Rafael Nadal: “Le sensazioni di ansia del 2015 sono completamente scomparse”

Il n.1 del mondo, nel corso di un'intervista concessa al "El Mundo" ha affrontato vari temi dal pazzesco 2017 ai problemi di ansia, passando per Carlos Moya

Rafael Nadal ha rilasciato un’intervista al quotidiano spagnolo “El Mundo”, nell’inserto Fuera de Serie”, in occasione della consegna del premio Fuera de Serie Sport”, che riconosce la prestigiosa carriera del tennista caratterizzata per “l’eccellenza, lo sforzo e il talento”. In seguito alla premiazione, il maiorchino ha affrontato vari temi, dal ritorno in vetta alla classifica mondiale agli stati d’ansia di due anni fa, passando per il nuovo coach ed ex rivale sul campo: Carlos Moyá. 

2017: NON CHIAMATELA RESURREZIONE- Il tennista spagnolo fa il punto sul 2017, anno segnato dal suo ritorno ai vertici del tennis mondiale, anche se in nessun caso ritiene che si debba parlare di resurrezione: “Alla fine, sono sempre stato tra i primi 10 nel mondo e ho sempre continuato a giocare su un livello competitivo.” spiega lo spagnolo. Una considerazione interessante, forse poco critica riguardo le ultime stagioni, al di sotto delle consuete aspettative. Certo, l’attuale numero al mondo è sempre stato nella top 10, rischiando di uscirci l’anno passato in seguito ad una stagione con pochi alti, con le vittorie di MonteCarlo, Barcellona e l’oro olimpico di doppio a Rio de Janeiro, ma è pur vero che il 2016 è stata la prima annata dal 2004 che ha visto Rafa fuori dalla top 5. Una stagione, quella scorsa, problematica, ricca di infortuni, come d’altronde lo era stata anche quella precedente, anno in cui soffriva di momenti d’ansia. Problemi che il tennista classe ’86 ha dovuto affrontare all’inizio del 2015 e che, ora, sono felicemente superati. “Nel 2014 ho subito diversi infortuni e problemi di salute, che mi hanno fatto nutrire di dubbi sulla mia forma e che hanno condizionato il 2015 e difatti hanno prodotto un’ansia a me sconosciuta fino ad allora: in realtà, questo stress interno, è durato per sei o sette mesi.” spiega lo spagnolo. E prosegue dicendo ” Fortunatamente non sono più tornati, ma in futuro chissà, potrebbero ritornare…” Ecco il nocciolo della questione: un Rafa umano, spiega come i problemi di salute abbiano influito, e non poco, sul proprio stato di forma psico-fisico, generando crisi d’ansia, che difatti ha condizionato, in negativo, l‘ultimo biennio, prima del pazzesco 2017, annata che per lui non rappresenta una resurrezione, nonostante stagioni sottotono. Questioni di punti di vista, certo, che testimoniano la difficoltà nell’ammettere un comprensibile calo, dovuto a cause di forza maggiore, prima del ritorno in grande stile, con la vittoria di due Slam e la riconquista della vetta, per il 4° interregno spagnolo. Un risorgimento meno celebrato rispetto all’amico-rivale Roger Federer, solo per semplici questioni anagrafiche, ma che pone allo stesso modo Nadal nella storia, ancor più di quanto ha fatto nel corso della carriera, grazie alla capacità di diventare umile e innovativo al punto da reinventarsi. 

Fabio Fognini - Rafael Nadal Men's Singles - Round 3

NEVER GIVE UP-  Un Nadal che dunque si apre, mostrando il suo lato umano, ammettendo come quei problemi d’ansia, gli impedivano di esibirsi al suo miglior livello, ma in nessun caso si sentiva frustrato, dato anche il successo passato, sempre ottenuto attraverso il lavoro. Per Nadal, il successo o il fallimento non sono misurati dai risultati, ma dallo sforzo personale che si fa per competere: “Nessuno fallisce se fa del suo meglio per vincere, fallisce quando non prova abbastanza per raggiungere i suoi obiettivi. Tutto il possibile è fatto per vincere, ma ci sono fattori incontrollabili, che per me non è fallire. Non mi sono mai lasciato andare nei match o negli allenamenti.” Lo spagnolo, come sempre, mostra la sua dedizione al lavoro e passione per uno sport che quest’anno l’ha visto tornare in vetta, mettendosi in gioco, lavorando e rischiando, il lato bello dello sport. Rafael Nadal è tornato prepotentemente nel circuito sin da gennaio, con un Australian Open con i fiocchi, conclusosi solo con la sconfitta nella finale d’altri tempi contro The King. Un percorso cominciato a fine 2016, dal cambio di look, con il trapianto di capelli, ad un nuovo stile d’abbigliamento, più elegante e nuovi tatticismi, ideati con zio Toni, da poco lasciato, e un nuovo collaboratore. Il nuovo coach che ha aiutato oltremodo il suo amico ed ex-rivale, quindi visto in qualche modo dall’esterno, da avversario, è Carlos Moyá, artefice della sua rinascita. Un cambiamento radicale del campione spagnolo, coronato con un nuovo stile di gioco “inculcato” dall’ex n.1 al mondo, a partire dal servizio, migliorato sensibilmente, fino alle discese rete, uso più frequente del Nadal 3.0. Ed a proposito di Carlos, Rafa non può che esprimere parole al miele: “Oltre ad essere un buon amico, una nuova collaborazione porta sempre con sé una boccata d’aria fresca: apprendi cose nuove, ti alleni in modo diverso…”, riconosce il tennista maiorchino. “Oltre l’amicizia, la fiducia che abbiamo ci permette di non avere riserve, senza paura di nulla, per cui ci diciamo tutto. A Carlos dico sempre quello che sento in ogni momento. Sono una persona semplice che si è sempre lasciata aiutare. Questo rende il lavoro più facile.” aggiunge. Solo parole d’elogio dunque per il connazionale, che ha aiutato Rafa a riscoprirsi e reinventarsi, dopo “aver smarrito la retta via”. 

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