Le donne, gli uomini e la vita oltre la carriera

Probabilmente, nemmeno Emmeline Pankhurst se lo sarebbe aspettato, ma oggi alle donne è concesso essere tali, prima che sportive. Non è la stessa cosa, invece, per gli uomini.

Le donne, nello sport (e nel tennis), sono considerate più “umane” degli uomini. Probabilmente, nemmeno la geniale e onorabile “suffragetta” Emmeline Pankhurst lo ebbe mai pensato, ma oggi, circa cent’anni dopo il suo avvento, la frase scritta sopra corrisponde alla realtà. Le donne sono considerate esseri umani oltre al gioco praticato, possono provare dei sentimenti e delle emozioni: sono persone prima nella vita e poi nello sport. Gli uomini, o meglio, gli atleti, sono spesso considerati invece solo come “macchine”, destinate a vincere per il bene della squadra e quindi dello spettatore, per la gioia del tifoso e a volte anche per le tasche di quest’ultimo (nel caso del betting). La gente fa molta più fatica ad accettare che il giocatore, prima di essere tale, è un uomo.

Per spiegare meglio la questione è bene portare due esempi lampanti, riguardanti il mondo del tennis: Serena Williams e Novak Djokovic. Entrambi hanno preso una pausa dal circuito ed entrambi lo hanno fatto principalmente per motivi familiari: Serena ha partorito durante gli US Open, Novak ha dichiarato di “voler passare del tempo di qualità in famiglia”, e a inizio settembre la moglie Jelena ha dato alla luce la secondogenita Tara. La notizia dell’americana Serena è stata accolta da tutti gli appassionati con gioia, e si sono susseguiti i messaggi d’amore via social network; addirittura, è stato chiesto alla sorella Venus se stesse giocando così bene gli US Open perché “ispirata” dalla venuta della piccola Alexis Olympia Ohanian Jr. In questo caso, quindi, il fiocco rosa è stato sufficiente per riempire il cuore degli appassionati. Per quanto riguarda il campione serbo, si sono sì moltiplicati, anche nel suo caso, i messaggi d’auguri per lui e la sua famiglia sui social, ma in questo periodo di fermo è stato accusato più volte di doping. Si è addirittura insinuato che stesse scontando una squalifica segreta proprio per aver assunto sostanze illecite, per le quali l’ATP aveva appunto disposto una estromissione nascosta, perché l’immagine di Nole non venisse screditata davanti al grande pubblico. È comunque indubbiamente giusto sottolineare come rispetto al passato le cose si siano evolute in meglio: fino a poche decadi fa, se un’atleta partoriva doveva considerare la sua carriera  praticamente finita, invece ora si ritiene la maternità un normale passaggio nella vita di una sportiva. Tuttavia, per quanto riguarda i maschi, si tende quindi ad escludere che un giocatore (come nel caso di Djokovic) abbia realmente bisogno di tempo per sé stesso e per le persone a lui vicine, ma si cercano sempre delle spiegazioni che sono il più delle volte sbagliate e campate per aria.

Figlio Djokovic

Secondo una ricerca di gallup.com, accade ciò perché ad interessarsi di sport sono più maschi (il 66 percento) che femmine (il 51 percento). I primi sono abituati a concentrarsi maggiormente sugli sport maschili, e a ritenere quindi i praticanti solo come dei giocatori, piuttosto che uomini, ai quali non è quasi concesso avere una vita che stia al di fuori di quello che loro possono vedere.

È proprio questo il punto: dovremmo abituarci a pensare che anche per gli uomini la carriera fa parte della vita, ed è un momento di passaggio ancora più celere di quanto già non lo sia l’esistenza.

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