Novak Djokovic: “Nel 2010 ho avuto molti dubbi sulla mia carriera”

In un’interessante e densa intervista, l’ex numero uno del mondo ha ripercorso le tappe cruciali della sua vita, dagli inizi difficili nella Serbia colpita dai bombardamenti fino alla definitiva consacrazione, passando per le difficoltà e i dubbi del 2010.

È un Novak Djokovic a tutto tondo quello che viene presentato nella bella intervista realizzata da Lewis Howes, ex giocatore di football americano e curatore della rubrica “The school of greatness”. Il campione serbo si è soffermato su diversi aspetti e tappe cruciali della sua vita, dalla guerra al tennis, dalla famiglia ai suoi ideali di pace e tolleranza, passando per le gioie e le difficoltà della sua incredibile carriera.

“La prima volta che toccai una racchetta fu a quattro anni”, ha ricordato un emozionato Djokovic, che ha parlato a lungo della sua infanzia. “Sono nato a Belgrado, ma abbiamo vissuto in una zona di montagna dove i miei avevano un ristorante. C’erano molte persone durante il fine settimana, chi per lo sci, chi per l’escursionismo, ecc. C’era anche un campo da tennis ed è lì che ho cominciato a giocare, visto che era proprio di fianco al locale della mia famiglia”.

Novak e il campo dove tutto ebbe inizio.
Novak e il campo dove tutto ebbe inizio.

Parlando della percezione del tennis nel suo paese, Nole ha ammesso che, in un contesto politico così agitato come quello della Guerra dei Balcani, il tennis non era una priorità a livello istituzionale: “In Serbia regnavano gli sport di squadra, in Croazia c’erano più risorse, ma il tennis era visto come un qualcosa di aristocratico. Guarda, ad esempio Monica Seles è stata costretta a trasferirsi negli Stati Uniti. Io mi sono divertito molto a giocare e ho avuto la fortuna di incontrare la mia madre tennistica”, ha detto Djokovic riferendosi a Jelena Gencic.

Donna coraggiosa, giocatrice di tennis e pallamano, talent scout in una Serbia sconvolta dalla violenza della guerra. “Lei mi ha fatto capire cos’è il tennis, mi ha insegnato a giocare, però, allo stesso tempo, è stata anche la chiave della mia formazione come persona. Mi ha offerto ordine, disciplina e molto amore per questo gioco”.

Tornando a parlare della guerra, il serbo si è soffermato sui momenti più duri e drammatici di quei terribili anni: “Ricordo perfettamente i bombardamenti… dover correre a rifugiarsi nelle cantine. Ho fissato nella mia mente il terzo o il quarto giorno di bombardamenti, quando, nel correre lungo la strada per il bunker, sono caduto a terra e ho visto esattamente come gli aerei sganciavano le bombe sugli edifici vicini. Sono immagini che porto impresse nella mente e che mi hanno aiutato molto a capire la vita per come la intendo oggi. Sono più generoso, più grato e resiliente, avendo superato certe situazioni critiche come quelle vissute nel mio paese”.

Molto interessanti sono state, anche, le dichiarazioni circa il suo ruolo di modello e la sua attitudine verso la vita e la celebrità: “Io vivo in una bolla di successo, sono incredibilmente fortunato e cerco di essere un esempio per i bambini che mi guardano, cerco di ispirare le persone e di aiutarle in tutto quello che posso. Se c’è qualcosa che ho imparato nella vita è che bisogna sempre trattare con amore il prossimo. È giusto e necessario amare sé stessi, ma bisogna essere sempre disposti ad imparare dagli altri e a condividere tutto l’amore di cui si è capaci”.

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Sebbene non abbia fatto alcun riferimento alla crisi di gioco e di risultati che ha colpito la sua carriera in questo 2017, Djokovic ha chiarito qual è la sua percezione del tennis: “Quando ho attraversato un brutto periodo nella mia carriera, mi sono dovuto fermare per riprendere fiato, analizzare tutto quello che avevo fatto nella mia vita e rendermi conto di quanto profondamente sia innamorato di questo sport e di come mi diverta a praticarlo”, ha detto Novak, che ha anche ammesso di essere arrivato a nutrire seri dubbi sulla sua carriera.

“Ho avuto un brutto periodo nel 2010, mi sono fatto molte domande sulla mia carriera. Ero nella top 5, ma non mi sentivo abbastanza forte per lottare con i migliori, per me non era sufficiente stare lì. La goccia che fece traboccare il vaso fu la sconfitta nei quarti di finale del Roland Garros 2010 contro Jurgen Melzer. Sono entrato in crisi, ero totalmente abbattuto e pensavo molto al mio futuro. Parlavo con i miei genitori e i miei allenatori mentre piangevo inconsolabilmente, ma fortunatamente i consigli di Marian Vajda mi restituirono la passione per il tennis”.

Tennis - Olympics: Day 2

Inutile dire che, dopo questa situazione così difficile, il serbo ha vissuto uno dei suoi anni più esaltanti, vincendo tre dei quattro Slam del 2011. Chissà che non possa essere un buon auspicio per il 2018.
“Devi vivere liberamente, trovare la tua strada, pensare profondamente e condividere tutto l’amore possibile”, è con queste parole che Nole ha riassunto la sua filosofia di vita. Vedremo se nei prossimi mesi sarà in grado di trasportare questa energia positiva sui campi da gioco.

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