Buon compleanno, Marat Safin

Il 27 gennaio di 35 anni fa nasceva a Mosca uno dei personaggi, è proprio il caso di dirlo, che ha caratterizzato il tennis dell'epoca e divertito il pubblico fino a sei anni fa, quando decise infaustamente di appendere la racchetta al chiodo, ponendo fine a oltre un decennio di vittorie nel circuito maggiore.

Il 27 gennaio di 35 anni fa nasceva a Mosca uno dei personaggi, è proprio il caso di dirlo, che ha caratterizzato il tennis dell’epoca e divertito il pubblico fino a sei anni fa, quando decise infaustamente di appendere la racchetta al chiodo, ponendo fine a oltre un decennio di vittorie nel circuito maggiore. Il suo nome è Marat Safin.

C’è da dire che il suo tennis era quello tipico degli omoni come lui: potente nei colpi a rimbalzo, ottimo al servizio e buono anche nel gioco di volo. Nonostante questa tipologia di gioco che spesso non diverte, lui aveva qualcosa di diverso dagli altri, che permetteva anche al tifoso medio di schierarsi in suo favore durante le sue partite.

Il suo palmarès parla da solo: due prove del Grande Slam vinte, ma altrettante perse, non senza alcune polemiche al seguito. È emblematico quello che successe nel 2002, più precisamente il 27 gennaio, giorno del suo ventiduesimo compleanno. Quello sventurato dì, infatti, si disputava la finale tra lo stesso Safin e l’americano Johansson.
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 Il russo era il super-favorito per la vittoria di quell’incontro ma una serie di circostanze lo condannarono ad assistere alla premiazione solo da finalista. Il tennista a stelle e strisce si impose infatti in quattro set. Destarono particolare scalpore alcune belle ragazze russe avvistate sugli spalti, con cui, molti presumono, il russo abbia avuto notti particolarmente “allegre” insieme, inclusa quella precedente la finale. Le tre ragazze sono passate alla storia con il nome di “safinette”.

Questo curioso fatto non fu l’unico della carriera, seppur corta, intensa del moscovita. Si rese infatti protagonista anche di altri gesti, a volte anche divertenti. È il caso di quando Safin, dopo aver vinto un duro punto agli Open di Francia del 2004, si è sceso i pantaloni tra lo stupore, neanche troppo, del pubblico parigino. A fine match spiegò il suo gesto dicendo semplicemente: “Mi sono sentito di dovermi scendere i pantaloni. Che c’è di male?”.
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O come non ricordare l’episodio accaduto agli US Open del 2008 quando gli fu chiamato un fallo di piede sulla seconda di servizio. Il buon Marat non era ovviamente d’accordo con il giudice di linea. Le sue parole a fine partita furono: “Colui che mi ha chiamato il fallo era in occhiali da sole e a 35 metri di distanza. Commettere un fallo di piede su una seconda di servizio è inoltre impossibile.”

Il matto Marat ne ha combinate anche altre, seppur di meno scalpore, ma questi sono stati dei momenti che l’hanno portato ad essere anche ben visto dal panorama tennistico. Tre anni dopo l’Australian Open perso così malamente, Safin si rifà vincendo lo Slam australiano in finale contro l’idolo di casa Lleyton Hewitt, dopo aver sconfitto in finale Federer a cui aveva salvato anche diversi match point.

L’infortunio occorso al gigante russo l’anno seguente ne limitò molto i risultati e segnò per lui una batosta anche psicologica. Al rientro era uscito dalla Top 100, ma riuscì ugualmente a tornare su buoni livelli. A inizio stagione 2009 annuncia il ritiro a fine dell’anno, avvenuto dopo l’ultima sconfitta contro Del Potro al torneo di Parigi-Bercy. In quell’occasione diverse personalità del tennis gli diedero l’addio ufficiale, con sorpresa del pubblico e dello stesso Safin, che finì per commuoversi.
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Safin è stato, senza ombra di dubbio, uno dei più forti giocatori della sua epoca ma anche uno dei più simpatici e ha contribuito senz’altro ad avvicinare molta gente al mondo del tennis. Il suo prematuro ritiro dal mondo del tennis giocato ha destato molto scalpore nell’ambiente, anche se da dopo l’infortunio Safin non si è più ripreso del tutto.

Vi lasciamo con una delle sue più estroverse citazioni, che più rappresenta il lato “ribelle” del suo carattere: “Più sono belle più costano le donne. <...> Ma non è vero che le pago per farle venire a letto con me. Le pago per farle andare via dopo.”.
Auguri mitico Marat!
Di Simone Marasi

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