Tc intervista Marco Panichi, il nuovo preparatore atletico di Djokovic: “Novak è motivato e tornerà grande”

Il professionista romano, che ha seguito fra gli altri Fabio Fognini e Roberta Vinci, parla della sua nuova collaborazione con l'ex n. 1 del mondo, fermo da mesi per un infortunio al gomito: "Nole ha voglia di tornare e fisicamente è ancora una Formula 1. Ora ha due bambini e le sue priorità sono diverse rispetto a quando era un ragazzo: la vera sfida sarà quella di conciliare la sua carriera tennistica con il suo naturale desiderio di trascorrere tempo con la famiglia".

Novak Djokovic sta preparando il suo grande ritorno nel 2018. Dopo l’infortunio al gomito, che lo ha costretto a saltare metà stagione, il serbo si sta già allenando nella sua Monte Carlo e sta ridefinendo il suo team che cercherà di aiutarlo a tornare fra i migliori. L’altro ieri, oltre alla conferma di Andre Agassi come coach (ma solo negli Slam e nei maggiori tornei), è stata ufficializzata anche l’ingresso del preparatore atletico Marco Panichi. Romano, 53 anni, Panichi ha seguito alcuni dei migliori tennisti italiani, fra cui Fabio Fognini, Simone Bolelli, Roberta Vinci e Karin Knapp, ma anche campionesse straniere come Svetlana Kuznetsova e Daniela Hantuchova. Sua la sfida di riportare l’ex n. 1 serbo ai livelli atletici di un tempo, quella macchina da guerra che a partire dal 2011 ha conquistato Slam ed è stato a lungo numero uno incontrastato.

Come è iniziata la collaborazione con Novak Djokovic?
Io e Nole ci conoscevamo già da tempo, così come il suo staff. Io e i miei atleti ci siamo allenati spesso insieme a lui. La collaborazione è nata quest’anno al Master 1000 di Monte Carlo, il suo management mi ha chiesto qual era la mia situazione lavorativa [allora seguiva Bolelli e Giannessi]. Io non sapevo nemmeno che lui avesse chiuso la collaborazione con il suo team. Ci siamo rincontrati agli Internazionali di Roma e poi a Parigi per definire i dettagli e alla fine ho deciso di entrare a far parte del suo staff.

Ormai segui Novak a Monte Carlo da circa due mesi. Che opinione ti sei fatto di lui dopo averlo conosciuto bene?
Oltre ad essere un grande professionista, umanamente è una splendida persona. È un ragazzo in gamba, è sempre stato coerente con sé stesso e con quello che faceva. Ha un gran cuore, e questo lo ha dimostrato anche per il suo forte impegno nel sociale con la sua associazione [la Novak Djokovic Foundation], con cui ha portato avanti iniziative benefiche a favore soprattutto dei bambini in Serbia e non solo. Dal punto di vista privato, sta vivendo un’importante fase di transizione: per tutta la vita si è dedicato al tennis al 100%, ma ora le cose sono cambiate. Ora è nata da poco sua figlia ed è anche naturale che ora la famiglia sia una priorità. Ciò non toglie però che ora è motivatissimo a tornare competitivo e fa di tutto per allenarsi al meglio. Per farti un esempio, tempo fa era andato per tre giorni a New York per un evento organizzato dall’Unicef e ha voluto che lo seguissimo perché voleva allenarsi anche lì.

Com’è lavorare con Djokovic? C’è subito stata intesa fra di voi?
Da parte mia senza dubbio, e spero anche da parte sua. È un campione a 360 gradi, è perfettamente consapevole dal punto di vista tennistico e fisico. Sono rimasto sorpreso dalla sua conoscenza del suo corpo e delle sue dinamiche. È stimolante lavorare con lui, perché è un continuo confronto di idee e pareri.

Dal punto di vista fisico, su quali aspetti intendi concentrarti per il recupero di Djokovic? A che punto è il recupero del gomito?
Mancano ancora tre mesi-tre mesi e mezzo dal ritorno di Djokovic, quindi ora siamo ancora alla fase di condizionamento muscolare generale, non abbiamo ancora iniziato esercizi specifici. Per quanto riguarda il gomito, stiamo facendo solo rieducazione motoria dell’arto. Il dolore non è ancora del tutto passato, ma pian piano cerchiamo di operare senza sovraccaricare né forzare in alcun modo, evitando per ora alcuni esercizi come il plank. Però i progressi sono evidenti quindi siamo positivi.
Djokovic è una macchina da Formula 1, non credo che si debba migliorare qualcosa dal punto di vista fisico; si tratta solo di mettere a posto i tasselli e far tornare la sua performance in campo ai livelli pre-infortunio. Novak mi ha chiesto di lavorare su degli aspetti, come alcuni spostamenti specifici: ora stiamo analizzano come fare a livello biomeccanico e dell’attività motoria ma siamo ancora all’inizio, considerando che è stato quasi fermo per un bel po’. Per fortuna abbiamo tempo.

Djokovic tornerà in Australia nel 2018, è confermato?
Sì, a Melbourne vuole esserci. Naturalmente vorrebbe tornare in campo anche prima per prepararsi al meglio per gli Australian Open ed è probabile sia così, ma dipende dal recupero. Nelle prossime settimane sapremo di più.

Nella sua preparazione, Novak sta continuando a porre attenzione anche dal punto di vista alimentare?
Certamente: abbiamo contattato nutrizionisti specializzati per atleti vegetariani e vegani in modo da trovare la dieta giusta per ottimizzare le sue performance in campo. Non cambierà molto le sue precedenti abitudini alimentari, ma si avrà particolare attenzione a non fargli mancare sostanze come il ferro e le vitamine per assicurargli l’energia di cui ha bisogno.

Andre Agassi è stato riconfermato, ma lo seguirà quasi solo negli Slam. Ci sono novità sul nome del nuovo coach di Nole?
Andre sarà il suo coach a tutti gli effetti, anche se Nole sta cercando una figura affidabile che possa seguirlo costantemente e dargli assistenza continua in tutti i tornei. All’inizio si era pensato a Mario Ancic, ma con il suo lavoro di avvocato a New York, non riesce a fornire un aiuto costante. Circolano alcuni nomi, sono professionisti che conoscono già Nole e nei quali ripone la massima fiducia. Nei prossimi giorni Nole e il suo team valuteranno la persona giusta che sia in sintonia con la direzione tecnica della squadra affinché non si creino contrasti.

Djokovic ha compiuto 30 anni. In questa nuova fase della carriera, con l’avanzare dell’età, Novak farà una selezione più accurata dei tornei nel fitto calendario Atp?
Novak è ancora un atleta straordinario, ma è ovvio che l’età passa per tutti. Quando si è giovani si può giocare una settimana dietro l’altra senza tanti problemi, poi è chiaro che dopo anni di tennis diventano molto più importanti i tempi di ripristino delle energie fisiomotorie indispensabili. Inoltre, come ho detto, le priorità dell’uomo-Novak sono cambiate, perché è cambiata la sua vita: ora è padre di due bambini ed è normale che voglia passare più tempo con i suoi cari. Quindi d’ora in poi si cercherà di porre un compromesso fra gli appuntamenti nei vari tornei con il suo desiderio di stare a casa con la sua famiglia, che certamente avrà un peso. È ovvio che ci saranno più pause di prima, ma ciò vale per tanti altri colleghi della sua età: Federer docet.

Credi che la programmazione attuale del circuito maschile sia troppo intensa per il fisico degli sportivi?
Sì, lo sostengo da tempo: ormai i fisioterapisti e i preparatori atletici si trovano sempre a dover lavorare sul recupero fisico degli atleti affinché si ristabiliscano il prima possibile per essere al meglio nei tornei e non perdere posizioni. Poi, con la nascita dei nuovi tornei, è molto più frequente che si debba sostarsi continuamente da un continente all’altro. Per i tennisti tutto questo è molto stressante. Occorre essere molto attenti nella programmazione per non sovraccaricarli troppo.

Hai lavorato con tanti grandi tennisti italiani: come giudichi la situazione nel nostro Paese dal punto di vista della preparazione fisica?
Noto con piacere che negli ultimi anni si stanno facendo notevolissimi progressi. Fra gli atleti c’è sempre più sensibilità e conoscenza per quanto riguarda la cura del proprio corpo, dell’alimentazione e tutti gli aspetti di preparazione fisica ed atletica. Si passa sempre più dal percorso fai-da-te alla ricerca di professionisti specializzati del settore. Alcuni dicono che l’Italia sia indietro rispetto agli altri Paesi, ma non è così. Io ho lavorato tre anni e mezzo per la Federazione cinese con tenniste come Na Li e Shuai Peng e ti assicuro che quando sono arrivato la situazione lasciava a desiderare. Sul piano alimentare, per esempio, c’era ben poca attenzione sulla dieta adatta per uno sportivo. Ora le cose sono profondamente cambiate anche lì. In tutte le Federazioni ormai si pone più attenzione ai dettagli nella preparazione di un atleta, che sommati insieme fanno la differenza.

Da quanto hai potuto constatare, credi il tennis cinese è destinato a crescere nel circuito?
Credo di sì, in primis per la legge dei grandi numeri. In Cina non c’è ancora una grande tradizione tennistica. Ci sono alcune brave tenniste, sulla scia dei successi di Li Na. Tra gli uomini molto meno, anche se sono sicuro che quando un cinese entrerà in top-100 l’interesse aumenterà esponenzialmente e così i nuovi giovani che si faranno strada nel tennis maschile.

Secondo te Djokovic ce la farà a ritornare n. 1 del mondo?
Per me sì. Non vedo motivi validi per cui ciò non potrebbe accadere. Certo, ci vorrà del tempo, ma Novak è ancora uno degli atleti migliori del mondo e ha un sacco di motivazione. Nonostante i problemi che ha avuto, il suo corpo è ancora integro e pieno di energia. Non so se ritornerà il cannibale che abbiamo visto gli scorsi anni, ma so che tornerà fortissimo.

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