate capacità interpretative del campione dell’Open di Francia del 1976, il pubblico della rete ha particolarmente apprezzato il messaggio implicito in quel “pof, pof” che Panatta ripete con leggerezza ad un giovane ed attonito intervistatore; la bellezza e l’armonia oltre il risultato, l’estetica del gesto contro la muscolarità di un gioco, ma, più in generale, di un mondo diventato frenetico e incapace di apprezzare la riflessività della lentezza, il divertimento puro e infantile in contrasto con l’appiattimento della monotonia, sono questi i temi che Panatta affronta con la solita ironia e irriverenza in poco meno di due minuti.

Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto, conduttori della trasmissione radiofonica Circo Massimo, su Radio Capital, Panatta ha commentato la sua prima esperienza da attore: “Mi avevano chiesto di fare questa cosa, all’inizio non volevo farla ma poi mi hanno spiegato che avrei dovuto interpretare me stesso… È stato facile, io sono proprio quella roba lì”.

Ritrovare la bellezza e il divertimento, una missione sempre più difficile per le nuove generazioni, molto spesso costrette ad adattarsi a lavori “che non amano, che non gli danno passione, che gli fanno quasi schifo. Tornare al “pof”, al bel gioco, all’armonia, non è facile. Qualsiasi mestiere, anche il più semplice, va fatto con passione. In quella maniera viene fatto con più professionalità. Vale per tutti, anche per i baristi. Anche la tazzina del caffè al mattino deve fare “pof””.

Anche nel tennis l’armonia del bel gioco sembra in rapido e costante declino, il suono ovattato del “pof” di un colpo piatto è sempre più difficile da trovare: “Anni fa, giocare a tennis era come danzare. Ora, invece, sembra di assistere ad un match tra due pugili che si colpiscono senza sosta. L’unica eccezione è Roger Federer, lui è un principe del tennis”, ha commentato con un pizzico di nostalgia Panatta.

Ma chi è il responsabile della rovina del tennis? Il campione italiano non ha dubbi: “Bjorn Borg. È un mio carissimo amico ma glielo dico sempre: ha vinto tanto ma ha rovinato tutto. Ha cominciato a giocare in un’altra maniera, mettendosi a giocare da fondo campo con costanza, e tutte le scuole lo hanno seguito. Poi con l’avvento delle racchette moderne tutto è stato accentuato”.

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Non è mancato un passaggio sullo stato del tennis attuale: “I giovani talenti, come Alexander Zverev o Dominic Thiem, ci sono, ma alla fine in testa alla classifica ci sono sempre quei tre: Rafael Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic. I giovani sono grandissimi giocatori e meritano tutto il successo, ma sono interpreti di un gioco perlopiù muscolare; la fisicità conta più dell’estro e della fantasia”

“Questo purtroppo succede anche in altri sport, come il calcio. L’Olanda di Cruijff sembrava andare a duemila all’ora” ha continuato Panatta. “Oggi a confronto la Nocerina, con tutto il rispetto, va molto più veloce. È tutto cambiato. Per esprimere al meglio il talento ci vuole tempo, se la palla arriva veloce non c’è il tempo materiale per trovare soluzioni fantasiose e si finisce per giocare d’istinto, e diventa tutto muscolare”.

Panatta ha anche commentato, distorcendo in modo ironico il significato del suo ormai iconico “pof”, la situazione di Roma, sua città natale: “Appena esco mi girano un po’ i ‘pof pof’. Ci si muove fra le buche, ora in giro ci sono pure i cinghiali… forse torna pure Annibale”. Sul panorama politico italiano, invece, ha preferito glissare: “Abbiamo la domanda di riserva?”.

Anche nella gestione della cosa pubblica, come nello sport, la soluzione è solo una: “Anche in questo caso bisognerebbe prendersi un po’ di tempo. Come ha detto Renzo Piano, bisogna fare veloci ma senza fretta. È un suggerimento sacrosanto e va applicato in tutte le cose”.

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