Fernando Gonzalez: “È importante saper vincere anche quando si gioca male”

Intervistato dal magazine "El Espanol", l'ex tennista numero, best-ranking n. 5 del mondo, ci racconta un po' della sua esperienza nel circuito.

Fernando Gonzalez è stato finalista agli Australian Open e medaglia d’argento alle olimpiadi di Pechino. Nonché numero cinque del mondo. Una figura coinvolgente che si è guadagnato la stima di migliaia di fan, letteralmente folgorati dalla potenza del suo diritto.

“UNA VITA SENZA ECCESSI” –  Sono  ormai cinque anni esatti che Fernando ha lasciato il tennis. “Mano de pedra” o anche “Il Bomber di La reina” (essendo nato a La Reina in Cile nel 1980), professionista dal 1999 nel 2012 annunciò il suo ritiro. Dopo cinque anni lontani dai campi, come lui stesso ironizza, sono diversi i motivi per  quali viene chiamato bomber! “Sì, mi chiamano ancora così ma più per la mia forma fisica (dice ridendo) che non per altro. Anche se mi metterò presto in forma”. Troppo infortuni per il campione cileno negli ultimi anni di carriera lo convinsero a lasciare il tennis subito dopo il torneo di Miami, posto a lui molto caro dove si trasferì con la famiglia nel 1992. Giocò e perse contro Nicolas Mahut la sua ultima partita (5-7 6-4 6-7) “Mi manca la competizione, nonostante sia stata questa la ragione che mi ha spinto a prendere la decisione del ritiro. Ogni giorno dovevo pensare a combattere, andare in giro per il mondo, essere sempre al top… Ma c’è qualche cosa che non ho mai perso. E’ mangiare bene, andare a letto presto e condurre una vita priva di eccessi. Durante gli anni trascorsi in giro per il mondo cercando di vincere ogni partita c’erano momenti che sarei voluto essere da tutt’altra parte. Sarei voluto essere a casa! Oggi mi chiedo come ho potuto fare quella vita. Anche se, sul momento, non mi è pesata centrato come ero sull’obiettivo.”

“KYRGIOS HA IL MIGLIOR DRITTO” – Giocatori, allenatori e tifosi sono ancora d’accordo sul fatto che il diritto di Fernando Gonzalez sia passato alla storia come uno dei colpi più spettacolari del circuito. A non pensarla così è però proprio lo stesso “mano de piedra”. Secondo Gonzalez, “probabilmente uno dei migliori diritti del circuito è stato quello di Carlos Moyá. Potrei pensare anche a Roger Federer, ma lo svizzero ha così tanti di quei colpi che ognuno di essi eclissa l’altro! Oggi potrebbe essere Kyrgios il diritto migliore del circuito.  Aggressivo, con un tocco di follia, di talento e molto forte.”

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LA RETTA VIA – Lo sport è pieno di talenti smarritisi per strada. Oggi  potrebbe diventare emblematico il caso di un altro australiano, Bernard Tomic, che balza più alle cronache per le sue dichiarazioni ed i suoi comportamenti in campo che per il gioco, nonostante il talento smisurato. Fernando è fortunatamente riuscito ad andare avanti. Il cileno la pensa così: “Non ho mai avuto un orologio costoso ma nonostante questo è molto facile perdersi quando tutti ti fanno i complimenti. Dicendoti che sei bravo, intelligente, bello e famoso … Vinci titoli, tanti soldi e leggi il tuo nome sui giornali. E’ molto complicato non perdere la testa. Ci vuole un ambiente sereno capace di farti tenere i piedi per terra”.

RICORDI OLIMPICI –  Lo scorso anno Novak Djokovic piangeva dopo la sconfitta subita ad opera di Juan Martin Del Potro al primo turno di Rio de Janeiro. Forse, per alcuni giocatori l’oro olimpico non ha molta importanza, così come la Coppa Davis. Preferiscono vincere uno slam. Ma, per altri conquistare un oro per il proprio paese è davvero importantissimo. Si creano legami indissolubili. Afferma Fernando. “I giochi sono molto importanti per un giocatore di tennis! In primo luogo, perché si sta giocando per il proprio paese. Il Cile è un piccolo paese che ha raggiunto pochi medaglie nella storia. Per me aiutare il mio paese era molto importante. C’erano un sacco di persone che facevano il tifo per me fin dal primo turno. In uno Slam non accade. Si ci seguono ma non dall’inizio.”  Il cileno ha avuto l’occasione per aiutare il suo paese contro Nadal. Mica facile! “Ero molto nervoso, più che alla finale degli Australian Open dell’anno prima Sapevo quanto fosse importante per il Cile. Il mio sogno è sempre stato quello di vincere uno Slam. Ci sono quattro possibilità ogni anno di farlo, invece, di Olimpiadi se ne gioca solo una ogni quattro anni e non sapevo se Pechino sarebbe stata l’ultima che avrei potuto giocare. Avevo vinto l’oro in doppio ad Atene 2004, con Massu (regalando il primo oro olimpico al suopaese) e il bronzo nel singolare, ma questo era diverso. Improvvisamente, mi sono ritrovato in finale con Nadal, con la medaglia d’argento assicurata e la possibilità di ottenere un oro per il mio paese. Non posso biasimarmi nulla. Ho giocato molto bene”.

 IL SEGRETO –  Proprio per il suo Cile, Fernando disputò una delle sue ultime partite. In coppa Davis contro il nostro Fognini. Forse il momento in cui decise definitivamente di ritirarsi, viste le ormai troppo precarie condizioni fisiche. “Tutti mi consigliavano di essere più paziente, di aspettare il mio tempo, ma il mio istinto era un altro. Giocavo come giocavo perché mi piaceva vincere in quel modo. Ma, negli anni, ho comunque migliorato parecchio anche il tocco di palla, il servizio, il fisico … Tutto questo mi ha aiutato molto ma alla fine, la cosa più importante di essere bravi a vincere anche giocando male. E’ questo che fa la differenza tra i giocatori che sono nella top 30 e quelli che stanno in top ten.”

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LE GRANDI RIVALITÀ – “Federer e Nadal hanno fatto molto per il tennis, così come Djokovic e Murray. Sono rivalità che accendono la passione per lo sport. Era lo stesso per Sampras e Agassi. Giocatori molto diversi, ma che allo stesso tempo hanno reso quasi noioso lo sport vincendo quasi tutto e rendendo la strada più difficile ai giovani emergenti. Oggi grazie alla ricerca ed alla tecnologia si riesce a giocare bene fin oltre i trent’anni. Ci si allena meglio e si riescono ad evitare parecchi infortuni. I giocatori sono più preparati sia fisicamente che mentalmente. Di conseguenza, giocano più a lungo e sanno come gestire le situazioni. Un ragazzo che colpisce la palla in modo incredibile oggi si trova a dovere affrontare giocatori molto esperti che comprendono meglio il gioco e fisicamente  ed è pronto a combattere gli uno contro uno. Essendo più vecchio, nient’altro”.

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COACH IN CILE – Il paese sudamericano non è molto famoso per i suoi trascorsi sportivi. In Cile come qualche altro tennista ha dichiarato sembrano non avere interesse a promuovere lo sport. Noi italiani, tuttavia, lo conosciamo molto bene dalla  finale di Davis vinta da Panatta e compgni. “Oggi”, dice Fernando, “ci sono due o tre giocatori molto buoni. Christian Garin e Nicolas Jarry hanno ottimo livello. Gonzalo Lama è un grande guerriero che compete molto bene. “Ho provato a seguire per una stagione Santiago Giraldo in giro per il mondo. Ma non fa per me. Mi piace allenare ma lo stress del circuito è proprio uno dei motivi che mi ha spinto al ritiro. Nel corso del tempo, proverò ad allenare per più settimane. In questo momento seguo Gonzalo (Lama) che è come il mio fratello più piccolo. La chiave per un buon allenatore è quello di adattarsi al giocatore, ottenere il meglio da lui. Non si può andare contro la natura stessa di ognuno di noi. Certo, tecnicamente si hanno molte armi ma alla fine dobbiamo insistere affinché il giocatore sia sempre fedele a se stesso.”

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