Bloody Mary

La Sharapova sa alla perfezione quali siano le sue qualità, e le sfrutta con immensa classe, raggiungendo tutto ciò che brama senza mai dare l'impressione di soffrire.

Circuito femminile in balia degli eventi. Molteplici cambi di guardia per la prima posizione mondiale alla quale, complice un destino beffardo, la soffice Radwanska mai sarà destinata, tornei vinti da sconosciute passate al tennis per sbaglio e match al meglio dei tre set che paiono, ad un occhio disattento, satiriche parodie di cerimonie tribali interpretate da urlanti donzelle in gonnella.
Guarda il tutto con sincero disprezzo Maria la sanguinaria, che, da abile dama di marketing quale ha sempre dimostrato di essere, prepara il proprio ritorno (di nuovo? Pare di sì) scrivendo una smielata lettera al sito “The players tribute”, aperta dall’enigmatico titolo “Verso l’ignoto”.
Riga dopo riga, tra vezzi stilistici di petrarchista caratura e sentimentali quanto demagogici giudizi alle colleghe “le rispetto ed ammiro tutte, anche quelle che mi hanno criticato”, ne esce una russa più umana, che per la prima volta (sia mai, per puro caso, un tentativo di stimolare i seguaci all’acquisto del suo libro, desiderosi ancor di più di scoprire le fragilità della loro beniamina) sfonda il glaciale muro che autonomamente si è costruita in anni ed anni di carriera.
Il primo torneo disputato dalla russa, grazie all’invito di magnanimi organizzatori, sarà Stanford, in programma dal 31 Luglio al 6 Agosto.
Estate americana di fuoco, poi, in vista di uno Us Open nel quale, visto l’abituale livello mostrato dalla congrega WTA, un colpaccio non sarebbe impensabile.
Vero è che, al momento, azzardare un nome capace di vincere l’ultimo Slam stagionale è limpida utopia. Dalla 1 alla 40, tolta la Kerber ed aggiunta l’Errani (risate in sottofondo), possono vincerlo tutte.
Partirà dalle qualificazioni, l’algida siberiana. Immagino quale fatica farà per raggiungere il tabellone principale, che di tanto, in fin dei conti, non si discosta da quello dei preliminari. Ne uscirà probabilmente ancor più forte, a livello mediatico, recitando l’atto conclusivo del percorso da vittima sapientemente interpretato dal giorno della squalifica fino ad oggi.
Intendiamoci, io adoro Maria. Principalmente per il gioco, che in tante copiano con risultati comici, fatto di erculee pallate sparate con immensa precisione ed un coraggio fuori dal comune esposto, sempre, nei momenti che contano. In più, aspetto che tanto me la rende cara, per la sua intelligenza più volte dimostrata fuori dal campo. Mai un passo falso, un caduco inciampo sul quale molti si sarebbero avventati. La Sharapova sa alla perfezione quali siano le sue qualità, e le sfrutta con immensa classe, raggiungendo tutto ciò che brama senza mai dare l’impressione di soffrire.
Mesi fa scrissi un articolo sul suo primo ritorno, in quel torneo di Stoccarda dove esordì estromettendo Roberta Vinci per arrendersi poi in semifinale al cospetto della Mladenovic.
Oggi, tre mesi dopo, un nuovo inizio.
Ed ancora, come allora, bentornata Maria.
Ci sei mancata.

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