Arthur Ashe, la leggenda ed il suo sogno per Washington

L'ATP di Washington, fin dal 1969, sarà sempre associato alla figura di Arthur Ashe, primo giocatore nero a giocare la Coppa Davis ed a vincere gli US Open

TENNIS – Quando si parla dell’attuale “Citi Open” di Washington non si può prescindere dal citare uno dei tennisti più importanti della storia del tennis, come ha ricordato in un bell’articolo il portale puntodebreak.com, forse non a livello di record accumulati sui campi da gioco, bensì per quanto riguarda l’impatto che la sua figura ha avuto su tutto l’ambiente del tennis in un periodo di intense lotte per i diritti degli afroamericani.

Arthur Ashe, tennista statunitense nato nel 1943 e vissuto a cavallo tra la piaga dell’Apartheid e l’Era Open, sempre fedele alla sua crociata per i diritti degli uomini e dei giocatori di colore oltre che grande interprete di un tennis che è comunque rimasto nella storia di questo sport.

Ashe aveva usato lo sport come moto rivoluzionario già dall’incontro in Sudafrica ad Ellis Park, visto che era considerato quasi come una religione in Sudafrica, dimostrando come aveva fatto lui che un giocatore di colore sarebbe andato fino a Johannesburg per lottare e battere i bianchi nella terra dell’apartheid per aprire uno spiraglio ad un’evoluzione che avrebbe ben presto iniziato a creare non poche crepe nella mentalità ottusa dell’epoca. Uno spiraglio che, per quanto piccolo potesse sembrare, non sarebbe mai più stato possibile richiudere.

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L’ATP di Washington, fin dalle sue origini nel lontano 1969, sarà sempre associato alla figura del primo giocatore nero a giocare la Coppa Davis ed a vincere gli US Open.

Fin dall’età di 10 anni ha cominciato ad apparire nelle competizioni in Maryland come il primo bambino nero a prendervi parte, in un periodo in cui a Richmond, capitale della Virginia, i campi al coperto e l’attività nelle scuole di tennis erano stati vietati per i giocatori di colore; uno dei molti ostacoli che la segregazione razziale aveva eretto in quel periodo.

Per la qualità dimostrata in diversi tornei a diverse età, Ashe aveva ricevuto alcune borse di studio, dapprima alla St. Louis, poi presso l’Università di Los Angeles (UCLA). Così, dai 20 anni, Ashe era diventato uno dei migliori giocatori al mondo, padrone del talento e della mentalità che servivano ad abbattere le barriere e le coscienze del tempo. È stato il primo giocatore nero ad essere convocato dalla Nazionale di Coppa Davis nel 1963, un ennesimo evento di particolare rilevanza per la situazione sociale di quei primi anni ’60, riuscendo in seguito a diventare anche il primo afroamericano a vincere gli US Open nel 1968.

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Il sogno più recondito di Arthur Ashe, la quale idea lo perseguitava, era di creare un torneo a Washington dove i bianchi ed i neri avrebbero potuto partecipare senza problemi di discriminazione. La vittoria di Ashe agli US Open ha coinciso, oltretutto, con l’assassinio di Martin Luther King e con la firma dei diritti civili da parte di Lyndon Johnson, i quali vietavano ogni discriminazione nella vendita e nella locazione di beni immobili. La sequenza degli eventi è stata nuova linfa per Ashe, così da permettergli di promuovere ulteriormente l’uguaglianza razziale in un mondo in rapido cambiamento.

Insieme a Donald Dell, personalità sempre vicina a questioni di questo tipo soprattutto sui campi da tennis, con l’aiuto di John Harris, cofondatore del torneo e vittima anch’egli di discriminazione, è riuscito a fondare il torneo di Washington, con Arthur Ashe come ambasciatore principale della manifestazione. Ha vinto nel 1973, ed è stato finalista nelle sue prime due edizioni, partecipandovi inoltre per otto anni senza interruzione.

Tre volte campione di tornei dello Slam e dotato di una classe impressionante, Ashe è morto a 49 anni a causa dell’AIDS. Lungo la strada ha forgiato uno sport e condizionato un intero sistema al fine di superare le barriere razziali negli Stati Uniti, potendo vantare anche il suo nome accanto al campo più grande del mondo del tennis, oltre ad un posto d’onore nel torneo di Washington che proprio in questi giorni sta entrando nel vivo.

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