Filip Krajino..chi?

Filip Krajinovic giocherà oggi la finale del Master 1000 di Parigi Bercy. Andiamo a scoprire qualcosa di più sul tennista serbo, semisconosciuto ai più, ma protagonista sinora di un'ottima stagione, coronata proprio dall'exploit parigino.

Vi risvegliate dopo un anno e mezzo di coma, prendete il vostro fidato smartphone, e vi catapultate su Tennis Circus a leggere le ultime news sul mondo del tennis: “Il serbo, residente a Montecarlo, raggiunge la finale del Master 1000 di Parigi Bercy..”. Che noia, ancora Djokovic a dominare… poi però leggete bene “Filip Krajinovic, sconfiggendo in semifinale John Isner, ha ottenuto la prima finale in un 1000 della sua carriera..”. Momento momento momento (cit. Peter Griffin) Krajino..chi?

Filip Krajinovic signore e signori, tennista serbo, nato il 27 Febbraio del 1992 a Sombor, cittadina sita nel nord-ovest della provincia autonoma della Voivodina, al confine con l’Ungheria e la Croazia (sì, l’ho copiato da Wikipedia, è inutile che andiate a cercare), giocherà oggi alle 15.00 la finale dell’ATP World Tour Master 1000 di Paris-Bercy contro Jack Sock. Ah Sock, quello che tira le randellate di diritto, ma l’altro chi è? Chi vi dirà che conosceva Filip Krajinovic prima dell’inizio della settimana che sta per concludersi mente, fidatevi di me; al massimo potrà averlo sentito nominare, ma di certo non ne ha il poster in camera.

Eppure Filip ha inanellato, presentatosi da semisconosciuto a Parigi ,da numero 77 del mondo, e conquistatosi l’accesso al tabellone principale passando per le qualificazioni, una serie di sorprendenti successi, sconfiggendo al primo turno Sugita, il giapponese in un ottimo stato di forma, poi al secondo turno Sam Querrey, testa di serie numero 10 e sino all’inizio del torneo in corsa per le finals di Londra, poi ancora al terzo turno Nicolas Mahut, il protagonista del match più lungo della storia, poi il numero uno del mondo Rafael Nadal ai quarti di finale, ed infine il lungo John Isner in semifinale, resistendo ai 31 (avete letto bene) aces dello statunitense, e sfruttando l’unica palla break che Big John gli ha concesso in due ora e mezza di gioco. Momento momento momento (cit. Peter Griffin pt 2) ha battuto Nadal? Sì sì, Krajinovic df Nadal W/O; è vero, Nadal si è ritirato, ma Querrey, Isner, Mahut? Loro no, Filip ha avuto la meglio mettendo in mostra un gran tennis, un tennis di cui nessuno lo credeva capace. La settimana della vita? Probabilmente sì, ma ciò non toglie nulla ad un giocatore coriaceo, capace di approfittare di un inaspettato colpo di fortuna per giocarsi la sua mano migliore, arrivando dove di certo non si sarebbe mai aspettato di arrivare, in finale in un Master 1000. Oggi si giocherà la finale contro Jack Sock, il bombardiere del Kansas, in un match in cui di certo il serbo non parte da favorito, come però non partiva da favorito contro Querrey, o contro Isner. Ma chi di voi non vorrebbe vederlo cadere a terra in preda all’estasi per il primo trionfo della carriera?

Facciamo però qualche passo indietro: Filip inizia a giocare a tennis all’età di cinque anni, ed in poco tempo dimostra di saperci fare con la racchetta in mano, All’età di 13 anni si decide dunque di sottoporlo alla già allora celeberrima cura Bollettieri, spedendolo in quel di Bradenton, dove Filip resterà sino ai 19 anni, completando la propria formazione tennistica e non. Il nome di Filip occupa le pagine dei giornali per la prima volta solo nel 2010, quando, all’età di 18 anni e due mesi, diviene il più giovane tennista della stagione a raggiungere una semifinale ATP, facendolo in patria, a Belgrado, dopo aver sconfitto un altro futuro numero 1, il compatriota Novak Djokovic, beneficiando anche allora del ritiro del più blasonato avversario, dopo aver però vinto col punteggio di 6-4 il primo set. Da lì in poi pochi acuti, in una carriera che si districa per lo più fra i vari tornei del circuito Challanger (circuito nel quale Krajinovic vanta ottimi risultati, con ben nove titoli, cinque dei quali ottenuti fra l’altro nella stagione tennistica in corso) e fra qualche sporadica apparizione nei tabelloni principali dei tornei del circuito maggiore. In mezzo un infortunio alla spalla, che costringe Filip a sottoporsi ai ferri nel 2011, un terzo turno ad Amburgo nel 2014 (sconfiggendo fra gli altri il nostro Fabio Fognini), una prima vittoria Slam agli US Open del 2015, poi le sconfitte contro Ferrer e Monfils, quella contro Dimitrov a Roma. Insomma, senza girarci troppo intorno, una carriera nel complesso anonima, come ce ne sono tante, che giustificherebbe pienamente tutti i “Krajinochi?” che raccogliereste se andaste in giro dicendo ai vostri vari compagni di doppio che Filip Krajinovic è in finale a Parigi Bercy.
Filip però è uscito dall’anonimato, si è guadagnato i suoi quindici minuti di notorietà, con il suo tennis scolastico, privo di manierismi di sorta, fatto di potenza ed aggressività, costruendo le basi per la sua personalissima settimana da Dio, una breve apparizione su uno dei palcoscenici più importanti del circuito dietro alla quale si celano anni di allenamenti, sofferenze (ricordiamo l’infortunio alla spalla) e sacrifici.

Se quello del serbo sarà l’exploit definitivo per una carriera in crescendo o l’ennesima meteorica apparizione di una stagione da questo punto di vista forse senza precedenti ce lo dirà solo il futuro, ma intanto Filip si goda il momento. “Al momento di servire per il match mi tremavano le mani” ha affermato il serbo nell’intervista post match di ieri, e ancora “Ho sofferto molto dall’inizio della mia carriera, ho avuto grosse difficoltà: un’operazione alla spalla che mi ha tenuto lontano dai campi per due anni, poi un’altra al polso. Sapevo però che un giorno mi sarei riscattato, ma di certo non pensavo che sarebbe accaduto quest’anno, e in questo torneo“.

Storie come questa appassionano sempre, e non possono che arridere il meraviglioso pubblico del tennis a chi ne ricopre il ruolo da protagonista; per questo oggi Filip potrà contare sul favore di un pubblico che lo incita da tutta la settimana: “Il pubblico parigino è straordinario con me; non mi aspettavo che mi avrebbe sostenuto sino a tal punto. L’atmosfera è stata elettrizzante, soprattutto durante il tiebreak del terzo set; è stato un momento che non dimenticherò mai”.

Oggi faremo tutti il tifo per te Filip, e comunque vada la finale, goditi i tuoi quindici minuti di notorietà. Io intanto vado a sincerarmi di non aver sbagliato a scrivere il tuo nome.

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