La biografia di Rafael Nadal: “Rafa. La mia storia”

Recensione della biografia di Rafael Nadal, attualmente numero 3 nel Ranking ATP, scritta con l’aiuto del giornalista e scrittore statunitense John Carlin.

“Il silenzio, è quello che ti colpisce quando giochi sul centrale di Wimbledon. Fai rimbalzare la palla lentamente sul morbido tappeto erboso, la lanci in aria per servire, la colpisci e senti l’eco del colpo. E di ogni colpo successivo: clac; clac; clac; clac. L’erba tagliata con cura, la ricca storia dell’antico stadio, i giocatori vestiti di bianco, gli spettatori rispettosi, la venerabile tradizione, nessun cartellone pubblicitario in vista: tutti questi elementi ti proteggono dal mondo esterno.”
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Appassionati di tennis o meno, conosciamo tutti Rafael Nadal, originario dell’isola di Maiorca, da sempre eterno rivale dell’ antipodo Roger Federer e noto per i “tic ossessivi-compulsivi” di cui non può fare a meno quando è in campo.

Nella biografia  il lettore si sentirà invitato ad entrare in quello che potremmo definire un vero e proprio “labirinto”: la mente di Rafa.

Andremo alla scoperta dei segreti del suo gioco ribelle ed esplosivo, scopriremo quali sono le sensazioni che percorrono il corpo di un atleta durante un match, condivideremo gli alti e bassi della sua carriera, dalla vittoria di Wimbledon 2008 contro Roger Federer, definita da John McEnroe “La più bella partita della storia” e dallo stesso Nadal “La più grande partita della mia vita”, fino ai numerosi infortuni che ne hanno minacciato la carriera.

Conosceremo anche il lato timido, ansioso ed insicuro che fa parte del suo carattere e che hanno contribuito a formare il “Campione Nadal”.

Fin da piccolo Rafa sognava Wimbledon, zio Toni gli diceva che lì si giocava il torneo più importante del mondo. A quattordici anni fantasticava con gli amici ed era convinto che un giorno avrebbe disputato e vinto il miglior torneo sulla faccia della terra.

Prima del 2008 per due volte era stato sconfitto in finale dall’elvetico Federer e, mentre la sconfitta del 2006 non fu così pesante da accettare, quella del 2007, in una finale arrivata al quinto set, lo ridusse letteralmente “a pezzi”. E pianse. Pianse incessantemente per un’ora e mezza nello spogliatoio. Erano lacrime di delusione e recriminazione.

“Perdere fa sempre male, ma fa ancora più male quando hai una chance e la sprechi. Avevo battuto me stesso, proprio come Federer mi aveva battuto sul campo. Mi ero scoraggiato, ed era un atteggiamento che detestavo.”

Lo zio Toni, solitamente severo e critico anche di fronte alle vittorie, per quella volta abbandonò la sua posizione e lo confortò, dicendogli che non aveva motivo di piangere, ci sarebbero stati altri Wimbledon e altre finali. Ma Rafa, consapevole che la vita di un atleta sia tutt’altro che di lunga durata, non riusciva a sopportare l’idea di aver mancato un’occasione, di aver sprecato quella che considerava allora la sua ultima chance per trionfare sul Center Court di Wimbledon.

A distanza di un anno, le parole dello zio si rivelarono esatte. Aveva a disposizione un’altra opportunità.E stavolta non l’avrebbe sprecata.

La sera prima della finale, a cena con la sua famiglia, gli amici e il team, nessuno si azzardò a menzionare la partita. Come per tutto il soggiorno a Wimbledon, quella sera fu lui stesso a cucinare: pesce alla griglia e pasta con i gamberetti. Dopo cena giocò a freccette con gli zii , come se si trattasse di un giorno qualunque. All’una meno un quarto andò a letto ma, non riuscendo a dormire, decise di guardare un film e si addormentò solo alle quattro del mattino.

Il mattino seguente, la colazione fu ricca e variegata, con cereali, succo d’arancia, una bevanda a base di cioccolato al latte (mai il caffè), e il suo piatto preferito: pane condito con olio d’oliva e sale.

È unico il modo in cui Rafa racconta minuziosamente tutti i dettagli che precedettero quella partita.

“Il tennis ha molto a che vedere con il tuo stato d’animo della giornata”

Quel giorno, nonostante le paure,  Rafa riuscì ad imporsi un solo pensiero: mostrarsi all’altezza della situazione.

Ci sono parecchie riflessioni durante queste pagine, riflessioni che non parlano soltanto di Rafael Nadal ma di tennis, di quanto lo stato d’animo di ogni giornata condizioni la prestazione in campo di un qualsiasi giocatore  professionista e non e di quanto questo sport sia il risultato di una fitta combinazione di fattori diversi che devono unirsi perfettamente per poter funzionare nel migliore dei modi.
“Il tennis, più degli altri sport, è un gioco della mente. Il tennista che riesce a provare sensazioni positive per la maggior parte del tempo, quello capace di isolarsi meglio dalle proprie paure e dagli sbalzi d’umore che un match importante inevitabilmente comporta, alla fine trionferà come numero uno del mondo.”
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Il Rafa Nadal di allora era il guerriero che voleva vincere la battaglia contro “l’aristocratico che gironzolava per il campo salutando con garbo la folla, neanche fosse il proprietario di Wimbledon” ad ogni costo. 

“(6-4 6-4 6-7(5) 6-7(8) 9-7)”

Finalmente, il maiorchino ventiduenne riuscì a fare suo il primo Titolo  di Wimbledon, in una delle più belle partite della carriera e della storia del tennis.
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Ora, non volendo svelare ulteriori dettagli e curiosità, è doveroso menzionare un aspetto non poco importante che emerge da queste pagine.

Ogni scelta presa, ogni traguardo raggiunto e ogni delusione a cui siamo chiamati tutti a rispondere nel corso della nostra vita si basa molto sul nostro “entourage” .

Un vecchio detto dice “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” e si pensa che questo sia spesso determinante nella vita di ognuno di noi, a maggior ragione se vuoi diventare un campione di tennis piuttosto che di calcio,di basket ecc.
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A questo proposito, Nadal, da solo,non sarebbe mai diventato un campione di questo calibro, probabilmente non avrebbe mai vinto tutto quello che ha vinto e sicuramente non sarebbe mai stato l’uomo e l’atleta che conosciamo oggi in campo.

L’aspetto più interessante del libro è vedere quanto Rafael Nadal sia devoto a tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita e che hanno contribuito al suo successo, dalla famiglia super-unita che gli ha trasmesso l’amore per la semplicità e il valore dell’umiltà, allo zio ex campione di calcio Miguel Angel che gli ha insegnato a non “montarsi la testa” con il successo, al padre che gli ha trasmesso determinazione, allo zio Toni che gli ha mostrato l’importanza del duro lavoro per raggiungere gli obiettivi, al bellissimo rapporto con la sorellina minore, a quello con  fidanzata che lo supporta da sempre ma che non ama la notorietà.

L’idea di unità e affetto è senza eguali e la sensazione che emerge è che quando Nadal perde, con lui perdono e soffrono tutti coloro che fanno parte della sua vita e quando vince, vince quella che potremmo chiamare “La grande famiglia Nadal”.

“Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca. (Proverbio cinese)”

Parlando in generale, è interessante leggere le biografie dei nostri idoli, condividere emozioni ed esperienze che decidono di raccontarci per renderci, in un certo senso, partecipi della propria vita e del proprio successo. Non esistono simpatie e antipatie quando un campione si apre al pubblico, ogni storia ha un suo valore, ogni storia comporta sacrifici e dedizione  senza le quali nulla di quello che hanno raggiunto sarebbe mai stato possibile.
Raccontarsi attraverso un libro è forse il miglior modo per aprirsi alle persone senza essere “toccati” dalle espressioni stupite o contrariate che appaiono sui loro volti mentre seduti comodamente sul proprio divano leggono i racconti di vita e scelgono se identificarsi, ammirare o non condividere pensieri ed emozioni con l’atleta “che gli sta parlando”.
Fonte: “Rafa. La mia storia”

Autore: Rafael Nadal e John Carlin
Editore:Sperling & Kupfer
Data uscita:23/08/2011
Pagine:288

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